Data: 2019-01-24 18:16:36

Chi è l'hobbista?

Capisco bene, come la domanda possa apparire banale, quasi a dare per scontato chi siano questi soggetti.
Peraltro, per quanto mi consta, non esiste una norma che "canonizzi" il limite di esercizio dell'attività hobbistica.
Forse, per esclusione, si potrebbe dire cosa non sono, in ragione della legge che disciplina una specifica attività.
Possono non essere considerati "commercianti", ma a condizione che i beni che pongono in vendita, non siano acquistati da terzi e rivenduti al consumatore finale... ma se avessero l'hobby di raccogliere cianfrusaglie e, rivendendole, acquistarne altre?
Presa per buona l'esclusione dalla categoria del commerciante (in senso tecnico), si potrebbe dire che l'hobbista è colui che produce in proprio i beni che pone in commercio? ma, allora, non sarebbe meglio considerarlo un artigiano o, se vogliamo, un produttore di opere dell'ingegno creativo (peraltro, escluso di diritto dalla legge commerciale, dall'art. 9, comma 1, lett. i) della l.r. 62/2018)? Peraltro, il riferimento all'opera dell'ingegno è rafforzata dal riferimento all'art. 2575 c.c. e quindi, sarebbe assai riduttivo pensare a questo soggetto, come ad un abile manovale che riesce a riprodurre, in sequenza, un qualsiasi prodotto che non sia caratterizzato dalla originalità.
A cosa mi resta da pensare, in questa ricerca spasmodica nel mondo del diritto positivo, che non mi offre ricerche convincenti?
Forse che - sia nell'impresa commerciale, sia nell'impresa artigiana - l'elemento comune sia proprio l'impresa o, per meglio dire, l'IMPRENDITORE, la cui attività è diretta alla produzione e allo scambio di beni e servizi, come prevede il codice civile.
Astraendo dal mondo del diritto positivo e sempre utilizzando il criterio "per esclusione", dovrei giungere a sostenere che il c.d. hobbista non è un imprenditore, ma scambia beni e servizi, per hobbi e quindi, per diletto...
Giungo a questa definizione astratta, non troppo convinto di questa definizione residuale, a meno che, possa esistere, in concreto, un criterio di valutazione che mi consente di delimitare un limite (se esiste, nel diritto positivo), oltre al quale si diventa IMPRENDITORE.
Qui mi fermo e lasciando aperta la domanda di cui all'oggetto.
Grazie.

riferimento id:48354

Data: 2019-01-25 06:20:48

Re:Chi è l'hobbista?

Capisco bene, come la domanda possa apparire banale, quasi a dare per scontato chi siano questi soggetti.
Peraltro, per quanto mi consta, non esiste una norma che "canonizzi" il limite di esercizio dell'attività hobbistica.
[color=red]E' un problema ricorrente!!!![/color]

Forse, per esclusione, si potrebbe dire cosa non sono, in ragione della legge che disciplina una specifica attività.
Possono non essere considerati "commercianti", ma a condizione che i beni che pongono in vendita, non siano acquistati da terzi e rivenduti al consumatore finale... ma se avessero l'hobby di raccogliere cianfrusaglie e, rivendendole, acquistarne altre?
[color=red]Assolutamente no ... io posso comprare un prodotto su AMAZON ... mi fa schifo e invece che restituirlo lo porto ai mercatini! [/color]

Presa per buona l'esclusione dalla categoria del commerciante (in senso tecnico), si potrebbe dire che l'hobbista è colui che produce in proprio i beni che pone in commercio?
[color=red]NO!!!!!!!!!!!!! [/color]

ma, allora, non sarebbe meglio considerarlo un artigiano o, se vogliamo, un produttore di opere dell'ingegno creativo (peraltro, escluso di diritto dalla legge commerciale, dall'art. 9, comma 1, lett. i) della l.r. 62/2018)? Peraltro, il riferimento all'opera dell'ingegno è rafforzata dal riferimento all'art. 2575 c.c. e quindi, sarebbe assai riduttivo pensare a questo soggetto, come ad un abile manovale che riesce a riprodurre, in sequenza, un qualsiasi prodotto che non sia caratterizzato dalla originalità.
A cosa mi resta da pensare, in questa ricerca spasmodica nel mondo del diritto positivo, che non mi offre ricerche convincenti?
[color=red]NON trovi niente in giro[/color]

