Data: 2016-09-18 15:01:14

distributore di carburante

Buonasera,
volevo aggiornamenti in merito alla questione ""distributore di carburante in un centro abitato..."
Grazie

riferimento id:36079

Data: 2016-09-20 08:13:38

Re:distributore di carburante


Buonasera,
volevo aggiornamenti in merito alla questione ""distributore di carburante in un centro abitato..."
Grazie
[/quote]

Nel LAZIO la materia è disciplinata dalla L.R. 2-4-2001 n. 8 - Nuove norme in materia di impianti di distribuzione di carburanti.

Per i CENTRI ABITATI esistono norme "speciali" relative agli indici di edificabilità:

[color=red]Art. 11-bis
Indici di edificabilità.

1. Fatte salve le previsioni di cui all'articolo 10, comma 1-quater, nonché quelle riguardanti le zone di cui all'articolo 10, comma 1, lettera a), i comuni individuano, nei piani comunali di ristrutturazione della rete distributiva dei carburanti di cui all'articolo 26, la cubatura utile necessaria per la realizzazione di adeguati servizi all'autoveicolo e all'automobilista, comprendente anche eventuali attività commerciali e di ristoro, nell'ambito dei seguenti indici di edificabilità:

a) per le strade comunali e per quelle comunque ricadenti nei centri abitati, su superfici utili disponibili fino a 3.000 metri quadrati, da un minimo di metri cubi 0,10/1 metro quadrato ad un massimo di metri cubi 0,15/1 metro quadrato;

b) per le strade comunali e per quelle comunque ricadenti nei centri abitati, su superfici utili disponibili comprese tra 3.001 e 10.000 metri quadrati, da un minimo di metri cubi 0,05/1 metro quadrato ad un massimo di metri cubi 0,10/1 metro quadrato;

c) per le strade regionali o provinciali, su superfici utili disponibili fino a 15.000 metri quadrati, dà un minimo di metri cubi 0,15/1 metro quadrato ad un massimo di metri cubi 0,30/1 metro quadrato;

d) per le strade statali, su superfici utili disponibili fino a 20.000 metri quadrati, da un minimo di metri cubi 0,15/1 metro quadrato ad un massimo di metri cubi 0,40/1 metro quadrato.

2. La eventuale maggiore superficie disponibile non assume rilievo al fine della determinazione della cubatura utile totale, che rimane comunque definita nell'ambito degli indici di cui al comma 1.

3. Negli impianti aventi superficie inferiore o pari a 10.000 metri quadrati, la superficie di vendita destinata ad attività commerciali e quella destinata ad attività di somministrazione di alimenti e bevande non può essere superiore, complessivamente, a 250 metri quadrati[/color]

E norme sulla incompatibilità

[color=red]Art. 12
Incompatibilità.

1. Nei centri abitati non possono essere realizzati impianti di distribuzione di carburanti:

a) in zone pedonali e/o a traffico limitato in modo permanente;

b) privi di sede propria, per i quali il rifornimento avviene sulla sede stradale, qualora il comune accerti che arrechino intralcio al traffico.

2. Fuori dai centri abitati non possono essere realizzati impianti di distribuzione di carburanti:

a) ricadenti in corrispondenza di biforcazioni di strade di uso pubblico (incroci ad Y) e ubicati sulla cuspide degli stessi con accessi su più strade pubbliche;

b) ricadenti all'interno di curve con raggio minore o uguale a metri 100, salvo che si tratti di impianto unico in comuni montani;

c) privi di sede propria, per i quali il rifornimento avviene sulla sede stradale;

d) ricadenti a distanza non regolamentare da incroci od accessi di rilevante importanza, per i quali non sia possibile l'adeguamento ai fini viabili a causa di costruzioni esistenti o impedimenti naturali.

3. Le incompatibilità di cui ai commi 1 e 2 si applicano anche agli impianti già esistenti, salvo quanto previsto all'articolo 27, comma 2-quater [/color]

Nonchè distanze minime fra impianti, ritenute parzialmente legittime dalla giurisprudenza prima, ed ILLEGITTIME poi (vedi in calce

[color=red]Art. 13
Distanze minime tra i diversi impianti.

1. Ai nuovi impianti di distribuzione dei carburanti, o a quelli da potenziare con nuovi prodotti, si applica quanto disposto dal presente articolo.

2. Per il nuovo impianto, se dotato di benzina e/o gasolio, nonché per l'impianto dotato di solo GPL e/o metano da potenziare con benzina e/o gasolio, si devono rispettare le seguenti distanze minime da altro impianto erogante benzina e/o gasolio situato nell'ambito della Regione:

a) nei centri abitati, la distanza minima di trecento metri nel percorso stradale più breve e di seicento metri nella stessa direttrice di marcia;

b) fuori dai centri abitati, sulle strade comunali, la distanza minima di un chilometro e mezzo nel percorso stradale più breve;

c) fuori dai centri abitati, sulle strade provinciali nella stessa direttrice di marcia, o mano contraria, la distanza minima di tre chilometri nel percorso stradale più breve;

d) fuori dai centri abitati, sulle strade statali e di competenza regionale nella stessa direttrice di marcia, o mano contraria, la distanza minima di cinque chilometri nel percorso stradale più breve;

d-bis) fuori dai centri abitati, sulle strade comunali, provinciali e statali in prossimità di quartieri fieristici, nodi di scambio intermodali, porti e aeroporti in un raggio di cinquecento metri dalle relative strutture elencate, la distanza minima di un chilometro nel percorso stradale più breve (15).

3. Per il nuovo impianto, se dotato di metano, nonché per l'impianto da potenziare con metano, si devono rispettare le seguenti distanze minime da qualsiasi altro impianto erogante metano situato nell'ambito della Regione:

a) nei comuni con popolazione residente non superiore a diecimila abitanti la distanza, minima di dieci chilometri nel percorso stradale più breve;

b) nei comuni con popolazione residente compresa tra diecimilauno e trentamila abitanti, la distanza minima di otto chilometri nel percorso stradale più breve;

c) nei comuni con popolazione residente compresa tra trentamilauno e sessantamila abitanti, la distanza minima di otto chilometri nel percorso stradale più breve;

d) nei comuni con popolazione residente superiore a sessantamila abitanti, la distanza minima di quattro chilometri nel percorso stradale più breve;

e) nel Comune di Roma, per la sola area del centro abitato, la distanza minima di novecento metri nel percorso stradale più breve e milleottocento metri nella stessa direttrice di marcia.

4. Per il nuovo impianto, se dotato di GPL, nonché per l'impianto da potenziare con GPL, si devono rispettare le seguenti distanze minime, da qualsiasi altro impianto erogante GPL situato nell'ambito della Regione:

a) nei centri abitati, la distanza minima di tre chilometri nel percorso stradale più breve;

b) fuori dai centri abitati, la distanza minima di otto chilometri, nel percorso stradale più breve;

c) nel Comune di Roma, fuori dal centro abitato, la distanza minima di sette chilometri nel percorso stradale più breve.

5. Per la verifica delle distanze di cui ai commi 2, 3 e 4 si osservano le seguenti modalità:

a) per la individuazione dei centri abitati si applica quanto disposto dal decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, articolo 3, comma 8, dal decreto del Presidente della Repubblica 16 dicembre 1992, n. 495, e successive modificazioni;

b) qualora gli impianti esistenti, nuovi o da potenziare, siano ubicati su strade o in aree cui si applicano diverse distanze minime, la distanza minima da rispettare è pari alla media aritmetica delle distanze minime stesse;

c) per la determinazione delle distanze nella stessa direttrice di marcia e per il percorso stradale più breve, le distanze stesse devono essere calcolate sia rispetto all'impianto esistente o già autorizzato che precede il nuovo, sia rispetto a quello esistente o già autorizzato successivo;

d) se l'impianto nuovo o da potenziare è ubicato su strada privata, il calcolo delle distanze minime va riferito all'accesso su strada pubblica e, nel caso di più accessi, ciascuno di essi deve rispettare le distanze minime di cui ai commi 2, 3 e 4;

e) se l'impianto nuovo o da potenziare è ubicato su strada statale o di competenza regionale, il calcolo delle distanze minime va riferito esclusivamente all'impianto esistente o autorizzato che precede o che segue l'impianto stesso ubicato sulla medesima strada.[/color]




***************
[color=red][b]Consiglio di Stato, Sentenza n. 3084 del 23/05/2011[/b][/color]

FATTO e DIRITTO

1. La presente controversia ha ad oggetto il rilascio, da parte del comune di Narni, in favore della Tiberina Petroli Tiber s.r.l. (in prosieguo società Tiberina), dell’autorizzazione alla costruzione e gestione di un impianto di distribuzione di carburante del tipo benzina e gasolio (cfr. nota prot. n. 263 del 5 novembre 2003).

