Presentazione VIII Rapporto sulla qualità dell’ambiente urbano – Edizione 2012
COMUNICATO STAMPA
MIGLIORA LA RISPOSTA DELLE CITTA’ ITALIANE AI PROBLEMI AMBIENTALI
SERVONO ANCORA PASSI IN AVANTI SU SITI CONTAMINATI E CONSUMO SUOLO
Presentazione VIII Rapporto Qualità dell’Ambiente Urbano
Roma, 2 ottobre 2012
Le città italiane consumano meno acqua ma continuano ad avere problemi di consumo del
suolo e troppi sono i siti sensibili dal punto di vista dell’inquinamento.
Queste sono alcune delle informazioni (basate su dati relativi al 2010-2011) che emergono dall’VIII
edizione del Rapporto sulla qualità dell’ambiente urbano presentato oggi a Roma dall’ISPRA,
che censisce 51 comuni capoluogo e che è stato realizzato dal Sistema Nazionale per la Protezione
dell’Ambiente (ISPRA/ARPA/APPA).
I dati presentati nel Rapporto consentono una lettura delle città anche in termini di resilienza,
intesa come capacità del “sistema urbano” di assorbire e compensare le pressioni antropiche e
naturali.
Un settore da cui emergono notizie positive è quello delle acque, sia per i sistemi di
depurazione legati ai reflui civili e industriali che per i consumi. I dati evidenziano che nella
maggior parte delle città i reflui sono collettati al depuratore per oltre il 90%, mentre la
restante quota è convogliata quasi per intero a sistemi individuali di trattamento: ne consegue che la
maggior parte delle città osservate hanno alti livelli di trattamento. Se si ragiona in base alle
norme europee, sono risultati conformi ai livelli di emissione 50 dei 66 agglomerati urbani
esaminati (in alcune delle 51 città è presente più di un agglomerato).
In Italia il valore medio dell’acqua consumata per uso domestico è diminuito negli ultimi 10
anni di circa il 20%, con un consumo medio pro-capite di 66,7 metri cubi in 116 capoluoghi di
provincia. Tuttavia, la diminuzione non è imputabile unicamente a misure virtuose di risparmio, ma
anche a limitatezza della risorsa, come evidenziano i casi, che nel 2010 hanno riguardato 7 città, di
razionalizzazione nell’erogazione dell’acqua.
Anche le perdite di rete hanno un ruolo importante, ma nelle città censite non sembra esserci stato
un peggioramento negli ultimi anni. Ad esempio, se si considerano le tre nuove città inserite nel
Rapporto, vale a dire Arezzo, Brindisi e Andria, si nota che tra 2005 e 2008 la situazione è rimasta
invariata nella città toscana, mentre è leggermente migliorata (-0,7% di perdite) nelle due località
pugliesi. Meno virtuosa la situazione riguardante le aree contaminate presenti sul territorio dei capoluoghi
censiti: in Italia esistono 57 Siti contaminati di Interesse Nazionale (SIN), che coprono oltre il
3% del territorio. Nel Rapporto sono riportati i dati relativi ai 38 SIN che interessano il
territorio urbano di 30 città e per la prima volta anche quelli relativi ai siti contaminati locali (per
8 città). La più alta concentrazione di SIN si trova a Napoli che ne ha 6, seguita da Milano con 5.
Lo stato di avanzamento delle procedure di bonifica è molto eterogeneo. Ad esempio, nel SIN
di Taranto, con una superficie di oltre 43 milioni di metri quadri, le procedure che sono state
avviate sono 71 e coprono poco più del 50% della superficie. Nell’ambito del procedimento, la
caratterizzazione è conclusa per l’11,4% dell’area; i progetti di bonifica approvati riguardano il
7,65% dell’intera superficie del SIN e infine è stato svincolato e/o bonificato solo il 2,58% delle
aree. Con riferimento allo stato di avanzamento, solo 9 SIN risultano avere oltre il 50% di
progetti di bonifica approvati.
Altro problema su cui è necessaria una forte risposta del decisore è quello del consumo di suolo,
che indebolisce la resilienza delle città nei confronti di alluvioni, frane e inondazioni, oltre a
sottrarre suolo alla produzione agricola e alle aree naturali: per questo, il 14 settembre 2012 è stato
varato dal Consiglio dei Ministri un disegno di legge quadro in materia di valorizzazione delle aree
agricole e di contenimento del consumo del suolo. In Italia, infatti, si consumano giornalmente
più di cento ettari al giorno.
Il rapporto valuta il consumo di suolo in 43 aree urbane, dovuto all’impermeabilizzazione e ad altri
usi artificiali quali cave, discariche e cantieri, negli anni compresi fra il 1949 e il 2011. Il consumo è
risultato elevato in quasi tutti i comuni studiati, con un continuo incremento delle superfici
impermeabilizzate. In 4 città su 43 il consumo del suolo è esteso ormai a più della metà del
territorio comunale, in 10 città è compreso tra il 30 e il 50%.