Forse che - sia nell'impresa commerciale, sia nell'impresa artigiana - l'elemento comune sia proprio l'impresa o, per meglio dire, l'IMPRENDITORE, la cui attività è diretta alla produzione e allo scambio di beni e servizi, come prevede il codice civile.
Astraendo dal mondo del diritto positivo e sempre utilizzando il criterio "per esclusione", dovrei giungere a sostenere che il c.d. hobbista non è un imprenditore, ma scambia beni e servizi, per hobbi e quindi, per diletto...
Giungo a questa definizione astratta, non troppo convinto di questa definizione residuale, a meno che, possa esistere, in concreto, un criterio di valutazione che mi consente di delimitare un limite (se esiste, nel diritto positivo), oltre al quale si diventa IMPRENDITORE.
Qui mi fermo e lasciando aperta la domanda di cui all'oggetto.

[color=red]Il problema non è cosa vendono ma se sono operatori PROFESSIONALI o meno. ... e possono esserlo sia che comprino e vendano sia che non comprimo ma realizzino da soli (anche l'artigiano è professionale).
Il problema è FISCALE ... rinuncia a controllare amministrativamente ... se hai dubbi manda segnalazione alla GUARDIA DI FINANZA e se gli contestano l'esercizio professionale li cacci dai mercatini dell'usato.

Mi opinione personale: il 50% degli attuali operatori sono professionali.

COSA PUOI FARE?
Nel regolamento stabilire che non concedi posteggio se il soggetto ha partecipato ad almeno 20 mercatini l'anno in tutta Italia. Lo fai autocertificare ... poi è ovvio che è impossibile controllare direttamente ... magari prima o poi lo Stato o la Regione si svegliano e creando una banca dati degli hobbisti!!!!!!!!!!!!!
[/color]

riferimento id:48354

Data: 2019-01-25 07:49:51

Re:Chi è l'hobbista?

Intanto, grazie: risposta concreta e senza tanti giri di parole.
A corollario di queste riflessioni, alcuni altri quesiti-considerazioni.

Altri autorevoli commentatori, fanno, infatti, riferimento, alla normativa fiscale e, in via derivata, stabiliscono dei principi di carattere generale, quali la possibilità di non emettere ricevute (se non quando trattino con commercianti: obbligo da riferire più ai secondi, che non ai primi) e, qualora le emettano, di adeguarsi alla normativa fiscale che prevede l'imposta di bollo; il valore limite (€ 250,00) delle cose vendute, oltre le quali si configurerebbe il commercio; il numero massimo annuo di partecipazioni a mercatini vari; ecc: in realtà, sarebbero solo il frutto di ricostruzioni, non aderenti a nessuna norma positiva.

Parliamo, quindi, di una zona grigia della polizia amministrativa ma, se vogliamo, anche di quella fiscale, giacché gli eventuali accertamenti finalizzati alla individuazione della fattispecie, presuppongono l'acquisizione di indizi di non semplice acquisizione: primi fra tutti, quelli finalizzati ad appurare l'esistenza dell'impresa commerciale e/o artigianale.

Per altro verso e quindi valorizzando il valore culturale del "baratto" (antica prassi di scambio, per superare la condizione di bisogno), la facilitazione di questo tipo di attività - magari prevedendo tariffe di occupazione del suolo pubblico ridotte, se non gratuite, ecc. - potrebbe contribuire a dare luogo ad una sorta di "reddito di cittadinanza", dove la persona disagiata (il disoccupato "hobbista"), senza venire umiliata nella sua dignità dall'obolo di Stato (per come oggi viene fatto apparire), potrebbe sentirsi parte attiva del sistema economico-sociale.

Ad ogni buon conto, sarebbe corretto affermare che durante un controllo di polizia amministrativa, ciò che dovremmo sicuramente verificare sono elementi quali:
1. l'effettiva e concreta presenza dell'hobbista che si dichiara tale, presso il punto vendita?
2. l'assoluta non riconducibilità dell'hobbista ad una qualsivoglia attività d'impresa? quindi, verificando il codice fiscale, stabilire se - quale ditta individuale o quale socio di una società di persone o di capitali - risulti iscritto alla camera di commercio o sia titolare di titoli commerciali. Peraltro, sul punto, mantengo un dubbio in ordine al fatto che un commerciante non possa anche fare l'hobbista, qualora i beni che pone in commercio siano diversi da quelli della sua attività d'impresa.
3. la mancanza in loco di quansiasi mezzo di registrazione fiscale?
Cosa ne pensate?

riferimento id:48354
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