1.1. Giova premettere in fatto, per quanto di interesse ai fini della presente controversia, che:

a) il comune di Narni ha negato alla società Metano Terni s.n.c. (in prosieguo società Metano), l’ampliamento dell’impianto di distribuzione del metano per autotrazione da essa gestito a circa 400 metri dal sedime su cui sarebbe dovuto sorgere l’impianto della ditta Tiberina (cfr. nota prot. n. 1784 del 21 gennaio 2004);

b) il richiesto ampliamento aveva ad oggetto la distribuzione di benzina e gasolio;

c) in data 12 marzo 2004 la società Metano ha notificato un ricorso al T.a.r. dell’Umbria (seguito da alcuni atti recanti motivi aggiunti), per ottenere l’annullamento del provvedimento autorizzatorio; sono state sollevate quattro autonome serie di censure, di cui due incentrate su violazioni di carattere procedurale, e due su asserite violazioni della disciplina statale e regionale di settore, ratione temporis vigente (d.lgs. n. 32 del 1998; l.r. n. 42 del 1990, l. r. n. 11 del 2003; reg. reg. n. 12 del 2003); in entrambi i casi l’interesse materiale azionato in giudizio è stato quello al rispetto delle distanze minime previste dalla disciplina regionale;

d) successivamente alla proposizione del ricorso di primo grado il comune di Narni ha autorizzato la società Metano ad ampliare il proprio impianto (cfr. nota prot. n. 118 del 2005).

2. L’impugnata sentenza – T.a.r dell’Umbria n. 87 del 6 aprile 2005 -:

a) ha respinto le eccezioni di irricevibilità ed inammissibilità per difetto dello ius postulandi degli atti di motivi aggiunti;

b) ha respinto le eccezioni di carenza di interesse ad agire e legittimazione al ricorso sulla scorta dei seguenti argomenti (pagine 8 – 12 della sentenza):

I) irrilevanza del rigetto della domanda di ampliamento dell’impianto a metano gestito dalla società Metano e del differente settore merceologico in cui operano le due imprese concorrenti (mercato del metano, da un lato, mercato della benzina e del gasolio dall’altro);

II) rilievo decisivo alla vicinanza fra i due impianti che consente di configurare una concorrenza diretta nel settore dei prodotti non oil;

III) carenza solo documentale dell’istanza di ampliamento ricusata in danno della società Metano, che lascia presagire la concreta possibilità di un successivo rilascio;

IV) valore assorbente del rispetto delle norme cogenti in materia di distanze fra impianti di erogazione di carburanti che qualifica e tipizza, ex se, la posizione soggettiva vantata dal gestore di un impianto in attività <<… a fronte di atti che esso denuncia siccome illegittimi proprio perché adottati in violazione di dette norme (pubblicistiche) in materia di distanze.>>;

c) nel merito, ha accolto tutti i motivi annullando gli atti impugnati;

d) ha condannato gli intimati al pagamento delle spese di lite.

3. Con ricorso ritualmente notificato e depositato, rubricato al nrg. 4989/2005, la società Tiberina ha impugnato la su menzionata sentenza articolando tre complessi motivi di gravame.

3.1. Nel relativo giudizio si sono costituiti il comune di Narni, per aderire al ricorso, e la società Metano per resistere.

4. Con successivo ricorso – rubricato al nrg. 5541/2005 – il comune di Narni ha interposto appello avverso la medesima sentenza.

4.1. Nel relativo giudizio si è costituita la società Metano deducendo sotto plurimi profili l’irricevibilità, l’inammissibilità e l’infondatezza del gravame.

5. Entrambe le cause sono passate in decisione all’udienza pubblica del 17 maggio 2011.

6. Gli appelli, proposti avverso la medesima sentenza, devono essere riuniti a mente dell’art. 96, co. 1, c.p.a.

7. Preliminarmente devono essere esaminate le eccezioni di tardività ed inammissibilità dell’appello proposto dal comune di Narni (pagine 5 – 6 della memoria della società Metano redatta in data 14 aprile 2011).

7.1. L’eccezione di irricevibilità del gravame è infondata in quanto risulta per tabulas che:

a) l’impugnata sentenza è stata notificata al comune di Narni in data 7 aprile 2005;

b) il comune ha consegnato l’atto di appello per la notifica all’ufficiale giudiziario il successivo giorno 6 giugno 2005, entro il termine perentorio di sessanta giorni sancito dall’allora vigente art. 28, co. 2, l. Ta.r.;

c) la notifica si è perfezionata per il destinatario il 7 giugno 2005;

d) l’atto di appello è stato depositato in segreteria in data 4 luglio 2005.

7.2. Parimenti inaccoglibile è l’eccezione di inammissibilità (rectius di improcedibilità), per sopravvenuta carenza di interesse, sollevata dall’appellata in riferimento all’entrata in vigore, nelle more del presente giudizio, dell’art. 87, co. 17, d.l. n. 112 del 2008, convertito con modificazioni dalla l. n. 133 del 2008, nella parte in cui, avendo fatto venir meno la disciplina vincolistica in materia di distanze fra impianti di distribuzione di carburante, consentirebbe la presentazione di una nuova domanda da parte della società Tiberina.

Premesso che effettivamente la materia relativa alla distanza fra gli impianti di distribuzione di carburanti è attualmente disciplinata dall’art. 87, co. 17, d.l. 25 giugno 2008 n. 112 cit. con la quale il legislatore nazionale, in adesione ai rilievi formulati in sede europea circa la violazione delle norme sulla concorrenza, ha introdotto una totale liberalizzazione in materia, con effetto abrogativo delle previsioni precedenti, ove contrastanti con i nuovi principi e, quindi, anche delle distanze dettate dalla normativa precedente (cfr. Cons. Stato, sez. IV, 24 aprile 2009, n. 2590), il collegio rileva la palese genericità dell’eccezione in relazione alla sussistenza dell’interesse sia del comune che della ditta contro interessata a veder esaminata l’impugnativa avverso il provvedimento autorizzatorio del 2003 che, ove respinta, consentirebbe a quest’ultima di portare a compimento e gestire l’impianto agognato.

8. Scendendo all’esame del merito dei ricorsi, assume un rilievo decisivo, ed assorbente di ogni altra questione, l’esame dei mezzi, comuni ad entrambi gli appelli, con cui sono state reiterate criticamente le eccezioni di carenza di legittimazione ad agire della ditta Metano.

8.1. I mezzi sono fondati sia in fatto che in diritto.

8.2. Giova precisare in linea generale, in una con la giurisprudenza di questo Consiglio (cfr., ex plurimis, Cons. Stato, ad. plen., 7 aprile 2011, n. 4; sez. V, 29 marzo 2011, n. 1928; sez. VI, 21 dicembre 2010, n. 9323; sez. V, 7 settembre 2009, n. 5244; sez. IV, 22 dicembre 2007, n. 6613; sez. V, 7 novembre 2005, n. 6200, cui si rinvia a mente dell’art. 74 c.p.a.), che:

a) l’azione di annullamento davanti al giudice amministrativo è soggetta – sulla falsariga del processo civile – a tre condizioni fondamentali: il c.d. titolo o possibilità giuridica dell’azione (cioè la posizione giuridica configurabile in astratto da una norma come di interesse legittimo, ovvero come altri dice la legittimazione a ricorrere discendente dalla speciale posizione qualificata del soggetto che lo distingue dal quisque de populo rispetto all’esercizio del potere amministrativo); l’interesse ad agire (ex art. 100 c.p.c.); e la legitimatio ad causam (o legittimazione attiva/passiva, discendente dall’affermazione di colui che agisce/resiste in giudizio di essere titolare del rapporto controverso dal lato attivo o passivo);

b) tali condizioni devono sussistere al momento della proposizione della domanda e permanere fino al momento della decisione.

Nella specie, come si vedrà meglio in prosieguo, non viene in discussione, in senso proprio, la legittimazione ad agire dell’originario ricorrente (che è pacifica), bensì la carenza, in capo a quest’ultimo e relativamente alle censure in concreto mosse avverso i provvedimenti impugnati, di una posizione differenziata rispetto al quivis de populo, qualificabile in termini astratti come di interesse legittimo, in relazione sia alla data di proposizione del ricorso che a quella della odierna decisione.

La configurabilità della prima condizione dell’azione, il c.d. titolo o legittimazione al ricorso, non è consentita ove l’instaurazione o la prosecuzione di un giudizio sia finalizzata a tutela di interessi a contenuto impossibile, illegittimi o pretese emulative (cfr. da ultimo, sul principio generale, Cons. St., sez. V, 12 febbraio 2010, n. 746; sez. V, 7 settembre 2009, n. 5244).

Tale principio è declinato nel processo amministrativo, nei giudizi aventi ad oggetto procedure lato sensu selettive, nel senso che è inammissibile, per carenza di interesse, il ricorso contro un provvedimento quando, dall’esperimento della c.d. prova di resistenza, risulti con certezza che il ricorrente non sarebbe comunque risultato a sua volta beneficiario della selezione medesima (è il caso delle gare di appalto dove l’eventuale rinnovo procedimentale all’esito dell’annullamento giurisdizionale, rimanendo intatta la clausola precettiva della lex specialis, dovrebbe riprendere dall’esame dell’offerta esclusa ma, al quel punto, risulterebbe evidente l’impossibilità giuridica per l’impresa stessa di risultare aggiudicataria, di stipulare il contratto e di svolgere le prestazioni oggetto dell’appalto).

8.3. Tanto premesso sul piano dei principi, in fatto è sufficiente evidenziare che al momento della proposizione del ricorso di primo grado non era configurabile una concreta posizione differenziata della società Metano rispetto al quivis de populo perché:

a) il comune aveva respinto la relativa domanda di autorizzazione alla vendita di benzina e gasolio;

b) la differenza merceologica dei prodotti petroliferi era tale da far ritenere indimostrata, sulla base dell’id quod plerumque accidit, la possibilità di una effettiva concorrenza nel limitrofo mercato dei prodotti non oil, stante il carattere marginale degli stessi alla luce del plausibile comportamento che ci si può attendere dall’automobilista razionale che sceglie un distributore, in primis, per effettuare il rifornimento del carburante indispensabile ad alimentare il proprio autoveicolo e non per acquistare prodotti non oil.

