Data: 2019-07-03 04:39:25

Sintesi dell'indagine atttraverso la relazione ANTITRUST

ESTRATTO DA: [color=red][b]AGCM "RELAZIONE ANNUALE SULL’ATTIVITà SVOLTA NEL 2018"[/b][/color]

Gli utenti come fornitori di dati
Il rapporto che si instaura tra gli utenti e le imprese risulta sempre più
fondamentale nei mercati dei big data: infatti, se i primi forniscono i propri
dati personali, le seconde forniscono in cambio i propri i servizi digitali, che
saranno tanto più personalizzati tanto maggiori e più affinati saranno i dati
trasmessi dagli utenti.
L’indagine conoscitiva si è perciò soffermata sull’analisi di questo
rapporto utente/impresa, rilevando alcune informazioni da un campione di
utenti di servizi online relative a tre questioni: i) il grado di consapevolezza
degli utenti delle piattaforme digitali in relazione alla cessione e all’utilizzo
dei propri dati individuali; ii) la disponibilità degli utenti a cedere i propri
dati personali come forma di pagamento dei servizi online; iii) la portabilità
dei dati da una piattaforma all’altra.
[b]Dall’indagine è emerso che circa 6 utenti su 10 sono consapevoli del
fatto che le loro azioni online generano dati che possono essere utilizzati per
analizzare e prevedere i loro comportamenti,[/b] e appaiono altresì informati
dell’elevato grado di pervasività che il meccanismo di raccolta dei dati può
raggiungere (ad esempio, sulla geo-localizzazione e sull’accesso di diverse
app a funzionalità come la rubrica, il microfono e la videocamera) nonché
delle possibilità di sfruttamento dei dati da parte delle imprese che li
raccolgono.
Inoltre, è emerso che sussistono spazi di miglioramento per accrescere
la consapevolezza degli utenti: infatti[b] la maggioranza degli utenti ha
dichiarato di leggere solo in parte (54%) o di non leggere affatto (33%)
le informative[/b] e, più in generale, di dedicare alla loro lettura un tempo
limitato; inoltre, un’ampia maggioranza del campione ha affermato che le
informazioni fornite possono risultare poco chiare.
L’acquisizione, l’utilizzazione e la cessione dei propri dati personali
è spesso consentita anche da parte di quegli utenti che non sono del tutto
consapevoli della stretta relazione esistente tra cessione dei dati e gratuità
del servizio. Gli utenti che invece negano il consenso lo fanno soprattutto in
ragione dei timori di un improprio utilizzo dei propri dati, come ad esempio
l’utilizzo a fini pubblicitari (46,7%) o l’utilizzo per altre finalità (50,2%).
[b]Dall’indagine è emerso anche che 4 utenti su 10 sono consapevoli
della stretta relazione esistente tra la concessione del consenso e la gratuità
del servizio[/b]; inoltre, oltre i 3/4 degli utenti intervistati hanno dichiarato che
sarebbero disposti a rinunciare ai servizi e alle app gratuite per evitare che
i propri dati fossero acquisiti, elaborati ed eventualmente ceduti, mentre
solo la metà degli utenti ha dichiarato che sarebbe disposto a pagare per
servizi/app oggi forniti gratuitamente al fine di evitare lo sfruttamento dei
propri dati (pubblicitario o di altro tipo).
[b]Infine, dall’indagine è emerso che solo una stretta minoranza di utenti
(circa il 10%) è consapevole dei propri diritti in materia di portabilità dei
dati,[/b] anche se circa la metà degli utenti mostra interesse a ottenere una
copia dei propri dati. Il tema della portabilità dei dati riscuote ancora poco
interesse fra gli utenti per diversi motivi: la scarsa propensione a utilizzare
altre piattaforme/applicazioni (41,1%); una limitata sensibilità sulla
rilevanza di tali dati (36,1%); la percezione di un’elevata complessità degli
strumenti tecnologici (30,4%).
L’utilizzo dei dati a fini commerciali
L’indagine si è poi rivolta all’approfondimento di alcuni aspetti legati
all’utilizzo dei dati da parte delle imprese attive nei mercati data-driven nel
settore digitale e da parte di quelle che operano in alcuni settori tradizionali,
quali quello assicurativo e bancario, da sempre caratterizzati da un utilizzo
intenso dei dati.
[b]In particolare, i big data rappresentano per le imprese bancarie e
assicurative un’importante opportunità sotto diversi profili:[/b] in primo luogo, il
loro utilizzo permette di accrescere la conoscenza della clientela, arricchendo
la comprensione delle preferenze e delle abitudini dei consumatori con una
più efficace individuazione del profilo di rischio del singolo cliente, al fine
di sviluppare prodotti e servizi personalizzati; in secondo luogo, i big data
permettono di ottimizzare i processi interni, con ricadute positive in termini
di efficienza e riduzione dei costi; in terzo luogo, una maggiore disponibilità
di informazioni consente di contrastare in modo più efficace le frodi.
Oltre a rilevare i benefici potenziali, l’indagine ha messo in rilievo
anche alcune possibili criticità, come la possibilità di ottenere effetti
potenzialmente discriminatori attraverso la profilazione e la valutazione del
rischio dei singoli clienti, nonché problemi di cyber security, particolarmente
delicati in virtù della natura delle informazioni di carattere finanziario, oltre
che personale.
È emerso altresì che le imprese stanno mettendo in atto due tipi di
risposte alle sfide poste dalla rivoluzione digitale e dai big data: da un lato, la
consapevolezza di un certo ritardo nello sfruttamento dei dati a disposizione
le incentiva ad attrezzarsi per far fronte ai profondi cambiamenti del contesto
competitivo, anche attraverso la richiesta dell’intervento dei policy maker
e delle autorità di settore affinché sia garantita l’uniformità delle regole e
delle condizioni del confronto competitivo (level playing field). Dall’altro,
l’indagine ha rilevato una ricerca di “protezione” da parte degli operatori
già presenti sui mercati interessati, al fine di conseguire l’accesso ai dati a
disposizione delle grandi piattaforme, considerate potenziali concorrenti in
grado di assumere rapidamente posizioni di rilievo grazie alla capacità di
elaborazione dei big data di cui dispongono.
La conclusione dell’indagine è prevista nel 2019.

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