Data: 2019-06-07 18:59:54

Bonifiche e ripristino ambientale - DM 46/2019 (GU n.132 del 7-6-2019)

[size=18pt]Bonifiche e ripristino ambientale - DM 46/2019 (GU n.132 del 7-6-2019)
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MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
DECRETO 1 marzo 2019, n. 46
[color=red][b]Regolamento relativo  agli  interventi  di  bonifica,  di  ripristino
ambientale  e  di  messa  in  sicurezza,  d'emergenza,  operativa  e
permanente,  delle  aree  destinate  alla  produzione  agricola  e
all'allevamento, ai sensi dell'articolo 241 del decreto legislativo 3
aprile 2006, n. 152. (19G00052) [/b][/color]
(GU n.132 del 7-6-2019)
  Vigente al: 22-6-2019 

                      IL MINISTRO DELL'AMBIENTE
              E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

                          di concerto con

                            IL MINISTRO
                      DELLO SVILUPPO ECONOMICO

                      IL MINISTRO DELLA SALUTE

                                  e

                IL MINISTRO DELLE POLITICHE AGRICOLE
                ALIMENTARI, FORESTALI E DEL TURISMO

  Visto l'articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400;
  Visto l'articolo 241 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152,
ai sensi del  quale  «il  regolamento  relativo  agli  interventi  di
bonifica, ripristino ambientale e di messa in sicurezza, d'emergenza,
operativa e permanente, delle aree destinate alla produzione agricola
e all'allevamento e' adottato con decreto del Ministro  dell'ambiente
e della tutela del territorio e del mare di concerto con  i  Ministri
delle attivita' produttive, della salute e delle politiche agricole e
forestali»;
  Visto la legge 11 novembre 2011, n. 180;
  Visto il decreto-legge 10 dicembre 2013, n.  136,  convertito,  con
modificazioni, dalla legge 6 febbraio 2014, n. 6,  e  in  particolare
l'articolo 2, comma 4-ter;
  Sentite le organizzazioni  sindacali  maggiormente  rappresentative
nella riunione svoltasi il 4 febbraio  2016  presso  il  Dipartimento
della funzione pubblica, ai sensi dell'articolo 2, comma  4-ter,  del
decreto-legge 10 dicembre 2013, n. 136;
  Acquisito il concerto del Ministro dello  sviluppo  economico  reso
con nota del 22 febbraio 2016;
  Acquisito il concerto del Ministro della salute reso con nota del 4
febbraio 2016;
  Acquisito  il  concerto  del  Ministro  delle  politiche  agricole
alimentari e forestali reso con nota del 26 novembre 2015;
  Acquisito il parere favorevole della Conferenza  unificata  di  cui
all'articolo 8, del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281,  reso
nella riunione del 17 dicembre 2015;
  Udito il parere del  Consiglio  di  Stato  espresso  dalla  sezione
consultiva per gli atti normativi nelle adunanze del 24 marzo 2016  e
del 28 settembre 2016;
  Vista la comunicazione al Presidente del  Consiglio  dei  ministri,
effettuata con nota del 29 novembre 2016, ai  sensi  della  legge  23
agosto 1988, n. 400;

                              Adotta
                      il seguente regolamento:

                              Art. 1

            Oggetto, finalita' e campo di applicazione

  1. Il presente regolamento disciplina, in  conformita'  alla  parte
quarta, titolo V, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e al
principio comunitario «chi inquina paga», gli interventi di messa  in
sicurezza, bonifica e di ripristino ambientale delle  aree  destinate
alla produzione agricola e  all'allevamento  oggetto  di  eventi  che
possono averne cagionato, anche potenzialmente, la contaminazione.
  2. Le regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano comunicano
entro il 30 giugno di ogni anno al Ministero  dell'ambiente  e  della
tutela del territorio  e  del  mare,  al  Ministero  delle  politiche
agricole alimentari, forestali e  del  turismo,  al  Ministero  della
salute e al Ministero dello sviluppo  economico  le  informazioni  in
merito al numero  e  all'ubicazione  delle  aree  utilizzate  per  le
produzioni  agroalimentari  alle  quali  sono  state  applicate  le
procedure di cui al presente regolamento e gli interventi adottati.
  3. Restano ferme le disposizioni  vigenti  sulla  protezione  delle
acque sotterranee e superficiali dall'inquinamento da fonti  puntuali
e da fonti diffuse.
                              Art. 2

                            Definizioni

  1. Ai fini dell'applicazione del presente regolamento si  applicano
le definizioni di cui all'articolo  240  del  decreto  legislativo  3
aprile 2006, n. 152, nonche' le seguenti:
    a) area  agricola:  la  porzione  di  territorio  destinata  alle
produzioni agroalimentari;
    b) produzioni agroalimentari: le attivita'  di  coltura  agraria,
pascolo e allevamento per la  produzione  di  alimenti  destinati  al
consumo umano o all'alimentazione di  animali  destinati  al  consumo
umano;
    c) valutazione di rischio: valutazione complessiva degli elementi
di  potenziale  rischio  ambientale    e    sanitario    associato
all'esposizione indiretta per assunzione alimentare, condotta secondo
i criteri di cui all'allegato 3, che costituisce parte integrante del
presente regolamento;
    d) valore di fondo geochimico: distribuzione di una sostanza  nel
suolo derivante  dai  processi  naturali,  con  eventuale  componente
antropica non rilevabile o non apprezzabile.
                              Art. 3

      Procedure operative per la caratterizzazione delle aree

  1. Al verificarsi di un evento che sia potenzialmente in  grado  di
contaminare un'area agricola, il responsabile dall'inquinamento  pone
tempestivamente in essere le necessarie misure di  prevenzione  e  ne
da' immediata comunicazione, ai sensi  e  con  le  modalita'  di  cui
all'articolo 304, comma 2, del decreto legislativo 3 aprile 2006,  n.
152, alla regione, alla provincia, al comune,  all'Agenzia  regionale
per la protezione dell'ambiente (ARPA) e all'Azienda sanitaria locale
(ASL) territorialmente competenti  nonche',  per  le  aree  ricadenti
all'interno del perimetro di Siti di interesse nazionale (SIN), anche
al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del  mare.
La medesima  procedura  si  applica  all'atto  di  individuazione  di
contaminazioni storiche.
  2. Le attivita' di caratterizzazione di aree agricole sono  attuate
dal responsabile dell'inquinamento in conformita' a  quanto  previsto
dall'allegato  1,  che  costituisce  parte  integrante  del  presente
regolamento, e sono preventivamente comunicate  alle  amministrazioni
di cui al comma 1 del presente articolo.
  3. Nel caso in cui all'esito delle attivita'  di  caratterizzazione
risulti che i livelli di Concentrazioni soglie  contaminazioni  (CSC)
di cui all'allegato 2, che costituisce parte integrante del  presente
regolamento,  non  sono  stati  superati,  il  soggetto  responsabile
presenta alle amministrazioni competenti, entro novanta giorni  dalla
data di notifica di cui al comma 1, un'autocertificazione ai sensi  e
per gli effetti di cui all'articolo 47  del  decreto  del  Presidente
della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, corredata della necessaria
documentazione  tecnica.  Tale  autocertificazione  conclude  il
procedimento.
  4. Entro i successivi trenta giorni la regione,  in  collaborazione
con ARPA e ASL secondo le rispettive competenze, attiva gli opportuni
controlli, i cui esiti, con le  eventuali  prescrizioni  integrative,
sono comunicati alle amministrazioni competenti.
                              Art. 4

                      Valutazione di rischio

  1. In caso  di  accertamento  del  superamento  delle  CSC  di  cui
all'allegato  2,  anche  per  una  sola  sostanza,  all'esito  delle
attivita'  di  caratterizzazione,    il    soggetto    responsabile
dell'inquinamento ne da' immediata comunicazione alle amministrazioni
di cui all'articolo 3, comma 1, ed elabora la valutazione di  rischio
di cui all'allegato 3, al fine di stabilire le  eventuali  necessita'
di intervento in  relazione  all'ordinamento  colturale  effettivo  e
potenziale dell'area agricola o al tipo di  allevamento  su  di  essa
praticato.
  2. In attesa della valutazione di rischio di cui al comma 1 e della
individuazione dei necessari interventi, la ASL competente stabilisce
le misure da adottare al fine di garantire la sicurezza alimentare ed
effettua gli opportuni controlli sui prodotti derivanti da produzioni
agroalimentari per i parametri che superano i valori delle CSC.
  3. Se all'esito della  valutazione  di  rischio  le  concentrazioni
riscontrate sono compatibili con l'ordinamento colturale effettivo  e
potenziale o con il tipo di allevamento  su  di  esso  praticato,  il
soggetto  responsabile  presenta  alla  regione  territorialmente
competente e, nel caso di aree ricadenti nel perimetro  dei  SIN,  al
Ministero dell'ambiente e della tutela del  territorio  e  del  mare,
entro sessanta giorni dalla data di comunicazione di cui al comma  1,
un'istanza  di  conclusione  del  procedimento  corredata  dalla
documentazione tecnica inerente la valutazione di  rischio.  Entro  i
trenta  giorni  successivi  alla    presentazione    dell'istanza,
l'amministrazione  competente  puo'  richiedere  l'effettuazione  di
ulteriori  controlli,  oppure  dichiarare  concluso  il  procedimento
relativamente all'area agricola.
                              Art. 5