Ed allora l’aspettativa vantata dalla società Metano non si distingue da quella che potrebbe vantare qualsiasi operatore di settore che aspiri ad intraprendere una impresa nell’ambito territoriale in questione: <<… la capacità di questo dato empirico di influire significativamente sulla legittimazione al ricorso risulta ulteriormente circoscritta quando l’interesse in questione non si collega in modo immediato ed evidente con un determinato bene della vita …. ma si atteggia come mera prospettiva della ripetizione del procedimento>> (cfr. Cons. St., ad. plen., n. 4 del 2011 cit.).

Poiché, come dianzi illustrato, le condizioni dell’azione devono sussistere dal momento della proposizione della domanda (e permanere sino a quello della decisione della stessa), è irrilevante che nel corso del giudizio la società Metano abbia ottenuto l’autorizzazione all’ampliamento del proprio impianto.

8.4. Ma è soprattutto sul piano astratto dell’ordinamento che si coglie appieno l’inammissibilità del ricorso proposto in primo grado dalla società Metano.

La disciplina nazionale in materia di installazione degli impianti di carburante e, segnatamente, quella relativa agli obblighi di distanze minime (d.lgs. n. 32 del 1998 e legislazione regionale attuativa cui è rimessa, ai sensi dell’art. 1, co. 2, del medesimo decreto, l’adozione di norme di indirizzo programmatico attraverso le quali sono introdotti gli obblighi di rispetto delle distanze minime), è stata sottoposta ad un severo scrutinio da parte del giudice del Lussemburgo in relazione alle norme ed ai principi posti a tutela della liberà di stabilimento (cfr. Corte giustizia Unione europea, 11 marzo 2010, n. 384/08, Attanasio Group).

L’art. 43 Ce (ora art. 49 TFUE), letto in combinato disposto con l’art. 48 Ce (ora art. 54 TFUE), è stato interpretato nel senso che una normativa di diritto interno come quella italiana, che prevede distanze minime obbligatorie fra gli impianti stradali di distribuzione di carburanti, costituisce una restrizione alla libertà di stabilimento sancita dal trattato; una disciplina del genere, infatti, applicandosi unicamente ad impianti nuovi e non ad impianti già esistenti prima della sua entrata in vigore, pone condizioni all’accesso all’attività della distribuzione di carburanti e, favorendo gli operatori già presenti sul territorio italiano, è idonea a scoraggiare, se non ad impedire, l’accesso al mercato da parte di imprenditori comunitari.

Né sono stati riconosciuti seriamente applicabili i motivi imperativi di interesse generale idonei a giustificare restrizioni alla concorrenza e ciò per diversi ordini di ragioni.

E’ stato infatti evidenziato che:

a) i limiti rinvenibili nella normativa italiana a tutela della salute, dell’ambiente, della sicurezza stradale non sono adeguati e proporzionati posto che si applicano solo ai nuovi impianti di distribuzione e non a quelli preesistenti;

b) i controlli per la tutela dei su indicati interessi pubblici possono essere efficacemente demandati al concreto riscontro dell’autorità competente, senza inadeguate limitazioni generali basate sul calcolo delle distanze;

c) la tutela dei consumatori, sub specie di <<razionalizzazione del servizio reso agli utenti della rete distributiva>>, costituisce un motivo economico e non un motivo imperativo di interesse generale;

d) in ogni caso tale <<razionalizzazione>> si rivela, sul piano pratico, un espediente per favorire gli operatori già presenti sul territorio.

Facendo applicazione dei su esposti principi all’odierna fattispecie, emerge che nessuna posizione di interesse legittimo è astrattamente enucleabile dall’esame della causa petendi dell’originario ricorso della società Metano perché esso si risolve, all’evidenza, nella richiesta di tutela di un interesse materiale contra ius se messo in relazione alle norme ed ai principi comunitari che tutelano i valori del libero mercato e della concorrenza.

8.5. Deve pertanto ritenersi definitivamente superato l’indirizzo giurisprudenziale (cfr. Cons. Stato, sez. V, 3 dicembre 2009, n. 7589; sez. V, 12 febbraio 2007, n. 565), secondo cui:

a) la valutazione dell’interesse all’impugnazione delle autorizzazioni all’apertura degli impianti di distribuzione di carburanti va verificata con riferimento all’intero apparato distributivo locale, rispetto al quale la distanza minima tra i distributori costituisce uno (ma non il solo) dei parametri da considerare ai fini della configurabilità di questo interesse;

b) le distanze minime tra gli impianti di distribuzione dei carburanti rispondono non solo alla necessità di consentire ai gestori una concreta possibilità di sopravvivere sul mercato, ma anche all’esigenza di assicurare una corretta distribuzione della localizzazione sul territorio per garantire agli utenti condizioni ottimali per la fruizione del servizio; ne deriva che il criterio delle distanze minime tra impianti non può ritenersi posto di per sé in violazione della normativa comunitaria di tutela della libertà di stabilimento, potendo essere la limitazione rivolta a tutelare l’interesse pubblico all’efficienza del sistema distributivo, salva la facoltà del privato di contestare la normativa regionale che in concreto determina la distanza minima da osservare nei vari contesti territoriali.

9. In conclusione gli appelli devono essere accolti con la riforma dell’impugnata sentenza e la declaratoria di inammissibilità dell’originario ricorso di primo grado, ai sensi dell’art. 35, co. 1, lett. b), c.p.a., per difetto di una condizione dell’azione.

10. Le spese di ambedue i gradi di giudizio, regolamentate secondo l’ordinario criterio della soccombenza, sono liquidate in dispositivo.

P.Q.M.

Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale (sezione quinta), definitivamente pronunciando sui ricorsi riuniti meglio specificati in epigrafe:

a) accoglie i ricorsi e per l’effetto, in riforma dell’impugnata sentenza, dichiara inammissibile il ricorso proposto in primo grado dalla società Metano Terni s.n.c.;

b) condanna la società Metano Terni s.n.c. a rifondere in favore del comune di Narni e della società Tiberina Petroli Tiber s.r.l. le spese, gli onorari e le competenze di entrambi i gradi di giudizio che liquida in complessivi euro 5.000/00, oltre accessori come per legge (12,50% a titolo rimborso spese generali, I.V.A. e C.P.A.), per ciascuna parte.

Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall’autorità amministrativa.

Così deciso in Roma nella camera di consiglio del giorno 17 maggio 2011 con l’intervento dei magistrati:

Stefano Baccarini, Presidente
Vito Poli, Consigliere, Estensore
Francesco Caringella, Consigliere
Carlo Saltelli, Consigliere
Doris Durante, Consigliere

DEPOSITATA IN SEGRETERIA Il 23/05/2011


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[color=red][b]CONSIGLIO DI STATO, SEZ. V – sentenza 15 febbraio 2013 n. 940[/b][/color]

REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale (Sezione Quinta) ha pronunciato la presente SENTENZA sul ricorso numero di registro generale 1298 del 2012, proposto da: Icm S.n.c., rappresentato e difeso dagli avv. Emilio Festa, Pasquale Di Rienzo, con domicilio eletto presso Pasquale Di Rienzo in Roma, viale Giuseppe Mazzini N.11; contro Silca Srl,

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REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

Il Consiglio di Stato

in sede giurisdizionale (Sezione Quinta)

ha pronunciato la presente

SENTENZA

sul ricorso numero di registro generale 1298 del 2012, proposto da:

Icm S.n.c., rappresentato e difeso dagli avv. Emilio Festa, Pasquale Di Rienzo, con domicilio eletto presso Pasquale Di Rienzo in Roma, viale Giuseppe Mazzini N.11;

contro

Silca Srl, rappresentato e difeso dagli avv. Alarico Mariani Marini, Goffredo Gobbi, con domicilio eletto presso Goffredo Gobbi in Roma, via Maria Cristina 8;

nei confronti di

Anas Spa, rappresentato e difeso per legge dall’Marco Stigliano Messutti, domiciliata in Roma, via dei Portoghesi, 12; Provincia di Perugia, Comune di Foligno;

per la riforma

della sentenza del T.A.R. UMBRIA – PERUGIA: SEZIONE I n. 00026/2012, resa tra le parti, concernente annullamento autorizzazione per l’installazione e l’esercizio di un impianto di distribuzione di carburanti.

Visti il ricorso in appello e i relativi allegati;

Visti gli atti di costituzione in giudizio di Anas Spa e di Silca Srl;

Viste le memorie difensive;

Visti tutti gli atti della causa;

Relatore nell’udienza pubblica del giorno 23 ottobre 2012 il Cons. Antonio Bianchi e uditi per le parti gli avvocati Pasquale Di Rienzo, Emilio Festa, Goffredo Gobbi e l’avvocato dello Stato Luca Ventrella;

Ritenuto e considerato in fatto e diritto quanto segue.

FATTO

1. La società Energia Petroli 2000 S.r.l. (in seguito EP) era titolare di una stazione di servizio carburanti nel Comune di Foligno, lungo la SS 75 -Centrale Umbra-, direzione Perugia –Foligno.

