Una ditta che produce prodotti a base di tartufo ha predisposto all'interno dell'azienda una cucina (idonea dal punto di vista igienico-sanitario) per fare degustazioni di alimenti cucinati con i suddetti prodotti. Questi alimenti consistono in pranzi veri e propri (antipasti, primi, secondi, contorni..) ma sarebbero rivolti a gruppi ristretti di persone (ad es. scuole, gruppi invitati dai titolari ecc..), quindi non sarebbero sempre aperti ma solo su prenotazione. Come si configura? Come esercizio di somministrazione vero e proprio, o ricade in altre tipologie?
riferimento id:5135La legge regioanale 28/05 non si applica "alle attività di somministrazione svolte in forma completamente gratuita, come assaggio di alimenti e bevande a fini promozionali".
Se la somministrazione di cui parli concide con quella descritta sopra non ci sono adempimenti abilitativi.
Altra cosa il discorso sulle procedure igienico sanitarie.
Il reg. CE 178/2002 definisce «immissione sul mercato», [i]la detenzione di alimenti o mangimi a scopo di vendita, comprese l'offerta di vendita
o ogni altra forma, [b]gratuita o a pagamento[/b], di cessione, nonché la vendita stessa, [b]la distribuzione[/b] e le altre forme di cessione propriamente detta;[/i]
Il reg. CE 852/2004 si basa sulle definizioni del 178/2002 e la suo campo di applicazione riguarda, infatti, sia la vendita di alimenti, sia l'erogazione a qualsia titolo.
Anche il DPGR 40R/2006 si rivolge a qualsiasi soggetto pubblico o privato che agisce con o senza scopo di lucro.
In buona sostanza, a parere mio, anche la somministrazione gratuita che esula da un ambito domestico soggiace agli obblighi amministrativi sanitari.