                  Procedure operative e modalita'
                  per l'attuazione degli interventi

  1. Se all'esito della  valutazione  di  rischio  le  concentrazioni
riscontrate sono incompatibili con l'ordinamento colturale  effettivo
e potenziale o con il tipo di allevamento su di  esso  praticato,  il
soggetto  responsabile  dell'inquinamento  deve  presentare  alle
amministrazioni  di  cui  all'articolo  3,  comma  1,  del  presente
regolamento nonche' nel caso di aree ricadenti nel perimetro dei SIN,
anche al Ministero delle politiche agricole alimentari,  forestali  e
del  turismo  e  al  Ministero  della  salute,  le  risultanze  della
valutazione di rischio e il progetto operativo  degli  interventi  di
bonifica o di messa in sicurezza  e,  ove  necessario,  le  ulteriori
misure  di  riparazione  e  di  ripristino  ambientale,  al  fine  di
minimizzare e ricondurre ad accettabilita' il rischio derivante dallo
stato di contaminazione presente nel sito, in  conformita'  a  quanto
stabilito dall'allegato  4,  che  costituisce  parte  integrante  del
presente regolamento. Le suddette risultanze e il progetto  operativo
sono presentati entro novanta giorni dalla data  della  comunicazione
di cui all'articolo 3, comma 1.
  2. Il progetto degli interventi di cui al comma 1 deve contenere  i
seguenti elementi:
    a) una planimetria recante le  particelle  catastali  oggetto  di
intervento;
    b) la descrizione delle tecnologie e dei processi da applicare;
    c) la descrizione degli obiettivi  dell'intervento  di  riduzione
del rischio e modalita' di verifica degli stessi;
    d)  l'indicazione  delle  limitazioni  sulle  tipologie  di
coltivazioni da adottare.
  3.  Entro  trenta  giorni  dal  ricevimento  del  progetto  degli
interventi di cui al comma 1 la regione o, nel caso di aree ricadenti
nel perimetro dei SIN, il Ministero dell'ambiente e della tutela  del
territorio  e  del  mare,  convoca  una  conferenza  di  servizi  per
l'approvazione  degli  interventi,  con  eventuali  prescrizioni  ed
integrazioni. Con il provvedimento di approvazione del progetto  sono
stabiliti anche i tempi di esecuzione degli interventi da  parte  del
soggetto responsabile.
  4. Gli  eventuali  vincoli  e  restrizioni  all'utilizzo  dell'area
individuati all'esito della  valutazione  di  rischio  devono  essere
riportati nel certificato di destinazione urbanistica.
  5. La conformita' degli interventi  attuati  rispetto  al  progetto
approvato e' certificata ai sensi dell'articolo  248,  comma  2,  del
decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, con il supporto tecnico di
ARPA e di ASL per i rispettivi profili di competenza.
                              Art. 6

                        Obblighi dei soggetti
                non responsabili dell'inquinamento

  1. Fatti salvi gli obblighi del responsabile dell'inquinamento,  il
proprietario o il gestore dell'area che rilevi il  superamento  o  il
pericolo  concreto  e  attuale  del  superamento  delle  CSC  di  cui
all'allegato 2 deve darne comunicazione alle amministrazioni  di  cui
all'articolo  3,  comma  1,  e  attuare  le  necessarie  misure  di
prevenzione.
  2. E' riconosciuta al proprietario o ad altro operatore interessato
la facolta' di intervenire in qualunque momento per la  realizzazione
degli interventi necessari nell'ambito del sito in proprieta' o nella
disponibilita' ai sensi dell'articolo 245 del decreto  legislativo  3
aprile 2006, n. 152.
                              Art. 7

                    Norme finali e transitorie

  1. I procedimenti di bonifica e messa in sicurezza di aree agricole
gia' avviati ai sensi della disciplina  di  cui  alla  parte  quarta,
titolo V, del decreto legislativo  3  aprile  2006,  n.  152,  e  non
conclusi alla data di entrata  in  vigore  del  presente  regolamento
restano  disciplinati  dalle  relative  disposizioni.  Si  intendono
conclusi i procedimenti per i quali e' stato  emanato  dall'autorita'
competente  un  decreto  di  approvazione  degli  interventi.  Per  i
procedimenti non conclusi il proponente puo' avviare le procedure  di
cui al presente regolamento, entro centottanta giorni dalla  data  di
entrata in vigore del medesimo.
  2. Con decreto del  Ministero  dell'ambiente  e  della  tutela  del
territorio e del mare  d'intesa  con  il  Ministero  delle  politiche
agricole alimentari, forestali e del turismo, con il Ministero  della
salute e con il Ministero  dello  sviluppo  economico,  da  adottarsi
entro novanta giorni dall'entrata in vigore del presente  regolamento
sono definiti, i criteri tecnici per l'individuazione dei  valori  di
fondo geochimico di cui all'allegato 2.
  3. Ai fini di cui all'articolo 7, comma 1, della legge 11  novembre
2011, n. 180, sono elencati all'allegato  5,  che  costituisce  parte
integrante del presente regolamento, gli oneri informativi introdotti
ed eliminati per cittadini e imprese.
  4. Le integrazioni  e  le  modifiche  degli  allegati  al  presente
regolamento sono adottate con decreto del  Ministro  dell'ambiente  e
della tutela del territorio e del mare, di concerto con  il  Ministro
della salute e con il Ministro delle politiche  agricole  alimentari,
forestali e del turismo,  sentita  la  Conferenza  unificata  di  cui
all'articolo 8, del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281.
  Il presente regolamento, munito  del  sigillo  dello  Stato,  sara'
inserito  nella  Raccolta  ufficiale  degli  atti  normativi  della
Repubblica italiana. E' fatto obbligo a chiunque spetti di osservarlo
e di farlo osservare.
    Roma, 1° marzo 2019

              Il Ministro dell'ambiente e della tutela
                      del territorio e del mare
                                Costa

                            Il Ministro
                      dello sviluppo economico
                              Di Maio

                      Il Ministro della salute
                              Grillo

                Il Ministro delle politiche agricole
                alimentari, forestali e del turismo
                              Centinaio

Visto, il Guardasigilli: Bonafede

Registrato alla Corte dei conti il 27 maggio 2019
Ufficio controllo atti Ministero delle infrastrutture e dei trasporti
e del Ministero dell'ambiente e della tutela  del  territorio  e  del
mare, registro n. 1, foglio n. 1477
                                                          Allegato 1

                              Art. 3.
              Criteri generali per la caratterizzazione
                        delle aree agricole