Tale società nel 2008 comunicava all’Amministrazione comunale di Foligno la propria intenzione di chiudere l’impianto.

Peraltro, nel mese di novembre 2009, a tale società subentrava un altro operatore, la ICM S.n.c..

A seguito del subentro, la predetta ICM presentava al Comune un piano di smantellamento del distributore di carburanti, chiedendo di mantenere le opere sopra il suolo per il loro riutilizzo e riservandosi di presentare il relativo progetto.

In data 20 luglio 2010 , quindi , la ICM presentava al Comune di Foligno una nuova domanda di autorizzazione per l’installazione e ripristino dell’impianto di carburanti , che veniva rilasciata dal Comune stesso in data 7 marzo 2011.

Medio tempore, veniva altresì richiesta all’ANAS la voltura dell’esistente concessione tra ANAS stesso e EP , che veniva rilasciata il 30 aprile 2010.

2. La società Silca S.r.l., titolare di una stazione di servizio – autogrill nel Comune di Spello nella stessa direzione di marcia e a circa 2 chilometri di distanza dalla stazione di EP, impugnava nanti il TAR Umbria gli anzidetti provvedimenti ritenendoli illegittimi e lesivi dei suoi legittimi interessi.

Si costituivano in giudizio la ICM, eccependo l’inammissibilità del gravame per difetto di interesse della Silca, oltre che l’infondatezza di tutti i motivi di ricorso.

Si costituivano, altresì, il Comune di Foligno e l’ANAS, chiedendo parimenti la reiezione del ricorso.

Il TAR , con sentenza n. 26/2012 , respingeva l’eccezione di inammissibilità per difetto di interesse sollevata da ICM e accoglieva il ricorso.

Avverso la predetta sentenza, ICM ha interposto l’odierno appello chiedendone l’integrale riforma.

In giudizio si sono costituiti la Silca chiedendo la reiezione dell’appello, siccome infondato, nonchè l’Avvocatura Generale di Stato per l’ANAS chiedendo, viceversa, l’accoglimento dell’appello medesimo.

Con successive memorie nei termini le parti hanno insistito nelle rispettive tesi giuridiche.

Alla pubblica udienza del giorno 23 ottobre 2012, la causa è stata trattenuta in decisione.

DIRITTO

1. L’appello è fondato sotto l’assorbente profilo del difetto di legittimazione della Silca alla impugnativa dei provvedimenti oggetto della presente controversia., dedotto in primo grado e riproposto in sede di appello .

Assume al riguardo l’appellante che la Silca non avrebbe la legittimazione al ricorso sul presupposto che la disciplina nazionale relativa alle distanze tra impianti di distribuzione carburanti costituisce una restrizione alla libertà di stabilimento, violando così le norme sulla concorrenza sancite a livello comunitario.

2. Il rilievo è da condividere.

Ed invero , secondo il recente insegnamento della Sezione che il Collegio pienamente condivide, la disciplina nazionale relativa all’installazione di impianti di carburante e, in particolare, quella relativa agli obblighi di distanze minime (D.lgs. n. 32 del 1998 e legislazione regionale attuativa cui è rimessa ai sensi dell’art. 1, comma 2, del medesimo decreto, l’adozione di norme di indirizzo programmatico attraverso le quali sono introdotti gli obblighi di rispetto delle distanze minime) è stata sottoposta ad un severo scrutinio del giudice comunitario in relazione alle norme ed ai principi posti a tutela della libertà di stabilimento (cfr. Corte Giustizia Unione Europea, 11 marzo 2010, n. 384/08, Attanasio Group).

L’art. 43 CE (ora art. 49 TFUE), letto in combinato disposto con l’art. 48 CE (ora art. 54 TFUE), è stato interpretato nel senso che una normativa di diritto interno, come quella italiana, che prevede distanze minime obbligatorie fra gli impianti stradali di distribuzione di carburanti, costituisce una restrizione della libertà di stabilimento sancita dal trattato; una disciplina del genere, infatti, applicandosi unicamente ad impianti nuovi e non ad impianti già esistenti prima della sua entrata in vigore, pone condizioni all’accesso all’attività della distribuzione di carburanti e, favorendo gli operatori già presenti sul territorio italiano, è idonea a scoraggiare, se non ad impedire, l’accesso al mercato da parte di imprenditori comunitari.

Né sono stati riconosciuti seriamente applicabili i motivi imperativi di interesse generale idonei a giustificare restrizioni alla concorrenza e ciò per diversi ordini di ragioni.

È stato, infatti, evidenziato che:

a) i limiti rinvenibili nella normativa italiana a tutela della salute, dell’ambiente, della sicurezza stradale non sono adeguati e proporzionati posto che si applicano solo ai nuovi impianti di distribuzione e non a quelli preesistenti;

b) i controlli per la tutela dei su indicati interessi pubblici possono essere efficacemente demandati al concreto riscontro dell’autorità competente, senza inadeguate limitazioni generali basate sul calcolo delle distanze;

c) la tutela dei consumatori, sub specie di >, costituisce un motivo economico e non un motivo imperativo di interesse generale;

d) in ogni caso tale > si rivela, su piano pratico, un espediente per favorire gli operatori già presenti sul territorio (cfr. in termini sez. V, 23 maggio 2011, n. 3084).

3. Orbene, nella fattispecie in esame, emerge che nessuna posizione di interesse legittimo è astrattamente enucleabile dall’esame della causa petendi dell’originario ricorso della Silca perché esso si risolve, all’evidenza, nel mero interesse materiale di quest’ultima ad impedire l’esercizio dell’attività della società concorrente e , come tale , non meritevole di tutela se messo in relazione alle norme ed ai principi comunitari testè enunciati.

In altri termini , il ricorso si sostanzia in un palese tentativo della Silca di impedire l’esercizio di distribuzione carburanti da parte di ICM e, quindi, in una ingiustificata limitazione della concorrenza, la cui tutela non può trovare ingresso nell’odierno giudizio.

4. Erroneamente, quindi, il primo giudice ha disatteso l’eccezione formulata da ICM ritenendo che la Silca abbia interesse al gravame sia perché “due stazioni di servizio (…) si pongono intrinsecamente in concorrenza tra loro”, sia perché la Silca stessa “ha interesse a pretendere il rispetto da parte dell’operatore concorrente di tutte le disposizioni di legge che regolano l’attività esercitata”.

Per un verso infatti, come già precisato, la concorrenza di per sé non è fattore legittimante secondo i parametri comunitari quando, come nella specie, è preordinata ad inibire l’esercizio della medesima attività ad altri operatori del settore.

Per altro verso, l’invocato rispetto della normativa di settore non sostanzia un interesse autonomamente apprezzabile essendo, nella specie, sostanzialmente preordinato a limitare la concorrenza e come tale non meritevole di tutela.

Le asserite illegittimità, infatti, non incidono in alcun modo sull’attività svolta dalla Silca, ma si riferiscono unicamente all’adeguatezza dell’impianto di ICM sotto taluni specifici profili di sicurezza pubblica, la cui verifica è affidata alla competenza esclusiva dell’Anas.

5. Conclusivamente ,per le ragioni esposte il ricorso in appello si appalesa fondato nei sensi sopra precisati e, come tale, da accogliere.

Sussistono giusti motivi per compensare fra le parti le spese nei due gradi di giudizio.

P.Q.M.

Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale, Sezione Quinta, definitivamente pronunciando sul ricorso in appello, di cui in epigrafe, lo accoglie e per l’effetto, in riforma della gravata sentenza, dichiara inammissibile per difetto di legittimazione il ricorso proposto in primo grado dalla Silca.

Spese compensate nei due gradi.

Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall’autorità amministrativa.

Così deciso in Roma nella camera di consiglio del giorno 23 ottobre 2012 con l’intervento dei magistrati:

Pier Giorgio Trovato, Presidente

Vito Poli, Consigliere

Paolo Giovanni Nicolo’ Lotti, Consigliere

Doris Durante, Consigliere

Antonio Bianchi, Consigliere, Estensore

DEPOSITATA IN SEGRETERIA Il 15/02/2013


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L.R. 2 aprile 2001, n. 8 (1).

Nuove norme in materia di impianti di distribuzione di carburanti.

(1) Pubblicata nel B.U. Lazio 10 aprile 2001, n. 10, S.O. n. 8.



Capo I - Disposizioni generali

Art. 1
Finalità della legge.

1 La presente legge, in attuazione dell'articolo 194, comma 4, della legge regionale 6 agosto 1999, n. 14 (Organizzazione delle funzioni a livello regionale e locale per la realizzazione del decentramento amministrativo) e successive modificazioni, detta disposizioni in materia di distributori di carburanti in conformità ai princìpi fondamentali di cui alla normativa nazionale.



Art. 2
Oggetto.

1. Per le finalità di cui all'articolo 1, la presente legge disciplina:

a) i criteri e le modalità per l'esercizio delle funzioni e dei compiti amministrativi della Regione di cui all'articolo 69, comma 1, lettera b), della L.R. n. 14/1999 e successive modificazioni;

b) i criteri generali per l'esercizio delle funzioni e dei compiti amministrativi dei comuni di cui all'articolo 71, comma 1, lettera b), della L.R. n. 14/1999 e successive modificazioni;

c) la verifica sull'idoneità tecnica degli impianti di distribuzione di carburanti, l'attività di vigilanza sull'osservanza della normativa vigente e la funzione di indirizzo e coordinamento della Regione.



