E' stata estratta a campione una pratica di subingresso di esercizio di vicinato, nella modulistica proposta da Star non è richiesto alcun dato inerente le pratiche edilizie e l'agibilità del locale e nessuna autocertificazione che ne attesti la regolarità urbanistica; premesso che attraverso l'archivio edilizia è possibile comunque reperire le pratiche, qualora venissero riscontrate delle incongruenza, ad esempio la destinazione d'uso non conforme, è possibile intervenire per chiedere la conformazione dell'attività?
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E' stata estratta a campione una pratica di subingresso di esercizio di vicinato, nella modulistica proposta da Star non è richiesto alcun dato inerente le pratiche edilizie e l'agibilità del locale e nessuna autocertificazione che ne attesti la regolarità urbanistica; premesso che attraverso l'archivio edilizia è possibile comunque reperire le pratiche, qualora venissero riscontrate delle incongruenza, ad esempio la destinazione d'uso non conforme, è possibile intervenire per chiedere la conformazione dell'attività?
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La questione è articolata ma devi distinguere il problema EDILIZIO da quello COMMERCIALE.
Se l'immobile ha delle irregolarità NON E' DETTO che ciò incida sull'esercizio dell'attività.
In quel caso l'ufficio edilizia si attiverà nei confronti del PROPRIETARIO (che può essere diverso dal titolare dell'attività) per le eventuali sanatorie.
Ovviamente se la destinazione non è compatibile il problema riguarda anche l'esercente ... e qui si aprono 2 strade:
1) intervento entro 60 giorni
2) intervento dopo 60 gironi
A mio avviso la destinazione NON CONFORME non è sanabile con la "conformazione art. 19" (in quanto presuppone l'attivazione di una nuova procedura e non una mera regolarizzazione di fatto).
Quindi ne determina inefficacia della scia e applicazione delle sanzioni pecuniarie.