1. Premessa.
    La caratterizzazione, finalizzata  alla  conoscenza  dei  livelli
degli inquinanti presenti nelle aree agricole da indagare e' eseguita
secondo i criteri riportati nel presente allegato ed  e'  indirizzata
all'acquisizione di una conoscenza  dettagliata  della  distribuzione
spaziale  degli  inquinanti  e  della  distribuzione    spaziale
tridimensionale dei suoli e dei loro volumi.
    Il campionamento e' effettuato secondo due diverse modalita':
      (a) campionamento di aree non omogenee o di cui non si  conosce
l'omogeneita';
      (b) campionamento di aree omogenee.
    Si intende per area omogenea la porzione di superficie che mostra
le seguenti caratteristiche:
      omogeneita' di caratteri pedologici;
      medesimo tipo di  avvicendamento  colturale,  indipendentemente
dalla coltura in atto o prevista;
      uniformita'  delle  pratiche  agronomiche  (di    rilevanza
particolare) adottate o pregresse.
    Nel caso del campionamento di tipo  (a)  i  protocolli  prevedono
l'effettuazione  di  un  campionamento  «ragionato»  sulla  base  di
indagini  indirette,  effettuate  con  metodologie  geofisiche  e
pedologiche. Le indagini indirette  consentono  di  individuare  aree
omogenee all'interno delle quali sono effettuati prelievi di  terreno
alle distanze ed alla profondita' definite in base alle stesse misure
indirette.
2. Campionamento di suolo di aree  non  omogenee  o  di  cui  non  si
conosca l'omogeneita' (secondo metodi ufficiali di analisi fisica del
suolo, SISS 1997).
    Si applica nel caso in cui l'area oggetto di indagine - a  priori
-  non  possa  essere  considerata  omogenea -  o  non  si  conosca
l'omogeneita' - del contenuto degli inquinanti o della loro tipologia
o ancora della tipologia di suolo.
    In  questi  casi,  il  campionamento  della  matrice  suolo  e'
effettuato, in coerenza con i metodi ufficiali di analisi fisica  del
suolo (SISS 1997 - Ministero delle politiche agricole e forestali) ed
utilizzando le nuove e diverse  procedure  di  analisi  speditive  di
campo oggi disponibili  quali  indagini  geofisiche  (es.:  induzione
elettromagnetica,  resistivita'  elettrica,  magnetometria).  Tali
tecniche devono mirare ad una  conoscenza  spaziale  dettagliata  dei
suoli e degli inquinanti seguendo un criterio di  sostenibilita'  dei
costi.
    In particolare possono essere previsti rilievi geofisici di campo
(es.:  misure  di  induzione  elettromagnetica  o  di  resistivita'
elettrica associati a misure GPS) e  conseguente  mappatura  di  aree
omogenee. Tali rilievi -  calibrati  per  indagare  circa  1,5  m  di
profondita'  -  consentono  di    evidenziare    il    grado    di
omogeneita'/eterogeneita'  del  sito  in  base  all'entita'  ed  alla
variabilita' spaziale delle anomalie geofisiche. Tali  anomalie  sono
ascrivibili sia a cause naturali (es.: variazione dei  suoli)  che  a
cause antropiche (es.: presenza di materiali alloctoni).
Apertura, descrizione ed analisi standard  di  un  profilo  di  suolo
all'interno di ogni area omogenea:
    I campionamenti dei profili  sono  effettuati  sulla  base  degli
orizzonti pedologici naturali ed antropici e  sono  di  2  tipi:  (i)
sciolti per le analisi chimiche ed (ii) indisturbati per  le  analisi
fisiche.
    Sui campioni cosi' prelevati sono effettuate  alcune  analisi  di
laboratorio. Tali analisi non sono orientate alla sola individuazione
dei contaminanti ma anche al loro  destino  in  considerazione  delle
proprieta' chimiche e fisiche dei suoli. Esse rappresentano,  quindi,
la base conoscitiva per pianificare una corretta gestione del sito.
    Analisi per determinare le principali  proprieta'  chimiche:  (i)
capacita' di scambio cationico (ii) basi di  scambio  (iii)  Carbonio
Organico (iv) conduttanza elettrica,(v) pH, (vi) KCl,  (vii)  Na.  In
aggiunta, nelle aree  con  suoli  vulcanici:  Al  e  Fe  estratti  in
ossalato d'ammonio acido ed in pirofosfato di sodio.
    Analisi per determinare le  principali  proprieta'  fisiche:  (i)
curva granulometrica, (ii) densita'  apparente  ed  idrologiche:  (i)
curva di ritenzione idrica e (ii) curva di  conducibilita'  idraulica
dei suoli e  tecnosuoli.  In  aggiunta -  ove  necessario  -  analisi
micromorfologiche (e/o mineralogiche) su una  selezione  di  campioni
altamente rappresentativi al  fine  di  individuare  l'entita'  e  la
tipologia del materiale alloctono e del suo grado di interazione  con
il suolo.
3. Campionamento di suolo di aree da considerarsi  omogenee  (secondo
decreto ministeriale 13 settembre 1999).
    Tale campionamento si applica nel caso in cui l'area  oggetto  di
indagine risulti omogenea dal punto di vista del  contenuto  e  della
tipologia degli inquinanti nonche' della  tipologia  di  suolo  sulla
base delle indagini indirette. Questo campionamento consiste  in  una
serie di prelevamenti elementari in una zona  presunta  omogenea,  ad
una profondita' predeterminata.
    In  questi  casi,  il  campionamento  della  matrice  suolo  e'
effettuato, come definito nel decreto del  Ministro  delle  politiche
agricole  e  forestali  del  13  settembre  1999,  riguardante
l'approvazione dei metodi ufficiali di  analisi  chimica  del  suolo.
Tale  decreto  prevede  che  vengano  costituiti  campioni  compositi
prelevando  punti  incrementali  calcolati  rispetto  alla  grandezza
dell'area da investigare. Per cui, in presenza  di  terreni  agricoli
pedologicamente omogenei, la rappresentativita' della  matrice  suolo
e'  garantita,  all'interno  dell'appezzamento  di  terreno  da
investigare, dal prelievo di campioni elementari (profondita' 0-30  o
0-50 cm p.c. per le colture erbacee e 0-80 cm per le colture arboree)
che sono miscelati fino ad ottenere un campione omogeneo formante  il
campione globale.
    Secondo quanto riportato nel Regolamento. (CE) n. 333/2007  della
Commissione del 28 marzo 2007 relativo ai metodi di  campionamento  e
di analisi per il controllo ufficiale dei tenori di  piombo,  cadmio,
mercurio, stagno inorganico, 3-MCPD  e  benzo(a)pirene  nei  prodotti
alimentari, si definisce «campione  elementare»  un  quantitativo  di
materiale prelevato in un unico punto.  I  campioni  elementari  sono
prelevati,  per  quanto  possibile,  in  vari  punti  distribuiti
nell'insieme dell'area e sono, preferibilmente, georeferenziati.
    Con  il  termine  «campione  globale»,  si  intende  un  campione
ottenuto riunendo, in maniera omogenea, tutti i  campioni  elementari
prelevati.  I  campioni  globali  si  considerano  rappresentativi
dell'area.
4. Indicazioni per il  campionamento  e  individuazione  della  Sigla
Campione.
    Considerando di effettuare campionamenti all'interno di  un'area,
tracciando su di essa ipotetiche forme a X o  W  o  griglie  definite
sulla base delle indagini indirette, sono prelevati, a seconda  della
grandezza del terreno e  lungo  i  percorsi  designati,  da  5  a  15
campioni elementari per ettaro. Per superfici inferiori ad un  ettaro
sono, comunque, prelevati 5 campioni elementari.
    L'area di campionamento e' contrassegnata da un codice (A, B...X)
e, qualora essa risulti molto estesa, e', eventualmente, suddivisa in
subaree. Per qualsiasi tipologia di  matrice  in  studio,  il  codice
assegnato all'area e' ripetuto e seguito  da  un  numero  sequenziale
(A1, A2...An) che indica il punto di campionamento; cio' premesso, si
procede come segue:
      nell'area individuata per il campionamento di suolo relativo ai
prodotti vegetali, a meno dei frutteti, in base all'estensione  della
zona da investigare, si prelevano, lungo i percorsi definiti, da 5  a
15  punti  fino  a  profondita'  di  30-50  cm  (profondita'  di
rimescolamento o rivoltamento), mediante uso della  vanga;  il  suolo
campionato deve essere setacciato in campo mediante vaglio  a  maglia
di 2 cm;
      la quantita' di suolo campionato per ciascun punto deve essere,
indicativamente, pari a 3-5 kg, una parte della quale  e'  utilizzata
per formare il campione globale, mentre la restante e'  conservata  e
sara' eventualmente utilizzata in seguito per effettuare  analisi  di
controllo sul campione elementare; tale campione elementare  potrebbe
essere codificato mediante la Sigla Campione costituita come segue:
lettera A(maiuscola), numero sequenziale, suolo (cioe' il nome  della
matrice stessa) =
    A1_suolo, A2_suolo..., An-suolo
      dai singoli punti di campionamento  verra'  costituito,  previa
miscelazione e quartatura delle singole aliquote, il campione globale
individuato dalla sigla:
        Atot_suolo.
    Nel campo NOTE della relativa scheda  di  campionamento  dovranno
essere specificate tutte le SIGLE CAMPIONE dei  campioni  elementari,
per esempio:
      Atot_suolo
      A1_suolo (con eventuale georeferenziazione)
      A2_suolo
      ... ...
      An_suolo
    N.B. All'interno di terreni con presenza di colture varie (alberi
da frutta,  foraggio,  ortaggi,  ecc.)  si  individuano  i  punti  di
campionamento nelle vicinanze delle colture stesse.
5. Procedura di campionamento di soil-gas.
    Per il campionamento del soil-gas si puo' fare  riferimento  alle
procedure stabilite dagli enti di controllo. In assenza di  procedure
specifiche e' possibile fare riferimento ai protocolli approvati  per
aree SIN.
                                                          Allegato 2