Art. 3
Commissione consultiva.

1. È istituita presso l'Assessorato competente in materia di sviluppo economico ed attività produttive la commissione consultiva per gli impianti di carburanti, di seguito denominata commissione, che ha il compito di esprimere il parere in merito all'attività di monitoraggio di cui all'articolo 3, comma 9, del decreto legislativo 11 febbraio 1998, n. 32 e successive modificazioni.

2. La commissione è composta da:

a) il direttore del dipartimento regionale competente in materia, o suo delegato, che la presiede;

b) il dirigente della struttura del dipartimento di cui alla lettera a) competente in materia di carburanti, o suo delegato;

c) un rappresentante dell'Ente nazionale idrocarburi (E.N.I.);

d) un rappresentante dell'Unione Petrolifera;

e) un rappresentante delle associazioni dei concessionari privati (ASSOPETROLI);

f) un rappresentante del Consorzio Grandi Reti;

g) un rappresentante dell'Aldigas/Distragas;

h) un rappresentante della Federmetano;

i) tre rappresentanti delle organizzazioni sindacali della categoria dei gestori di distributori di carburanti maggiormente rappresentative a livello nazionale (FAIB-Confesercenti, Fegica-CISL, Figisc-Anisa-Confcommercio);

l) un rappresentante dell'industria del gas naturale;

l-bis) un rappresentante dell'Automobile Club Italia (ACI) (2);

l-ter) il direttore regionale dei vigili del fuoco del Lazio (3).

3. Le funzioni di segretario della commissione sono svolte da un dipendente della struttura regionale competente in materia di carburanti, di qualifica non inferiore alla categoria C, designato dal direttore del dipartimento di cui al comma 2, lettera a).

4. Il Presidente della Giunta regionale, con proprio decreto da emanarsi entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, provvede alla nomina dei componenti la commissione, sulla base delle designazioni effettuate dagli enti, associazioni ed organizzazioni rappresentati. La mancata designazione di alcuni rappresentanti non impedisce la costituzione della commissione purché siano nominati almeno la metà più uno dei suoi componenti. Il Presidente della Giunta regionale procede all'integrazione della composizione della commissione al momento della presentazione delle designazioni mancanti.

5. In relazione agli argomenti di volta in volta trattati, il presidente della commissione può autorizzare l'audizione di altri soggetti.

6. La commissione rimane in carica per la durata di tre anni ed i suoi componenti possono essere riconfermati.

(2)  Lettera aggiunta dall'art. 1, L.R. 3 novembre 2003, n. 35.

(3)  Lettera aggiunta dall'art. 1, L.R. 3 novembre 2003, n. 35.



Art. 3-bis
Sportello unico.

1. Nei comuni in cui è istituito ed operante lo sportello unico per le attività produttive di cui all'articolo 83 della L.R. n. 14/1999 il procedimento relativo al rilascio dei titoli abilitativi necessari per l'installazione e l'esercizio degli impianti di distribuzione dei carburanti previsti dalla presente legge fa capo al suddetto sportello unico (4).

(4)  Articolo aggiunto dall'art. 2, L.R. 3 novembre 2003, n. 35.



Capo II - Criteri e modalità per l'esercizio delle funzioni e dei compiti amministrativi regionali

Sezione I - Criteri e modalità per il rilascio, il rinnovo ed il trasferimento di concessioni per l'installazione di impianti di carburanti lungo le autostrade ed i raccordi autostradali e per il rilascio di autorizzazione per i relativi potenziamenti

(giurisprudenza)

Art. 4
Rilascio della concessione per l'installazione di nuovi impianti.

1. Le domande per il rilascio di concessioni per l'installazione di nuovi impianti di carburanti sono presentate al dipartimento regionale competente in materia, corredate di:

a) assenso alla installazione dell'impianto da parte dell'Ente nazionale per le strade - ENAS o della società titolare della concessione autostradale;

b) documentazione o autocertificazione dalla quale risulti che il richiedente è in possesso dei requisiti soggettivi nonché della capacità tecnico-organizzativa ed economica di cui agli articoli 5, 6 e 7 del decreto del Presidente della Repubblica 27 ottobre 1971, n. 1269, e successive modificazioni ed alla legge 19 marzo 1990, n. 55, e successive modificazioni;

c) perizia giurata, redatta da un ingegnere o altro tecnico competente, iscritto al relativo albo professionale, attestante la conformità dell'impianto alla normativa vigente al momento della domanda ai fini fiscali, ambientali, urbanistici, artistici e storici, della sicurezza sanitaria e stradale, della prevenzione dagli incendi.

2. Alle domande devono essere inoltre uniti i seguenti documenti:

a) elaborati grafici con la disposizione planimetrica dell'impianto;

b) atto da cui risulti la disponibilità del terreno su cui verrà installato l'impianto;

c) relazione tecnica dell'impianto.

2-bis. Tra più domande concorrenti, dichiarate ammissibili, per la realizzazione di nuovi impianti, fatta eccezione per il grande raccordo anulare di Roma, costituisce criterio di priorità la previsione di autonome attività integrative commerciali, di ristoro, turistiche e/o ricettive (5).

3. Entro sessanta giorni dalla data di presentazione della domanda, completa della documentazione di cui ai commi 1 e 2, il dipartimento regionale competente in materia provvede al rilascio della concessione inviandone copia al richiedente.

(5)  Comma aggiunto dall'art. 3, L.R. 3 novembre 2003, n. 35.



Art. 5
Rilascio dell'autorizzazione per il potenziamento degli impianti.

1. L'autorizzazione al potenziamento di un impianto di carburanti con prodotti non precedentemente autorizzati è rilasciata subordinatamente alla presentazione, da parte del richiedente, della documentazione di cui all'articolo 4, comma 1, lettera c), e comma 2, lettere a) e c).

2. Entro quarantacinque giorni dalla data di presentazione della domanda, completa della documentazione di cui al comma 1, il dipartimento regionale competente in materia provvede al rilascio dell'autorizzazione inviandone copia al richiedente.



Art. 6
Modifiche degli impianti.

1. Non sono soggette all'autorizzazione di cui all'articolo 5 le seguenti modifiche degli impianti di carburanti:

a) sostituzione di colonnine a semplice o doppia erogazione con altre a doppia o multipla erogazione e viceversa, per prodotti già autorizzati;

b) aumento o diminuzione del numero di colonnine, per prodotti già autorizzati;

c) installazione di apparecchi accettatori di carte di credito;

d) cambio di destinazione delle colonnine, per prodotti già autorizzati;

e) cambio di destinazione dei serbatoi e conseguenti modifiche dei collegamenti meccanici, per prodotti già autorizzati;

f) sostituzione ed aumento del numero e/o della capacità di stoccaggio dei serbatoi e dell'olio lubrificante, per prodotti già autorizzati;

g) installazione di apparecchiature self-service post-pagamento, nonché di apparecchiature self-service pre-pagamento o estensione di quelle esistenti ad altri prodotti già autorizzati.

2. Le modifiche di cui al comma 1 sono preventivamente comunicate al dipartimento regionale competente in materia, ai vigili del fuoco ed all'Ufficio tecnico di finanza (U.T.F.) competenti per territorio, all'ENAS o alla società titolare della concessione autostradale e sono realizzate nel rispetto delle norme fiscali, di sicurezza sanitaria e stradale e di prevenzione dagli incendi. La corretta realizzazione delle modifiche deve risultare da regolare verbale di collaudo redatto dalla commissione di cui all'articolo 22, comma 2.

3. Le modifiche di cui al presente articolo sono menzionate nel successivo provvedimento di rinnovo diciottennale della concessione.



Art. 7
Trasferimento della concessione.

1 . La domanda intesa ad ottenere il trasferimento della concessione degli impianti di carburanti è presentata al dipartimento regionale competente in materia e sottoscritta, con firma autentica, sia dal cedente sia dal soggetto subentrante e deve riportare l'indicazione di tutti gli elementi atti ad identificare l'impianto.

2. La domanda deve essere corredata di.

a) dichiarazione di assenso da parte dell'ENAS o della società titolare della concessione autostradale;

b) documentazione o autocertificazione dalla quale risulti che il soggetto subentrante è in possesso dei requisiti soggettivi nonché della capacità tecnico-organizzativa ed economica di cui agli articoli 5, 6 e 7 del D.P.R. n. 1269/1971 e successive modificazioni;

c) documentazione antimafia, riferita al soggetto subentrante, di cui alla L. n. 55/1990 e successive modificazioni;

d) parere dell'U.T.F.

3. La concessione può essere trasferita a terzi solo unitamente alla proprietà o disponibilità del relativo impianto.

4. Entro sessanta giorni dalla data di presentazione della domanda, completa della documentazione di cui al comma 2, il dipartimento regionale competente in materia provvede ad autorizzare il trasferimento della concessione.



Art. 8
Rinnovo della concessione.

1 La domanda di rinnovo della concessione di un impianto di carburanti è presentata al dipartimento regionale competente in materia almeno sei mesi prima della scadenza diciottennale.

