Un soggetto ha presentato istanza di apertura di uno stabilimento balneare. Da una verifica preliminare dei requisiti soggettivi risulta: un patteggiamento per lesioni personali colpose e i seguenti procedimenti penali pendenti: 633 cp, 648 cp, 582 cp (cinque procedimenti), 1161 codice della navigazione (cinque procedimenti), 659 cp, 629 cp, rd 327/1942, 334 e 335 cp.
Che fare a fronte di tutti questi procedimenti penali pendenti?
I requisiti morali da osservare sono oltre alle cause di divieto, di decadenza o di sospensione di cui all’art. 67 del D.Lgs. 159/2011 (disposizioni antimafia), quelli previsti dal TULPS all’art.92 e all’art. 11 che recita;
Salve le condizioni particolari stabilite dalla legge nei singoli casi, le autorizzazioni di polizia debbono essere negate:
1) a chi ha riportato una condanna a pena restrittiva della libertà personale superiore a tre anni per delitto non colposo e non ha ottenuto la riabilitazione;
2) a chi è sottoposto all'ammonizione o a misura di sicurezza personale o è stato dichiarato delinquente abituale, professionale o per tendenza.
Le autorizzazioni di polizia possono essere negate a chi ha riportato condanna per delitti contro la personalità dello Stato o contro l'ordine pubblico, ovvero per delitti contro le persone commessi con violenza, o per furto, rapina, estorsione, sequestro di persona a scopo di rapina o di estorsione, o per violenza o resistenza all'autorità, e a chi non può provare la sua buona condotta.
Le autorizzazioni devono essere revocate quando nella persona autorizzata vengono a mancare, in tutto o in parte, le condizioni alle quali sono subordinate, e possono essere revocate quando sopraggiungono o vengono a risultare circostanze che avrebbero imposto o consentito il diniego della autorizzazione.
Per approfondire poi leggere qui http://www.marilisabombi.it/doc/articoli/buona_condotta.pdf
Va ricordato che la presunzione d’innocenza è un principio del diritto penale secondo il quale un imputato è considerato non colpevole sino a condanna definitiva, vale a dire, sino all’esito del terzo grado di giudizio emesso dalla Corte Suprema di Cassazione.