                              Art. 3.
Concentrazioni soglia di contaminazione (CSC) per i suoli delle  aree
                              agricole

   

=====================================================================
|      |                                          |  CSC (mg kg-1  |
|      |                                          | espressi come  |
|      |                                          |      ss)      |
+=======+==========================================+================+
|      |          Composti inorganici            |                |
+-------+------------------------------------------+----------------+
|1      |Antimonio                                |      10*      |
+-------+------------------------------------------+----------------+
|2      |Arsenico                                  |      30*      |
+-------+------------------------------------------+----------------+
|3      |Berillio                                  |      7*      |
+-------+------------------------------------------+----------------+
|4      |Cadmio                                    |      5*      |
+-------+------------------------------------------+----------------+
|5      |Cobalto                                  |      30*      |
+-------+------------------------------------------+----------------+
|6      |Cromo totale                              |      150*      |
+-------+------------------------------------------+----------------+
|7      |Cromo VI                                  |      2*      |
+-------+------------------------------------------+----------------+
|8      |Mercurio                                  |      1*      |
+-------+------------------------------------------+----------------+
|9      |Nichel                                    |      120*      |
+-------+------------------------------------------+----------------+
|10    |Piombo                                    |      100*      |
+-------+------------------------------------------+----------------+
|11    |Rame                                      |      200*      |
+-------+------------------------------------------+----------------+
|12    |Selenio                                  |      3*      |
+-------+------------------------------------------+----------------+
|13    |Tallio                                    |      1*      |
+-------+------------------------------------------+----------------+
|14    |Vanadio                                  |      90*      |
+-------+------------------------------------------+----------------+
|15    |Zinco                                    |      300*      |
+-------+------------------------------------------+----------------+
|16    |Cianuri (liberi)                          |      1        |
+-------+------------------------------------------+----------------+
|      |        Aromatici policiclici            |                |
+-------+------------------------------------------+----------------+
|17    |Benzo(a)antracene                        |      1        |
+-------+------------------------------------------+----------------+
|18    |Benzo(a)pirene                            |      0,1      |
+-------+------------------------------------------+----------------+
|19    |Benzo(b)fluorantene                      |      1        |
+-------+------------------------------------------+----------------+
|20    |Benzo(k)fluorantene                      |      1        |
+-------+------------------------------------------+----------------+
|21    |Benzo(g,h,i)perilene                      |      5        |
+-------+------------------------------------------+----------------+
|22    |Crisene                                  |      1        |
+-------+------------------------------------------+----------------+
|23    |Dibenzo(a,h)antracene                    |      0,1      |
+-------+------------------------------------------+----------------+
|24    |Indenopirene                              |      1        |
+-------+------------------------------------------+----------------+
|      |            Fitofarmaci                  |                |
+-------+------------------------------------------+----------------+
|25    |Alaclor                                  |      0,01      |
+-------+------------------------------------------+----------------+
|26    |Aldrin                                    |      0,01      |
+-------+------------------------------------------+----------------+
|27    |Atrazina                                  |      0,01      |
+-------+------------------------------------------+----------------+
|28    |alfa-esacloroesano                        |      0,01      |
+-------+------------------------------------------+----------------+
|29    |beta-esacloroesano                        |      0,01      |
+-------+------------------------------------------+----------------+
|30    |gamma-esacloroesano (lindano)            |      0,01      |
+-------+------------------------------------------+----------------+
|31    |Clordano                                  |      0,01      |
+-------+------------------------------------------+----------------+
|32    |DDD                                      |      0,01      |
+-------+------------------------------------------+----------------+
|33    |DDT                                      |      0,01      |
+-------+------------------------------------------+----------------+
|34    |DDE                                      |      0,01      |
+-------+------------------------------------------+----------------+
|35    |Dieldrin                                  |      0,01      |
+-------+------------------------------------------+----------------+
|36    |Endrin                                    |      0,01      |
+-------+------------------------------------------+----------------+
|      |          Diossine e furani              |                |
+-------+------------------------------------------+----------------+
|      |Sommatoria PCDD, PCDF + PCB Dioxin-Like  |  6 ng/kg SS  |
|37    |(PCB-DL) **(conversione T.E,)            |    WHO-TEQ    |
+-------+------------------------------------------+----------------+
|38    |PCB non DL ***                            |      0,02      |
+-------+------------------------------------------+----------------+
|      |              Idrocarburi                |                |
+-------+------------------------------------------+----------------+
|39    |Idrocarburi C10-C40 (1)                  |      50      |
+-------+------------------------------------------+----------------+
|      |            Altre sostanze              |                |
+-------+------------------------------------------+----------------+
|40    |Amianto (2)                              |      100      |
+-------+------------------------------------------+----------------+
|41    |Di-2-Etilesilftalato                      |      10      |
+-------+------------------------------------------+----------------+
|      |Sommatoria Composti Organostannici (TBT,  |                |
|42    |DBT, TPT e DOT)                          |      1        |
+-------+------------------------------------------+----------------+

   

              +---------------------------------------+
              |* Valore da utilizzare solo in assenza |
              |di Valori di Fondo Geochimico (VFG)    |
              |validati da ARPA/APPA                  |
              +---------------------------------------+
              |** sommatoria PCDD/PCDF e dei congeneri|
              |PCB Dioxin-Like numeri 77, 81, 105,    |
              |114, 118, 123, 126, 156, 157, 167, 169,|
              |189. Per il WHO-TEQ, si fa riferimento |
              |alla scala di tossicita' WHO del 2005, |
              |utilizzata per calcolare i livelli di  |
              |PCDD/PCDF e PCB Dioxin-Like negli      |
              |alimenti e nei mangimi.                |
              +---------------------------------------+
              |*** congeneri non Dioxin-Like: 28, 52, |
              |95, 99, 101, 110, 128, 146, 149, 151,  |
              |153, 170, 177, 180, 183, 187.          |
              +---------------------------------------+
              |(1) Da determinare con metodica        |
              |ISPRA-ISS-CNR-ARPA. Gli idrocarburi    |
              |C<10 andranno ricercati direttamente  |
              |con tecnica «Soil gas survey»,        |
              |unicamente per valutare la loro        |
              |presenza/assenza ai fini di acquisire  |
              |elementi conoscitivi utili agli        |
              |interventi di messa in sicurezza e    |
              |bonifica.                              |
              +---------------------------------------+
              |(2) Corrispondente al limite di        |
              |rilevabilita' della tecnica analitica  |
              |diffrattometrica a raggi X oppure      |
              |I.R. - trasformata di Fourier. In ogni |
              |caso dovra' utilizzarsi la metodologia |
              |ufficialmente riconosciuta per tutto il|
              |territorio nazionale che consenta di  |
              |rilevare valori di concentrazione      |
              |inferiori.                            |
              +---------------------------------------+