2. La domanda deve essere corredata di:

a) assenso alla permanenza dell'impianto da parte dell'ENAS o della società titolare della concessione autostradale;

b) documentazione o autocertificazione dalla quale risulti che il richiedente è in possesso dei requisiti soggettivi nonché della capacità tecnico-organizzativa ed economica di cui agli articoli 5, 6 e 7 del D.P.R. n. 1269/1971 e successive modificazioni ed alla L. n. 55/1990 e successive modificazioni;

c) perizia giurata, redatta da un ingegnere o altro tecnico competente, iscritto al relativo albo professionale, attestante la conformità dell'impianto alla normativa vigente al momento della domanda ai fini fiscali, ambientali, urbanistici, artistici e storici, della sicurezza sanitaria e stradale, della prevenzione dagli incendi.

3. Il rinnovo è subordinato all'accertamento dell'idoneità tecnica delle attrezzature ai fini della sicurezza antincendio e fiscale, nonché della corrispondenza della consistenza dell'impianto ai provvedimenti di concessione e di autorizzazione rilasciati. Tale idoneità deve risultare da regolare verbale di collaudo redatto dalla commissione di cui all'art. 22, comma 2.

4. Entro sessanta giorni dalla data di presentazione della domanda, completa della documentazione di cui al comma 2 e del verbale di collaudo, il dipartimento regionale competente in materia provvede al rinnovo della concessione.



Art. 8-bis
Apertura e orario di servizio degli impianti di carburanti lungo le autostrade ed i raccordi autostradali.

1. Gli impianti di carburanti lungo le autostrade ed i raccordi autostradali devono restare aperti per l'espletamento del servizio di vendita durante tutti i giorni dell'anno e senza interruzione di orario nel corso delle ventiquattro ore giornaliere (6).

(6)  Articolo aggiunto dall'art. 4, L.R. 3 novembre 2003, n. 35.



Capo II - Criteri e modalità per l'esercizio delle funzioni e dei compiti amministrativi regionali

Sezione II - Criteri e modalità per lo svolgimento dell'attività di monitoraggio

Art. 9
Attività di monitoraggio della rete distributiva di carburanti.

1. Il dipartimento regionale competente in materia ha il compito di verificare, sulla base dei dati forniti dall'U.T.F. e dai comuni ai sensi del comma 2, l'evoluzione del processo di ristrutturazione della rete degli impianti di distribuzione di carburanti. Tale struttura rileva, in particolare:

a) le caratteristiche strutturali della rete distributiva;

b) la variazione dei consumi;

c) l'efficienza e le tendenze evolutive della rete distributiva e la sua rispondenza alle esigenze dei consumatori.

2. L'U.T.F. ed i comuni, ai fini del monitoraggio di cui al comma 1, comunicano annualmente al dipartimento competente in materia, rispettivamente, i dati relativi all'erogato per ogni Comune e quelli riferiti alla variazione del numero di impianti presenti sul territorio comunale con la relativa consistenza e superficie.

3. I risultati dell'attività di monitoraggio di cui al presente articolo sono trasmessi al Ministro dell'industria, commercio ed artigianato ai sensi dell'articolo 3, comma 9, del D.Lgs. n. 32/1998 e successive modificazioni.



Capo III - Criteri generali per l'esercizio delle funzioni e dei compiti amministrativi dei comuni

Sezione I - Criteri generali per la razionalizzazione della rete distributiva di carburanti lungo la viabilità ordinaria

Art. 10
Criteri, requisiti e caratteristiche delle aree.

1 Ai fini della razionalizzazione della rete degli impianti di distribuzione di carburanti installati e gestiti sulla base dell'autorizzazione rilasciata dai comuni competenti per territorio, ai sensi dell'articolo 1, commi 1 e 2, del D.Lgs. n. 32/1998 e successive modificazioni, i piani comunali di ristrutturazione della rete distributiva di carburanti individuano, in attuazione dell'articolo 2, commi 1 e 1-bis, del decreto stesso, criteri, requisiti e caratteristiche delle aree nelle quali possono essere installati i suddetti impianti nonché le norme ad esse applicabili, tenendo conto (7):

a) delle zone e sottozone sottoposte a particolari vincoli paesaggistici, ambientali, naturalistici e monumentali e delle zone territoriali omogenee, quali definite dall'articolo 60 della legge regionale 22 dicembre 1999, n. 38;

b) della superficie utile occorrente per l'installazione dei nuovi impianti di cui all'articolo 11, nonché per la eventuale realizzazione di adeguati servizi all'autoveicolo e all'automobilista, di attività commerciali e/o di ristoro (8);

c) delle incompatibilità di cui all'articolo 12 (9);

d) delle distanze minime tra i diversi impianti di cui all'articolo 13.

1-bis. La localizzazione degli impianti costituisce un mero adeguamento degli strumenti urbanistici e qualora insista su zone e sottozone del piano regolatore generale sottoposte a vincoli paesaggistici, ambientali o monumentali ovvero comprese nelle zone territoriali omogenee A, la variante allo strumento urbanistico eventualmente necessaria segue la procedura prevista dall'articolo 4, comma 1, della legge regionale 2 luglio 1987, n. 36, anche in deroga alle previsioni di cui all'articolo 27-bis della legge regionale 6 luglio 1998, n. 24 e successive modifiche (10).

1-ter. Resta ferma la possibilità di deroga alle norme di tutela ed alle prescrizioni generali o particolari contenute nei singoli PTP o nel PTPR prevista dall'articolo 27-ter della L.R. n. 24/1998 e successive modifiche, con la relativa interpretazione autentica di cui all'articolo 13 della legge regionale 18 settembre 2002, n. 32 (11).

1-quater. Nelle zone e sottozone di cui al comma 1-bis la localizzazione degli impianti è limitata ai soli impianti di distribuzione di carburanti, con esclusione di eventuali attività commerciali e di ristoro (12).

(7)  Alinea così modificato dall'art. 5, comma 1, lettera a), L.R. 3 novembre 2003, n. 35.

(8)  Lettera così modificata dall'art. 5, comma 1, lettera b), L.R. 3 novembre 2003, n. 35.

(9)  Lettera così sostituita dall'art. 5, comma 1, lettera c), L.R. 3 novembre 2003, n. 35. Il testo originario era così formulato: «c) del numero massimo degli impianti di GPL di cui all'articolo 12;».

(10)  Comma aggiunto dall'art. 5, comma 2, L.R. 3 novembre 2003, n. 35.

(11)  Comma aggiunto dall'art. 5, comma 2, L.R. 3 novembre 2003, n. 35.

(12)  Comma aggiunto dall'art. 5, comma 2, L.R. 3 novembre 2003, n. 35.



Art. 11
Superficie dei nuovi impianti.

1. La superficie minima occorrente per l'installazione di nuovi impianti di distribuzione di carburanti non deve essere, di norma, inferiore a mille metri quadrati.

2. I comuni possono prevedere nei rispettivi strumenti di pianificazione superfici inferiori a mille metri quadrati e comunque non inferiori a quattrocento metri quadrati anche in considerazione della consistenza demografica e della rilevanza della strada su cui viene installato l'impianto.



Art. 11-bis
Indici di edificabilità.

1. Fatte salve le previsioni di cui all'articolo 10, comma 1-quater, nonché quelle riguardanti le zone di cui all'articolo 10, comma 1, lettera a), i comuni individuano, nei piani comunali di ristrutturazione della rete distributiva dei carburanti di cui all'articolo 26, la cubatura utile necessaria per la realizzazione di adeguati servizi all'autoveicolo e all'automobilista, comprendente anche eventuali attività commerciali e di ristoro, nell'ambito dei seguenti indici di edificabilità:

a) per le strade comunali e per quelle comunque ricadenti nei centri abitati, su superfici utili disponibili fino a 3.000 metri quadrati, da un minimo di metri cubi 0,10/1 metro quadrato ad un massimo di metri cubi 0,15/1 metro quadrato;

b) per le strade comunali e per quelle comunque ricadenti nei centri abitati, su superfici utili disponibili comprese tra 3.001 e 10.000 metri quadrati, da un minimo di metri cubi 0,05/1 metro quadrato ad un massimo di metri cubi 0,10/1 metro quadrato;

c) per le strade regionali o provinciali, su superfici utili disponibili fino a 15.000 metri quadrati, dà un minimo di metri cubi 0,15/1 metro quadrato ad un massimo di metri cubi 0,30/1 metro quadrato;

d) per le strade statali, su superfici utili disponibili fino a 20.000 metri quadrati, da un minimo di metri cubi 0,15/1 metro quadrato ad un massimo di metri cubi 0,40/1 metro quadrato.

2. La eventuale maggiore superficie disponibile non assume rilievo al fine della determinazione della cubatura utile totale, che rimane comunque definita nell'ambito degli indici di cui al comma 1.

3. Negli impianti aventi superficie inferiore o pari a 10.000 metri quadrati, la superficie di vendita destinata ad attività commerciali e quella destinata ad attività di somministrazione di alimenti e bevande non può essere superiore, complessivamente, a 250 metri quadrati (13).

(13)  Articolo aggiunto dall'art. 6, L.R. 3 novembre 2003, n. 35.



(giurisprudenza)

Art. 12
Incompatibilità.

1. Nei centri abitati non possono essere realizzati impianti di distribuzione di carburanti:

a) in zone pedonali e/o a traffico limitato in modo permanente;

b) privi di sede propria, per i quali il rifornimento avviene sulla sede stradale, qualora il comune accerti che arrechino intralcio al traffico.