Tema strettamente correlato al suolo è quello delle infrastrutture verdi: parchi, giardini, aree
naturali protette e foreste urbane, che rappresentano il capitale naturale delle città. Il loro ruolo è
fondamentale per rendere le città del futuro più resilienti. I dati mostrano che la percentuale di
verde pubblico sul territorio comunale non è diminuita nell’arco della serie storica analizzata
(2000-2010), ma nella maggior parte del campione indagato (30 città su 51) le variazioni positive
non hanno superato il punto percentuale, e in 8 città – ubicate soprattutto nel Centro-Sud - non si
sono registrati aumenti.
Gli sprofondamenti nei centri urbani (sia della sede stradale che al di sotto di edifici), altro
indicatore della fragilità delle nostre città, sono un fenomeno in aumento: ad esempio, a Roma
nel 2012 sono finora stati registrati 59 sprofondamenti, a fronte dei 36 segnalati durante tutto il
2011. Tali fenomeni in generale sono determinati dalle caratteristiche naturali del sottosuolo (es.
cavità carsiche), ma anche da fattori antropici come le insufficienze della rete fognaria e di
drenaggio, cui sono riconducibili molti dei casi, spesso innescati da eventi meteorici intensi. Il
maggior numero di casi di sprofondamento complessivamente censiti (periodo 1884-2012) si
sono avuti a Roma (1892 fino a settembre 2012), seguita da Napoli (234) e Cagliari (67).
Nel Rapporto è presente una sezione dedicata alla mobilità urbana sostenibile. Il tasso di
motorizzazione dei veicoli privati nel paese è passato da circa 501 autovetture ogni 1000 abitanti
nel 1991 a circa 606 nel 2010: l’Italia rimane uno dei paesi con più alto numero di autovetture
procapite. Tuttavia, nel periodo 2006-2010, il numero di autovetture private ogni 1000 abitanti
nelle 51 città è diminuito del 60% nei comuni del Centro-Nord, aumentando invece nel 40% nei
comuni di Sud e Isole.
Nel lungo periodo (2000 – 2010) emerge un quadro di generale aumento dell’offerta di
trasporto pubblico. Nel 2010 Milano registra il più alto numero di passeggeri per abitante
trasportati (702), seguita da Venezia (648) e Roma (530). Per le piste ciclabili si osservano nel lungo periodo (2000-2010) incrementi consistenti nella
maggior parte delle città, e si mantiene il divario tra il Nord e il Sud del Paese. La regione più
virtuosa è l’Emilia Romagna con 8 tra le prime 10 città per metri di piste ciclabili ogni 1000
abitanti. Il valore più elevato si registra a Reggio Emilia con 1026 metri di piste ciclabili per
1000 abitanti mentre, tra le grandi città, Roma e Milano registrano bassi valori dell’indicatore
(circa 45 e 57 metri di piste ciclabili per 1000 abitanti nel 2010).
La mobilità è un importante fattore di pressione per la qualità dell’aria, che vede note dolenti
specie nel Nord Italia e per il PM10, con le città del bacino padano che hanno registrato frequenti
superamenti del valore limite giornaliero. Per quanto concerne le strategie di risposta, un
importante segnale è la crescente consapevolezza con cui le città italiane affrontano i cambiamenti
climatici e i rischi per la salute ed economici che ne derivano: circa 2mila comuni hanno aderito al
Patto dei Sindaci della Commissione Europea, presentando un piano d’azione per l’Energia
Sostenibile (PAES) e adottando misure per l’abbattimento delle emissioni di CO2, specie nel settore
edilizio, centrale anche per il contenimento dei consumi energetici.
Infine, il Rapporto di quest’anno ha dedicato un Focus specifico a porti, aeroporti e interporti,
per valutare anche in questo caso criticità e opportunità di minimizzazione degli impatti ambientali
e degli effetti sulla salute, attraverso strumenti di valutazione tecnica, piani di gestione, misure di
miglioramento e di contenimento. Da considerare per esempio che ben 13 SIN interessano aree
portuali.
Questo il quadro di sintesi dei dati a livello nazionale; a livello regionale, ogni Agenzia del
Sistema Nazionale per la Protezione Ambientale diffonderà dati relativi al territorio di
appartenenza.
Roma, 2 ottobre 2012
Per informazioni:
UFFICIO STAMPA ISPRA
Cristina Pacciani – 329/0054756
Filippo Pala – 06/50072042-2394-2076
http://www.isprambiente.gov.it/it/pubblicazioni/stato-dellambiente/qualita-dellambiente-urbano-viii-rapporto.-edizione-2012