                                                          Allegato 3

                              Art. 2.
          Criteri generali per la valutazione di rischio

Premessa.
    Il presente allegato definisce le procedure  di  Valutazione  del
rischio (VdR) sanitario, connesse alla potenziale  contaminazione  di
aree destinate alla produzione  di  colture  agrarie,  al  pascolo  e
all'allevamento, secondo quanto definito dall'art. 1, comma 2,  punto
c) al presente regolamento.
    Al superamento  delle  Concentrazioni  soglia  di  contaminazione
(CSC), deve essere condotta un Analisi di rischio (AdR) in  modalita'
diretta considerando, come bersaglio, il fruitore del sito secondo le
modalita' previste dalla procedura di cui all'allegato 1 del  decreto
legislativo 3 aprile 2006, n. 152, secondo  le  indicazioni  tecniche
riportate  nei  manuali  ISPRA-ARPA-ISS-INAIL  e  nei  successivi
aggiornamenti.
    Contestualmente vengono eseguite ulteriori indagini analitiche al
fine di approfondire la  caratterizzazione  dell'area  (es.  test  di
bioaccessibilita'  e/o    biodisponibilita'),    e/o    pianificando
monitoraggi  su  matrici  diverse  (es.  prodotti  ortofrutticoli  e
zootecnici).
    Qualora  da  queste  ultime  risultanze  analitiche  emerga  una
potenziale  contaminazione,  viene  effettuata  una  Valutazione  del
rischio sanitario (VdR) per verificare che  le  concentrazioni  delle
sostanze riscontrate nel suolo siano  compatibili  con  l'ordinamento
colturale effettivo e potenziale o con il tipo di allevamento  su  di
esso praticato,  secondo  quanto  di  seguito  indicato;  qualora  si
accerti una situazione di rischio, si procede  con  i  criteri  e  le
modalita' di intervento per la messa in sicurezza  e  bonifica  delle
aree destinate alla produzione agricola e  all'allevamento  (allegato
4).
    Successivamente all'esecuzione di  tali  interventi,  si  procede
all'effettuazione di una nuova VdR a fine di verificarne l'efficacia.
    Qualora  l'area  a  destinazione  agricola  sia  utilizzata  per
finalita' diverse dalla produzione agroalimentare e dall'allevamento,
consentite dagli strumenti urbanistici vigenti, l'analisi di  rischio
dovra' tenere conto del  diverso  scenario  di  esposizione  (ad  es:
residenziale, ricreativo, industriale, ecc). In tale  evenienza,  per
l'identificazione dei necessari interventi di prevenzione,  messa  in
sicurezza e bonifica dovra' essere utilizzata la procedura di Analisi
di rischio (AdR) di cui all'Allegato 1 alla parte IV, titolo  V,  del
decreto legislativo 3 aprile 2006,  n.  152  secondo  le  indicazioni
tecniche riportate nei manuali ISPRA-ARPA-ISS-INAIL e nei  successivi
aggiornamenti. Per la elaborazione di detta analisi di rischio dovra'
essere valutata, di concerto con ARPA,  la  necessita'  di  acquisire
ulteriori parametri chimico-fisici,  geologici  e  idrogeologici  che
consentano di definire il modello concettuale  di  riferimento  e  il
rischio sanitario-ambientale.
1. Approfondimento della caratterizzazione dell'area.
    Qualora,  nella  fase  di  caratterizzazione  dell'area,  non  si
riscontrino, nel terreno, superamenti delle Concentrazioni soglia  di
contaminazione  (CSC),  non  si  rende  necessario  alcun  tipo  di
intervento, ne'  alcun  approfondimento  di  caratterizzazione  delle
matrici ambientali.
    Di contro, qualora venga  accertato  il  superamento  delle  CSC,
anche per un solo parametro, devono essere attuate  delle  misure  di
prevenzione e di salvaguardia dell'area interessata,  secondo  quanto
segue:
      deve essere evitato l'incremento del livello di  contaminazione
del suolo, verificato mediante opportuni controlli analitici;
      si effettuano ulteriori accertamenti analitici sul  suolo  (es.
test di bioaccessibilita' e/o biodisponibilita', test  di  estrazione
con chelanti ecc);
      si effettua il monitoraggio dell'acqua irrigua;
      si effettua il monitoraggio di prodotti  vegetali  e  di  altri
prodotti agro-alimentari, quali carni, latte  e  formaggi,  al  fine,
anche, di seguire l'andamento temporale delle concentrazioni in  essi
rilevate.
    Sulla base  delle  risultanze  analitiche  relative  ai  prodotti
ortofrutticoli,  si  esegue  una  specifica  valutazione  di  rischio
connesso al consumo degli stessi.
2. Stima del rischio sanitario per le aree agricole.
    L'elaborazione  di  una  valutazione  di  rischio  connessa  alla
contaminazione di un sito viene effettuata previa  ricostruzione  del
modello concettuale; esso  consiste  in  una  rappresentazione  degli
elementi (sorgente, trasporto, bersaglio) che identificano il sistema
di interesse,  nonche'  delle  relazioni  che  intercorrono  tra  gli
elementi stessi. Prioritariamente devono essere  acquisite,  ai  fini
della caratterizzazione del  sito,  tutte  le  informazioni  relative
all'eventuale  presenza,  sia  attuale  che  pregressa,  di  impianti
industriali o di gestione di rifiuti, ed effettuate tutte le indagini
necessarie a inquadrare il  sito  dal  punto  di  vista  geologico  e
idrogeologico verificando l'eventuale presenza di contaminazione  nei
diversi  comparti  ambientali.  Per  le  finalita'  del  presente
regolamento, il bersaglio e' rappresentato da recettori umani, ed  il
trasporto  e'  identificabile  principalmente  con  l'esposizione
indiretta per assunzione alimentare, tramite il consumo  di  prodotti
agroalimentari provenienti dalle aree oggetto di indagine.
    Nella fase di definizione  del  modello  concettuale  ambientale,
vengono individuati gli «inquinanti indice», cioe' le sostanze che, a
causa  delle  entita'  delle  concentrazioni  riscontrate  nell'area,
risultano maggiormente rappresentativi della contaminazione dell'area
stessa. Ulteriore rilevanza  agli  inquinanti  indice  e'  attribuita
dalle loro caratteristiche chimico-fisiche, nonche' tossicologiche.
    Nella procedura di valutazione e' di  prioritaria  importanza  la
disponibilita'  di  dati  analitici  affidabili  ed  in  numero
statisticamente  significativo,  derivanti  da  idonei  piani  di
monitoraggio sulle colture dell'area. E'  evidente  che  quanto  piu'
ampio e' il numero di campioni disponibili e quanto piu' varia e'  la
tipologia di colture  campionate,  tanto  piu'  i  risultati  che  ne
derivano sono accurati e significativi per descrivere  la  situazione
di inquinamento dell'area in esame.
    E' necessaria  una  preventiva  disamina  critica  dei  dati  per
valutarne affidabilita' e comparabilita'; inoltre essi devono  essere
armonizzati ai fini dell'espressione del risultato finale.
    La  valutazione  di  rischio  sanitario  che  deriva  dalla
caratterizzazione alimentare prevede un approccio diversificato a tre
fasi da eseguire, in via sequenziale benche' alternativa, in funzione
dei parametri tossicologici disponibili.
2a. Fase1: Confronto con i limiti di riferimento vigenti.
    Qualora  siano  previsti  limiti  normativi,  per  gli  analiti
riscontrati, nelle derrate alimentari (es. Cd e Pb),  la  valutazione
di rischio viene effettuata mediante confronto con i valori limite di
concentrazione  previsti  dalla  medesima  normativa.  In  caso  di
accertamento di superamenti rispetto ai limiti previsti, si applicano
le disposizioni previste dalle medesime norme.
    Nel caso in cui non siano previste disposizioni normative per gli
analiti rilevati, la Valutazione  di  rischio  sanitario  prevede  la
stima dell'esposizione mediante la dieta (Fase 2 o Fase 3).
2b. Fase2: Valutazione di rischio  mediante  ADI,  TDI,  TWI  ecc.  -
Approccio UE.
    L'applicazione della Fase 2 (nonche'  della  Fase  3)  della  VdR
sanitario prevede la stima dell'esposizione mediante  il  consumo  di
prodotti alimentari  provenienti  dall'area  oggetto  di  studio.  Si
rendono necessari, quindi, informazioni inerenti ai dati  di  consumo
alimentare. A livello  nazionale  sono  disponibili  studi  periodici
effettuati dall'Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti  e  la
nutrizione (ex INRAN), che presentano i risultati anche suddivisi per
sesso, per provenienza geografica o  per  fasce  d'eta',  permettendo
l'effettuazione di una distinta valutazione di rischioper i  bambini.
Qualora  siano  disponibili  dati  di  consumo  forniti  con  diversi
raggruppamenti degli alimenti in «voci alimentari»,  si  puo'  optare
per l'uso del dato di matrici aggregate o  disaggregate  (es.  frutta
fresca oppure mele/pere). La scelta dell'uno o l'altro raggruppamento
dipende dalle esigenze valutative sito specifiche.
    E' d'uopo sottolineare che i dati dell'ex INRAN afferiscono anche
al database europeo dei consumi alimentari della European Food Safety
Authority (EFSA).
    Dal punto di vista tossicologico, le  informazioni  e  gli  studi
esistenti  a  livello  internazionale  hanno  condotto,  per  diversi
contaminanti, alla definizione, da parte di organismi  internazionali
(es. OMS, EFSA, SCF ecc.) di parametri di riferimento  tossicologici,
espressi come dosi tollerabili su base giornaliera o settimanale (es.
Acceptable Daily Intake ADI, Tolerable Daily  Intake  TDI,  Tolerable
Weekly Intake TWI); talora, alla luce  delle  conoscenze  al  momento