2. Fuori dai centri abitati non possono essere realizzati impianti di distribuzione di carburanti:

a) ricadenti in corrispondenza di biforcazioni di strade di uso pubblico (incroci ad Y) e ubicati sulla cuspide degli stessi con accessi su più strade pubbliche;

b) ricadenti all'interno di curve con raggio minore o uguale a metri 100, salvo che si tratti di impianto unico in comuni montani;

c) privi di sede propria, per i quali il rifornimento avviene sulla sede stradale;

d) ricadenti a distanza non regolamentare da incroci od accessi di rilevante importanza, per i quali non sia possibile l'adeguamento ai fini viabili a causa di costruzioni esistenti o impedimenti naturali.

3. Le incompatibilità di cui ai commi 1 e 2 si applicano anche agli impianti già esistenti, salvo quanto previsto all'articolo 27, comma 2-quater (14).

(14)  Il presente articolo, già modificato dall'art. 1, L.R. 5 luglio 2001, n. 14, è stato poi così sostituito dall'art. 7, L.R. 3 novembre 2003, n. 35. Il testo precedente era così formulato: «Art. 12. Numero totale degli impianti di GPL. 1. Il numero totale degli impianti dotati di solo GPL o di GPL con benzina, gasolio o metano, non può superare l'otto per cento del totale degli impianti di distribuzione dei carburanti attivi e funzionanti a livello provinciale alla data di entrata in vigore della presente legge.

1-bis. La disposizione di cui al comma 1 sarà applicata a seguito dell'adozione del piano regionale previsto dall'articolo 19 della legge 5 marzo 2001, n. 57 ed a condizione che sia coerente con il piano nazionale e con gli indirizzi di cui allo stesso articolo 19.».



(giurisprudenza)

Art. 13
Distanze minime tra i diversi impianti.

1. Ai nuovi impianti di distribuzione dei carburanti, o a quelli da potenziare con nuovi prodotti, si applica quanto disposto dal presente articolo.

2. Per il nuovo impianto, se dotato di benzina e/o gasolio, nonché per l'impianto dotato di solo GPL e/o metano da potenziare con benzina e/o gasolio, si devono rispettare le seguenti distanze minime da altro impianto erogante benzina e/o gasolio situato nell'ambito della Regione:

a) nei centri abitati, la distanza minima di trecento metri nel percorso stradale più breve e di seicento metri nella stessa direttrice di marcia;

b) fuori dai centri abitati, sulle strade comunali, la distanza minima di un chilometro e mezzo nel percorso stradale più breve;

c) fuori dai centri abitati, sulle strade provinciali nella stessa direttrice di marcia, o mano contraria, la distanza minima di tre chilometri nel percorso stradale più breve;

d) fuori dai centri abitati, sulle strade statali e di competenza regionale nella stessa direttrice di marcia, o mano contraria, la distanza minima di cinque chilometri nel percorso stradale più breve;

d-bis) fuori dai centri abitati, sulle strade comunali, provinciali e statali in prossimità di quartieri fieristici, nodi di scambio intermodali, porti e aeroporti in un raggio di cinquecento metri dalle relative strutture elencate, la distanza minima di un chilometro nel percorso stradale più breve (15).

3. Per il nuovo impianto, se dotato di metano, nonché per l'impianto da potenziare con metano, si devono rispettare le seguenti distanze minime da qualsiasi altro impianto erogante metano situato nell'ambito della Regione:

a) nei comuni con popolazione residente non superiore a diecimila abitanti la distanza, minima di dieci chilometri nel percorso stradale più breve;

b) nei comuni con popolazione residente compresa tra diecimilauno e trentamila abitanti, la distanza minima di otto chilometri nel percorso stradale più breve;

c) nei comuni con popolazione residente compresa tra trentamilauno e sessantamila abitanti, la distanza minima di otto chilometri nel percorso stradale più breve;

d) nei comuni con popolazione residente superiore a sessantamila abitanti, la distanza minima di quattro chilometri nel percorso stradale più breve;

e) nel Comune di Roma, per la sola area del centro abitato, la distanza minima di novecento metri nel percorso stradale più breve e milleottocento metri nella stessa direttrice di marcia.

4. Per il nuovo impianto, se dotato di GPL, nonché per l'impianto da potenziare con GPL, si devono rispettare le seguenti distanze minime, da qualsiasi altro impianto erogante GPL situato nell'ambito della Regione:

a) nei centri abitati, la distanza minima di tre chilometri nel percorso stradale più breve;

b) fuori dai centri abitati, la distanza minima di otto chilometri, nel percorso stradale più breve;

c) nel Comune di Roma, fuori dal centro abitato, la distanza minima di sette chilometri nel percorso stradale più breve.

5. Per la verifica delle distanze di cui ai commi 2, 3 e 4 si osservano le seguenti modalità:

a) per la individuazione dei centri abitati si applica quanto disposto dal decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, articolo 3, comma 8, dal decreto del Presidente della Repubblica 16 dicembre 1992, n. 495, e successive modificazioni;

b) qualora gli impianti esistenti, nuovi o da potenziare, siano ubicati su strade o in aree cui si applicano diverse distanze minime, la distanza minima da rispettare è pari alla media aritmetica delle distanze minime stesse;

c) per la determinazione delle distanze nella stessa direttrice di marcia e per il percorso stradale più breve, le distanze stesse devono essere calcolate sia rispetto all'impianto esistente o già autorizzato che precede il nuovo, sia rispetto a quello esistente o già autorizzato successivo;

d) se l'impianto nuovo o da potenziare è ubicato su strada privata, il calcolo delle distanze minime va riferito all'accesso su strada pubblica e, nel caso di più accessi, ciascuno di essi deve rispettare le distanze minime di cui ai commi 2, 3 e 4;

e) se l'impianto nuovo o da potenziare è ubicato su strada statale o di competenza regionale, il calcolo delle distanze minime va riferito esclusivamente all'impianto esistente o autorizzato che precede o che segue l'impianto stesso ubicato sulla medesima strada.

(15)  Lettera aggiunta dall'art. 83, comma 1, lettera a), L.R. 27 febbraio 2004, n. 2.



Art. 14
Impianti di energia o di carburanti alternativi ed ecologici.

1. Per l'installazione di nuovi impianti di distribuzione di energie o di carburanti alternativi ed ecologici a basso indice di inquinamento, del tipo olio di colza o altri, o per il potenziamento di impianti esistenti con tali prodotti, non si applicano le disposizioni di cui all'articolo 13.



Art. 14-bis
Requisiti minimi e criteri di priorità per i nuovi impianti.

1. I nuovi impianti devono erogare almeno due dei seguenti prodotti: benzina, gasolio, metano, GPL e, limitatamente all'erogazione di benzina o gasolio, devono essere dotati di apparecchiature self-service pre-pagamento.

2. Per la distribuzione dei soli prodotti ecologici GPL o metano per autotrazione possono essere autorizzati nuovi impianti monoprodotto, non dotati del servizio self-service pre-pagamento o post-pagamento.

3. I nuovi impianti possono essere dotati, oltre che di autonomi servizi all'automobile ed all'automobilista, anche di autonome attività commerciali integrative.

4. Possono essere insediati anche impianti di solo autolavaggio automatico o semiautomatico o manuale o self-service, ai quali non si applicano gli indici previsti all'articolo 11-bis.

5. Tra più domande concorrenti, dichiarate ammissibili, per la realizzazione di nuovi impianti costituiscono criteri di priorità nell'ordine:

a) la data di presentazione della domanda completa della documentazione tecnico-progettuale prevista;

b) l'erogazione di ulteriori carburanti oltre le benzine e il gasolio;

c) la previsione di servizi integrativi all'autoveicolo e all'automobilista (16).

(16)  Articolo aggiunto dall'art. 8, L.R. 3 novembre 2003, n. 35.



Art. 14-ter
Modifiche degli impianti.

1. Per le modifiche degli impianti di distribuzione di carburanti elencate all'articolo 6, comma 1 è sufficiente la preventiva comunicazione al comune competente per territorio.

2. La corretta esecuzione delle modifiche di cui al comma 1 è asseverata da una perizia giurata rilasciata da un tecnico abilitato, che è trasmessa al comune, ai vigili del fuoco ed all'UTF competenti per territorio, nonché all'ente proprietario della strada ai fini dell'aggiornamento degli atti di propria competenza.

3. La comunicazione di cui al comma 1 non sostituisce eventuali ulteriori adempimenti previsti dalla normativa vigente (17).

(17)  Articolo aggiunto dall'art. 8, L.R. 3 novembre 2003, n. 35.



Capo III - Criteri generali per l'esercizio delle funzioni e dei compiti amministrativi dei comuni

Sezione II - Criteri generali per il coordinamento da parte dei comuni degli orari di servizio e delle turnazioni

(giurisprudenza)

Art. 15
Orario feriale.

1. Per l'espletamento del servizio di vendita di carburanti negli impianti assistiti da personale, l'orario minimo settimanale di apertura diurna è di cinquantadue ore.

2. Nel rispetto della previsione di cui al comma 1, gli impianti devono restare comunque aperti in tutto il territorio regionale nei giorni feriali, salvo possibili turnazioni: durante il periodo estivo dalle ore otto alle ore dodici e dalle ore sedici e trenta alle ore diciannove e trenta; durante il periodo invernale dalle ore otto alle ore dodici e dalle ore sedici alle ore diciannove.

3. L'orario estivo ha inizio il primo maggio di ciascun anno. L'orario invernale ha inizio il primo ottobre.



(giurisprudenza)

Art. 16
Orario festivo.