disponibili, la definizione di tali parametri puo' essere considerata
provvisoria (es. Provisional Tolerable Weekly Intake PTWI).
    La  Fase  2  di  valutazione  di  rischio  prevede  il  confronto
dell'intake di contaminante previsto, mediante il consumo alimentare,
con  il  pertinente  parametro  tossicologico,  secondo  le  seguenti
formule di calcolo relative, rispettivamente, ad una dose tollerabile
definita su base giornaliera (I) e  ad  una  dose  definita  su  base
settimanale (II):
      (I) [Σi (C x IR)i x 100]/(TDI x BW)=HQ
      (II) [Σi (C x IR)i x 7giorni x 100]/(TWI x BW)=HQ
    dove C e' il  valore  rappresentativo  di  concentrazione  di  un
contaminante, ottenuto  mediante  opportuna  elaborazione  statistica
(media, mediana, upper confidence limit,  ecc.),  in  ciascuna  «voce
alimentare»; e' espresso in μg/g;
    IR e' l'Intake Rate (tasso di consumo alimentare pro  capite)  di
ciascuna  «voce  alimentare»  considerata  opportunamente  in  forma
aggregata  o  disaggregata.  Il  valore  ad  esso  attribuibile  e'
reperibile dai dati di consumo ed e' differenziato per fasce  d'eta';
e' espresso in g/giorno;
    TDI e' il Tolerable Daily Intake espresso in μg/Kg peso  corporeo
per giorno;
    TWI  e'  il  Tolerable  Weekly  Intake  espresso  in  μg/Kg  peso
corporeo;
    BW e' il Body Weight  (peso  corporeo),  espresso  in  Kg;  nelle
valutazioni internazionali viene ad esso attribuito, generalmente, un
valore pari a 60;
    HQ e' l'Hazard  Quotient,  adimensionale,  espresso  come  valore
percentuale
    Affinche' il rischio sia accettabile, deve essere  verificata  la
relazione:
      (III) HQ ≤ A
    dove A e' la percentuale di intake del  contaminante  considerata
accettabile rispetto al TDI (o  al  TWI);  esso  rappresenta,  a  sua
volta, il  valore  massimo  accettabile  (100%  dell'accettabilita').
Considerando vari gradi di cautela, possono  essere  proposti  valori
diversi di A.
2c. Fase3: Valutazione di rischio mediante uso della Reference Dose e
dello Slope Factor- approccio USEPA
    Qualora  per  un  contaminante  non  siano  reperibili  parametri
tossicologici di confronto quali ADI, TDI, TWI ecc., ovvero  in  caso
di sostanze cancerogene, la valutazione di rischio sanitario in  aree
agricole viene effettuata applicando  la  Fase  3.  Quest'ultima,  in
analogia alla procedura standardizzata di Analisi di rischio prevista
dalla normativa vigente (decreto legislativo 3 aprile 2006, n.  152),
si avvale dell'approccio statunitense  dell'Environmental  Protection
Agency (EPA) ed utilizza, come parametri tossicologici di  confronto,
la Reference Dose (RfD) per la valutazione degli effetti tossici e lo
Slope Factor (SF) per gli effetti cancerogeni.
    Si ricorda che la RfD cronica indica la  dose  di  sostanza  alla
quale si considera possa  essere  esposta  la  popolazione,  per  via
orale, senza rischi  apprezzabili,  lungo  l'arco  dell'intera  vita,
mentre lo SF rappresenta il potenziale cancerogeno di una sostanza.
    La sanitario  mediante  l'applicazione  della  fase  3  si  rende
necessaria in assenza di limiti normativi per  i  contaminanti  nelle
matrici campionate, nonche' in assenza di  parametri  di  riferimento
tossicologici quali ADI, TDI, TWI ecc.
    In tali  casi,  per  i  contaminanti  caratterizzati  da  effetti
tossici con soglia, si  effettua  esclusivamente  la  valutazione  di
rischio  mediante  uso  della  RfD;  di  contro,  per  contaminanti
caratterizzati da effetti  cancerogeni  con  meccanismo  genotossico,
deve essere effettuata sia la valutazione mediante RfD, che  mediante
l'uso dello SF.
    L'esposizione viene stimata mediante il calcolo delle dosi  medie
giornaliere assunte, rappresentate dalla Average Daily Dose (ADD) per
sostanze caratterizzate  da  effetti  tossici  con  soglia,  e  dalla
Lifetime Average Daily  Dose  (LADD)  per  sostanze  cancerogene  con
meccanismo genotossico.
    Le seguenti formule di calcolo permettono di stimare il valore di
ADD (IV) e LADD (V):
    (IV) ADD = [Σi (C x IR)i x EF x ED]/(BW x ATADD )
    (V) LADD = [Σi (C x IR)i x EF x ED]/(BW x ATLADD )
    dove ADD e' l'Average Daily Dose, espressa in [mg/Kg giorno];
    LADD e' la  Lifetime  Average  Daily  Dose,  espressa  in  [mg/Kg
giorno]
    C  e'  il  valore  rappresentativo  di  concentrazione  di  un
contaminante, ottenuto  mediante  opportuna  elaborazione  statistica
(media, mediana, upper confidence limit,  ecc.),  in  ciascuna  «voce
alimentare»; e' espresso in mg/g;
    IR e' l'Intake Rate (tasso di consumo alimentare pro  capite)  di
ciascuna  «voce  alimentare»  considerata  opportunamente  in  forma
aggregata  o  disaggregata.  Il  valore  ad  esso  attribuibile  e'
reperibile dai dati di consumo ed e' differenziato per fasce  d'eta';
e' espresso in g/giorno;
    EF e' la Exposure Frequency (frequenza d'esposizione), indica  il
numero di giorni in un anno in cui una persona viene a  contatto  con
il contaminante; a tale parametro possono essere, quindi,  attribuiti
valori differenti in funzione, per esempio, della stagionalita' degli
alimenti considerati. E' espressa  in  giorni/anno;  considerando  il
piu' alto grado di conservativita', EF puo' assumere un valore pari a
365, cio' nondimeno un valore pari a 350, che considera 15 giorni  di
ferie e, quindi, di soggiorno lontano dall'area  contaminata,  appare
sufficientemente cautelativo;
    ED e' la Exposure Duration (durata  d'esposizione),  espressa  in
anni; indica il numero effettivo di anni in  cui  la  popolazione  e'
esposta all'ingestione di  alimenti  contaminati.  Nell'effettuazione
della valutazione di rischio per i bambini,  si  attribuisce  a  tale
parametro, in via conservativa, il valore massimo dell'arco  di  eta'
considerato (es. per la fascia d'eta' 0-3 anni, ED e' pari a 3);
    BW e' il Body Weight  (peso  corporeo),  espresso  in  Kg;  nelle
valutazioni statunitensi viene ad esso attribuito, per la popolazione
adulta, un valore pari a 70; per un piu' elevato grado di cautela, si
puo' optare per una valore pari a  60.  Al  fine  di  effettuare  una
distinta valutazione di rischio per i bambini, dai gia' citati  studi
dell'INRAN sono reperibili valori medi di peso corporeo  per  diverse
fasce d'eta';
    AT e' l'Averaging  Time  (tempo  sul  quale  l'esposizione  viene
mediata); e' espresso  in  giorni.  Il  valore  attribuibile  a  tale
parametro differenzia il calcolo dell'ADD e della LADD:
      ATADD e' pari alla durata effettiva  dell'esposizione;  essendo
espresso in giorni, si ha ATADD = ED x 365
      ATLADD e' pari all'arco dell'intera vita (AT = 70  x  365),  in
quanto gli effetti cancerogeni possono manifestarsi anche al  cessare
dell'esposizione stessa.
    Successivamente si esegue la stima quantitativa del rischio.  Per
le sostanze caratterizzate da effetti tossici con  soglia,  la  stima
quantitativa viene  effettuata  mediante  calcolo  dell'Hazard  Index
(HI), che costituisce il confronto  tra  la  dose  media  giornaliera
assunta e la RfD, secondo la seguente formula di calcolo (VI):
      (VI) HI = ADD/RfD
    dove HI e' l'Hazard Index, adimensionale;
    ADD e' l'Average Daily Dose, espressa in [mg/Kg giorno];
    RfD e' la Reference Dose, specifica per via di esposizione orale,
espressa in mg/Kg giorno;
    Affinche' il rischio sia accettabile, deve essere  verificata  la
relazione:
      (VII) HI ≤ A
    dove A indica l'Accettabilita' del rischio;
    Per  le  sostanze  caratterizzate  da  effetti  cancerogeni  con
meccanismo  genotossico,  la  stima  quantitativa  viene  effettuata
integrando il valore stimato per la dose  media  giornaliera  assunta
con lo SF, secondo la seguente formula di calcolo (VIII):
      (VIII) R = LADD x SF
    dove R e' il Rischio cancerogeno, definito come  la  probabilita'
incrementale dell'insorgenza di casi di  tumore  in  una  popolazione
esposta rispetto ad una popolazione non esposta, adimensionale;
    LADD e' la Lifetime Average Daily Dose, espressa in mg/Kg giorno;
    SF e' lo Slope Factor espresso in (mg/Kg giorno)-1 ;
    Affinche' il rischio sia accettabile, deve essere  verificata  la
relazione:
      (IX) R ≤ A
    dove A indica l'Accettabilita' del rischio.
3.  Ripetizione  della  procedura  di  valutazione  di  rischio  dopo
eventuale bonifica.
    Qualora venga accertata  la  presenza  di  un  rischio  sanitario
connesso al consumo di  prodotti  alimentari,  secondo  la  procedura
esposta nel paragrafo 2, si rendono necessari opportuni interventi. A
seguito  di  tali  interventi,  eseguiti  secondo  quanto  definito
nell'allegato 4 al presente regolamento, qualora l'area sia destinata
ancora  a  produzioni  agroalimentari,  si  procede  ad  una  nuova
esecuzione della VdR  sanitario,  a  fronte  delle  nuove  risultanze
analitiche sui prodotti alimentari.  Qualora  all'esito  di  suddetta
analisi vengano confermati rischi sanitari derivanti dal  consumo  di
prodotti agroalimentari, il progetto degli interventi  dovra'  essere
aggiornato in modo da tenere conto delle nuove valutazioni.
                                                          Allegato 4

                              Art. 5.
      Tipologie di intervento applicabili per le aree agricole 

Premessa.
    L'obiettivo di qualsiasi azione di messa in sicurezza e  bonifica
di aree agricole e' quello di preservare la risorsa suolo in tutta la
sua interezza, pertanto sara' fondamentale restringere gli interventi
di rimozione, trasporto, scavo e lavaggio unicamente ai casi  in  cui
altre strategie in situ ed a minore impatto risultino insufficienti.
    E' essenziale, infatti, mantenere gli equilibri ecosistemici  che
hanno portato alla formazione del  suolo,  per  poter  restituire  in
tempi piu' o meno brevi il suolo stesso al tradizionale uso agricolo.
    Gli interventi dovranno essere calibrati in  modo  sito-specifico
in considerazione della tipologia di inquinamento intervenuto,  delle
caratteristiche  pedo-climatiche,  delle  attivita'  agricole  e
zootecniche coinvolte. Tali indicazioni, pertanto, saranno fornite  e
circostanziate    solo    successivamente    alle    indagini    di
caratterizzazione di dettaglio e alla valutazione di rischio.
    Il  mantenimento  di  livelli  di  sicurezza  adeguati  per  gli
operatori agricoli ed i consumatori di prodotti ortofrutticoli non e'
necessariamente legato alla quantita' totale di una specie inquinante
presente nel suolo. Nel caso dei metalli, la frazione  biodisponibile
ha un ruolo chiave essendo soggetta  ai  meccanismi  di  assorbimento
delle colture e di mobilizzazione nelle parti profonde  nel  suolo  e
sottosuolo.
    Obiettivo di questi interventi di bonifica sara' la riduzione del
rischio per la salute e  la  verifica  che  le  concentrazioni  delle
sostanze presenti  nel  suolo  siano  compatibili  con  l'ordinamento
colturale effettivo e potenziale o con il tipo di allevamento  su  di
esso praticato.
1.  Tipologia  di  interventi  di  messa  in  sicurezza  e  bonifica
applicabili per le aree agricole.
    Sono preferibili tecniche che consentano di mettere in  sicurezza
le  aree  potenzialmente  inquinate  evitando  che  le  stesse  siano
utilizzate, impropriamente, per attivita' agricole o  pastorali,  che
abbiano sbocchi sul mercato agroalimentare.  A  tale  scopo  sono  da
preferire specie arboree poliennali, se necessario  in  consociazione
con specie erbacee iperaccumulatrici, in quanto la  salvaguardia  del
paesaggio e della vocazione agricola di una zona  restano  uno  degli
obiettivi strategici nell'ambito della gestione e pianificazione  del
territorio, cosi' come la  protezione  della  salute  dei  cittadini,
evitando la  produzione  abusiva  di  prodotti  alimentari  su  suoli
inquinati.
    Ove possibile, pertanto, sara' data la preferenza  ad  interventi
di bio-,  fito-risanamento  con  piante  poliennali,  che  presentano
numerosi vantaggi rispetto ai trattamenti fisico-chimici:
      messa  in  sicurezza  effettiva  (impedimento  fisico  all'uso
improprio dei suoli inquinati);
      economicita';
      miglioramento del paesaggio;
      miglioramento della fertilita' dei suoli;
      impedimento  all'uso  non  agricolo  dei    suoli    (nuove
edificazioni).
2.1 Fitorisanamento.
    Il fitorisanamento comprende i seguenti processi:
      1) fitodegradazione: azione delle piante e  dei  microorganismi
rizosferici  sulla  degradazione/detossificazione  degli  inquinati
organici presenti nel suolo;
      2)  rizofiltrazione:  decontaminazione  di  una  fase  acquosa
attraverso processi di adsorbimento ed assorbimento  da  parte  delle
radici delle piante;
      3)  fitostabilizzazione:  diminuzione  della  pericolosita'  di
alcune sostanze riducendone la biodisponibilita';
      4)  fitoestrazione:  rimozione  degli  inquinanti  dal  suolo
attraverso l'accumulo nella biomassa delle piante.
    Pertanto, in caso di inquinamento non localizzato e basso livello
di  rischio,  una  strategia  di  riduzione    (rimozione    e/o
immobilizzazione)  della  frazione  biodisponibile  dei  metalli
sicuramente adeguata agli  obiettivi  della  messa  in  sicurezza  e'
perseguibile, in tempi utili, per tornare alle  ordinarie  produzioni
agricole.
    La possibilita' di combinare le tecniche di fitostabilizzazione e
fitoestrazione e' di sicuro interesse per aree rurali a livello medio
basso di contaminazione da metalli potenzialmente tossici.
    A tale scopo, e' particolarmente indicato l'utilizzo di piante  a
rapido accrescimento quali pioppo  ed  eucalipto,  per  le  quali  la
letteratura scientifica ha evidenziato,  da  tempo,  una  particolare
affinita' con Cadmio  e  Piombo.  Il  loro  portamento  e  la  rapida
colonizzazione  dello  spazio  e'  anche  funzionale  ad  impedire
fisicamente  ogni  altro  tipo  di  attivita',  agricola  e  non,
nell'appezzamento da mettere in sicurezza.
    Nel caso in cui i livelli di contaminazione  riguardino  elementi
come il Cromo, la cui affinita' con le colture arboree  summenzionate
non  e'  risultata  soddisfacente,  sono  altamente  consigliate  le
brassicacee  iperaccumulatrici  che,  per  le  loro  caratteristiche
fisiologiche,  assorbono  questo  elemento  utilizzando  lo  stesso
meccanismo attivo di trasporto dei solfati.
    L'effetto di questa tecnica puo' essere incrementato  utilizzando
degli ammendanti organici, il  cui  contenuto  di  chelanti  naturali
migliora l'assimilazione dei metalli da parte  delle  colture.  Altro
fattore che e' possibile modulare e' l'efficienza  radicale,  tramite
l'inoculo  con  funghi  micorrizici  (es.  Trichoderma  spp)  che  ne
accrescano la superficie assorbente.
    In caso di contaminazione da inquinanti organici, la  tecnica  di
fitodegradazione descritta al punto 1 puo' rappresentare la chiave di
volta perche' consente di associare il mantenimento di  un  paesaggio
rurale alla naturale degradazione dei composti  organici.  In  questo
caso, l'utilizzo di specie arboree dotate  di  un  apparato  radicale
adeguatamente fitto e profondo puo' essere coadiuvato da un prato  di
lolium, il cui effetto dell'apparato radicale su IPA  ed  Idrocarburi
e' stato comprovato da tempo.
    La fertilizzazione con compost puo' produrre risultati  positivi,
visto che le  biomasse  compostate  possono  fungere  da  inoculo  di
microbi e possono  fornire  un  ulteriore  input  di  nutrienti  alla
microflora gia' presente nel suolo.
    La strategia  di  fitorisanamento  ideale  include,  dunque,  una
arborea con sesto di impianto  2  x  1  associato  ad  un  prato  (di
brassicacee, nel caso si voglia potenziare l'effetto fitoestrattivo e
di  lolium,  nel  caso  di  un  effetto  rizodegradativo),  su  suoli
fertilizzati con ammendante ed inoculati con funghi micorrizzici.
2.2 Biorisanamento.
    Il biorisanamento e' una tecnologia  che  prevede  l'utilizzo  di
microrganismi naturali  o  ricombinanti  per  abbattere  le  sostanze
tossiche  presenti  nel  suolo,  in  particolare  composti  organici,
attraverso processi che possono essere aerobici o anaerobici. Le  due
principali tecniche di biorisanamento sono:
      1)  Biostimulation:  potenziamento  del  metabolismo  della
microflora  autoctona  attraverso  l'input  di  nutrienti  derivanti
dall'essudazione  radicale  di  specie  vegetali  opportunamente
selezionate  oppure  da  fertilizzazioni  organiche.  Di  facile
applicazione e'  anche  l'innesco  di  processi  aerobici  attraverso
lavorazioni  frequenti  capaci  di  arieggiare  il  suolo  e  fornire
maggiori quantita' di ossigeno alla microflora.
      2)  Bioaugmentation:  incremento  delle  cellule  batteriche  e
fungine presenti nel suolo e selezionate per  le  loro  capacita'  di
degradare  composti  organici,  riprodotte  in  dosi  massive  in
bioreattori ed inoculate nel suolo da decontaminare  in  uno  o  piu'
interventi. Il principale problema da affrontare, per questa tecnica,
e' il mantenimento  di  un  adeguato  numero  di  cellule  microbiche
degradatrici nel suolo legato alla  competizione  con  la  microflora
gia' presente. Per superare con successo  questo  ostacolo,  si  puo'
optare per la selezione di una  microflora  autoctona  gia'  adattata
alle  condizioni  edafiche  e  chimico-fisiche  del  suolo,  estratta
direttamente dai suoli che si intende decontaminare. Questo approccio
e' sicuramente uno dei piu' completi, se si considera che  l'utilizzo
di microflora autoctona  ha  il  vantaggio  di  creare  un  formulato
biodegradatore che  include  sia  batteri  che  funghi  in  grado  di
metabolizzare inquinanti a differente livello di recalcitranza in  un
ampio spettro di condizioni ambientali,  tipiche  del  suolo  che  si
intende risanare. La capacita' di mantenere un attivita'  costante  e
non condizionata  dai  fattori  ambientali  e'  legata,  anche,  alla
possibilita' da parte dei  microbi  di  aggregarsi  in  consorzi  che
includono  microbi,  funghi,  lieviti  all'interno  di  una  matrice
polimerica da loro prodotta in cui le condizioni  di  pH,  potenziale
redox sono mantenute a  livelli  ottimali.  Tali  consorzi,  chiamati
biofilm,  rappresentano  un  ulteriore  elemento  da  tenere  in
considerazione qualora si voglia effettuare una  bioaugmentation  con
specie autoctone.
2.3 Altre tecniche.
    Le tecniche  menzionate  in  precedenza  hanno  il  vantaggio  di
presentare un impatto molto basso dal punto  di  vista  ambientale  e
paesaggistico,  associato  a  convenienti  costi  di  applicazione.
Tuttavia ci sono casi in cui i livelli  di  inquinanti  presenti  nel
suolo, siano essi organici o  inorganici,  sono  tali  da  richiedere
approcci piu' incisivi.
    In  tali  situazioni  sono  proponibili  unicamente  trattamenti
chimico-fisici che garantiscano  alte  rese  di  rimozione,  ma  sono
generalmente  molto  costosi  e  provocano  inoltre  la  modifica
irreversibile delle proprieta' del suolo trattato. Pertanto  la  loro
applicazione deve essere limitata agli effettivi volumi di suolo  che
necessitano di questi trattamenti.
    I trattamenti chimici consistono in  una  detossificazione  degli
inquinanti attraverso reazioni di trasformazione in  sostanze  dotate
di una minore tossicita' e/o mobilita', come:
      a)  ossidazione:  attraverso  l'iniezione  nella    matrice
contaminata di un forte  agente  ossidante  (perossido  di  idrogeno,
permanganato  di  potassio),  che  ne  consentano  una  completa
mineralizzazione;
      b) riduzione: impiegata nel  caso  in  cui  le  specie  ridotta
presenti una minore tossicita';
      c) soil-flushing: estrazione delle specie  chimiche  inquinanti
con liscivianti (solventi organici, tensioattivi etc.)  e  successiva
separazione  di  percolato  da  avviare  ad  un  ulteriore  iter  di
smaltimento o bonifica;
      d)  fissazione:  utilizzo  di  agenti  chimici  chelanti  che
consentono di  concentrare  i  metalli  in  porzioni  di  suolo  piu'
contenute in vista di un trattamento ex situ.
    I trattamenti fisici sono basati, essenzialmente,  sul  passaggio
degli inquinanti nelle  differenti  fasi  del  suolo.  Si  tratta  in
particolare di:
      a) solidificazione: riduzione della permeabilita'  della  massa
contaminata;
      b)  trattamenti  termici:  si  basano  sull'incenerimento,  la
gassificazione  o  la  pirolisi  che  comportano,  in  ogni  caso,  a
differenti  condizioni  di  temperatura,  la  volatilizzazione  degli
inquinati e la loro rapida ossidazione  con  formazione  di  composti
inorganici (CO2, ossidi di azoto e zolfo, ecc).
    A seguito dei  trattamenti  sopra  elencati,  si  procede  ad  un
aggiornamento della caratterizzazione dell'area e  alla  ripetizione,
ove necessario, della procedura di Valutazione di  rischio  (VdR)  di
cui all'allegato 3 al presente regolamento.
    Le aree che, a seguito della nuova VdR, risultino non compatibili
con l'ordinamento colturale effettivo e potenziale o con il  tipo  di
allevamento  su  di  esso  praticato,  possono  essere  destinate  ad
alberature con specie arboree caratterizzate da  buona  adattabilita'
alle condizioni pedoclimatiche dell'area, profondita' degli  apparati
radicali, alta capacita' di suzione  radicale,  come  pioppo  bianco,
pioppo nero ed eucaliptus.
                                                          Allegato 5

                              Art. 7.
                Adempimenti per cittadini ed imprese

    Agli esclusivi fini di cui all'art. 7, comma  1  della  legge  11
novembre 2011, n. 180, gli oneri informativi  di  nuova  introduzione
sono i seguenti:
      a)  ai  sensi  dell'art.  3,  comma,  3,  la  presentazione
dell'autocertificazione che i livelli di CSC non sono stati  superati
anche per una sola sostanza, resa ai sensi e per  gli  effetti  degli
articoli 46 e 47 del  decreto  del  Presidente  della  Repubblica  28
dicembre 2000, n.  445,  corredata  della  necessaria  documentazione
tecnica e comunicata agli enti di cui al comma  1,  che  conclude  il
procedimento;
      b) ai sensi dell'art. 4, comma 3 la presentazione all'Autorita'
competente della relazione di valutazione del rischio e  dell'istanza
conclusione procedimento in caso in cui le concentrazioni riscontrate
risultino  compatibili  con  l'ordinamento  colturale  effettivo  e
potenziale o con il tipo di allevamento su di esso praticato;
      c) ai sensi dell'art.  5,  comma  1,  la  presentazione,  della
relazione di valutazione di rischio e del progetto  degli  interventi
da  attuare  se  all'esito  della  valutazione  del  rischio  le
concentrazioni  riscontrate  nel  suolo  sono  incompatibili  con
l'ordinamento colturale effettivo e  potenziale  o  con  il  tipo  di
allevamento su di esso praticato.
    Con riferimento alla disciplina generale di cui all'art. 242  del
decreto legislativo 3 aprile 2006,  n.  152,  gli  oneri  informativi
eliminati sono i seguenti:
      a) ai sensi dell'art. 242, comma 3, del decreto  legislativo  3
aprile 2006, n. 152, la presentazione del piano di  caratterizzazione
all'autorita' competente;
      b) ai sensi dell'art. 242, comma 4, del decreto  legislativo  3
aprile 2006, n. 152, la presentazione  dei  risultati  del  piano  di
caratterizzazione all'autorita' competente;
      c) ai sensi dell'art. 242, comma 4, del decreto  legislativo  3
aprile 2006, n. 152, la presentazione dei risultati  della  procedura
di analisi di rischio sito  specifica  per  la  determinazione  delle
concentrazioni soglia di rischio;
      d) ai sensi dell'art. 242, comma 5, del decreto  legislativo  3
aprile 2006, n. 152, la presentazione del piano di  monitoraggio  per
la verifica della stabilizzazione  della  situazione  riscontrata  in
ordine alle concentrazioni soglia di rischio;
      e) ai sensi dell'art. 242, comma 6, del decreto  legislativo  3
aprile 2006, n. 152, la comunicazione all'autorita' competente  della
relazione tecnica riassuntiva degli esiti  del  monitoraggio  per  la
verifica della stabilizzazione della situazione riscontrata in ordine
alla concentrazione soglia di rischio.

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