1. I comuni ove siano presenti almeno quattro impianti di distribuzione di carburanti assistiti da personale devono assicurare, nelle domeniche e nei giorni festivi infrasettimanali, l'apertura del venticinque per cento degli impianti con l'osservanza dell'orario feriale. Qualora nel Comune siano funzionanti non più di tre impianti, a richiesta del titolare dell'autorizzazione e del gestore, la percentuale suddetta può essere elevata al trentatre per cento o al cinquanta per cento.

2. Gli impianti che effettuano i turni di apertura nei giorni domenicali possono sospendere la loro attività nella giornata di lunedì, o, se questo è festivo, nel primo giorno feriale successivo (18). Nessun recupero è dovuto per le festività infrasettimanali.

3. I comuni ove siano funzionanti almeno due impianti assicurano turni di apertura il sabato pomeriggio o in altro giorno della settimana, nella percentuale del cinquanta per cento degli impianti medesimi.

4. Per gli impianti che effettuano turni di cui al comma 3 non è prevista la sospensione dell'attività a titolo di recupero.

5. L'effettuazione dei turni è determinata tenendo conto delle richieste avanzate dai titolari dell'autorizzazione e dai gestori interessati, nonché dall'esigenza di assicurare, in accordo con i comuni più vicini, il servizio di distribuzione nel modo più capillare possibile specie lungo le principali direttrici viarie.

(18)  Periodo così modificato dall'art. 9, L.R. 3 novembre 2003, n. 35.



Art. 16-bis
Deroghe agli orari.

1. I comuni, su richiesta del titolare dell'autorizzazione e del gestore, possono consentite deroghe, sia all'orario di servizio che ai turni previsti per gli impianti di distribuzione di carburanti in occasione di gare sportive, manifestazioni, fiere e mercati, per un massimo di quarantotto ore (19).

(19)  Articolo aggiunto dall'art. 83, comma 2, L.R. 27 febbraio 2004, n. 2.



Art. 17
Servizio notturno.

1. Il servizio notturno per gli impianti di distribuzione di carburanti assistiti da personale inizia alle ore ventidue nel periodo invernale ed alle ore ventidue e trenta nel periodo estivo e termina in concomitanza con l'apertura antimeridiana.

2. Gli impianti di distribuzione dotati di servizi per l'assistenza all'automobile e all'automobilista, nonché di adeguati parcheggi possono svolgere servizio notturno, previa comunicazione al comune territorialmente competente (20).

(20)  Articolo così sostituito dall'art. 10, L.R. 3 novembre 2003, n. 35. Il testo originario era così formulato: «Art. 17. Servizio notturno. 1. Il servizio notturno per gli impianti di distribuzione di carburanti assistiti da personale deve iniziare alle ore ventidue nel periodo invernale ed alle ore ventidue e trenta nel periodo estivo e deve terminare in concomitanza con l'apertura antimeridiana.

2. Al servizio notturno deve essere autorizzato un numero di impianti non superiore al quattro per cento a livello provinciale, a condizione che gli impianti siano dotati di servizi per l'assistenza all'automobile ed all'automobilista, nonché di un adeguato parcheggio.

3. Qualora vengano presentate più richieste per impianti con uguali caratteristiche, il Comune rilascia le autorizzazioni disponendo turni di rotazione periodica.».



(giurisprudenza)

Art. 18
Ferie.

1. La chiusura per ferie degli impianti di distribuzione di carburanti deve essere autorizzata dai comuni, sulla base di un piano di turnazione che garantisca l'apertura di almeno il venticinque per cento degli impianti. Nei comuni ove funzionano due o tre impianti deve comunque essere garantita l'apertura di un impianto.

2. Entro il 30 aprile di ciascun anno, i comuni, sulla base di domande presentate dai titolari dell'autorizzazione e dai gestori degli impianti, emanano un calendario di sospensione dell'attività per ferie, per un periodo non superiore alle due settimane consecutive per ogni anno solare.



(giurisprudenza)

Art. 19
Apparecchiature self-service.

1. Gli impianti di distribuzione dei carburanti dotati di apparecchiature a moneta o lettura ottica, denominati "self-service pre-pagamento", devono restare sempre in funzione, senza l'assistenza del personale, durante la chiusura degli impianti stessi.

2. Gli impianti dotati di apparecchiature self-service post-pagamento devono osservare gli stessi orari minimi previsti per gli impianti con assistenza di personale (21).

(21)  Comma così modificato dall'art. 11, L.R. 3 novembre 2003, n. 35.



Art. 20
Deroghe.

[1. I comuni, su richiesta del titolare dell'autorizzazione e del gestore, possono consentire deroghe, sia all'orario di servizio che ai turni previsti per gli impianti di distribuzione di carburanti:

a) qualora nell'ambito del territorio comunale sia presento un solo impianto e venga riconosciuta la necessità di fare fronte ad esigenze locali;

b) se l'impianto è situato in località di particolare interesse turistico al fine di permettere il rifornimento nei periodi di maggiore afflusso, per un massimo di quattro mesi nell'anno solare;

c) in occasione di gare sportive, manifestazioni, fiere e mercati, per un massimo di quarantotto ore.

2. Gli impianti di metano e di GPL sono esonerati dal rispetto degli intervalli di chiusura pomeridiana e serale, nonché dei turni, anche se collocati all'interno di un complesso di distribuzione di altri carburanti, purché vengano realizzati accorgimenti finalizzati a separare temporaneamente le attività di erogazione dei diversi prodotti] (22).

(22)  Articolo abrogato dall'art. 12, L.R. 3 novembre 2003, n. 35.



Capo III - Criteri generali per l'esercizio delle funzioni e dei compiti amministrativi dei comuni

Sezione III - Impianti di distribuzione di carburanti ad uso privato, lacuali e marini (23)

Art. 21
Disciplina degli impianti di distribuzione di carburanti ad uso privato.

1. Ai sensi dell'articolo 3, comma 10, del D.Lgs. n. 32/1998 e successive modificazioni, l'autorizzazione per l'installazione e per l'esercizio di nuovi impianti di distribuzione di carburanti ad uso privato, per rifornire esclusivamente gli autoveicoli dell'impresa produttiva di beni e servizi titolare dell'autorizzazione stessa, è rilasciata dal Comune alle medesime condizioni e nel rispetto della medesima disciplina applicabile per gli altri impianti di distribuzione, ad eccezione di quelle di cui agli articoli 11, 12 e 13, nonché di quelli di cui alla Sezione II del presente Capo.

2. La distribuzione di carburanti a terzi, a titolo oneroso o gratuito, negli impianti di cui al comma 1 comporta la decadenza dell'autorizzazione.

(23)  Rubrica così modificata dall'art.. 13, L.R. 3 novembre 2003, n. 35.



Art. 21-bis
Disciplina degli impianti lacuali e marini di distribuzione di carburanti.

1. L'autorizzazione per l'installazione e per l'esercizio degli impianti lacuali e marini di distribuzione di carburanti è rilasciata dal comune competente per territorio alle medesime condizioni e nel rispetto della medesima disciplina applicabili per gli altri impianti, ad eccezione di quelle di cui agli articoli 11, 12 e 13, nonché di quelle di cui alla sezione II del presente capo (24).

(24)  Articolo aggiunto dall'art. 14, L.R. 3 novembre 2003, n. 35.



Capo IV- Verifica sull'idoneità tecnica degli impianti di distribuzione di carburanti - attività di vigilanza sull'osservanza della normativa vigente - funzione di indirizzo e coordinamento della Regione

Art. 22
Verifica sull'idoneità tecnica degli impianti di distribuzione di carburanti.

1. In caso di concessione di nuovi impianti di distribuzione di carburanti installati lungo le autostrade ed i raccordi autostradali, nonché in caso di rinnovo della concessione, di potenziamento e di modifica degli impianti stessi, di cui agli articoli 4, 5, 6 e 8, si deve procedere al collaudo. Per gli impianti di distribuzione di carburanti installati lungo la viabilità ordinaria, il collaudo è limitato ai casi di autorizzazione di nuovi impianti e di potenziamento degli impianti stessi.

2. Il collaudo di cui al comma 1 è effettuato mediante un'apposita commissione, costituita dall'ente competente, rispettivamente, al rilascio della concessione o dell'autorizzazione, ed è composta nei modi che saranno di volta in volta indicati nei provvedimenti di concessione o autorizzazione. Devono, comunque, fare parte delle commissioni di collaudo, oltre al rappresentante dell'ente competente, che svolge funzioni di presidente, un rappresentante del Comando provinciale dei vigili dei fuoco.

3. La commissione verifica l'idoneità tecnica dell'impianto ai fini della sicurezza sanitaria, ambientale e stradale e della prevenzione dagli incendi.

4. Al collaudo assiste un rappresentante del titolare della concessione o dell'autorizzazione, che sostiene le spese del collaudo stesso.

5. Il verbale di collaudo è trasmesso all'autorità competente al rilascio della concessione o dell'autorizzazione per i provvedimenti conseguenti.

6. Le modifiche elencate all'articolo 6, comma 1, concernenti gli impianti installati lungo la viabilità ordinaria sono soggetti soltanto al sopralluogo da parte del Comando provinciale dei vigili del fuoco, che determina la congruità con il parere precedentemente espresso in sede di esame del progetto.

6-bis. Ferma restando la verifica effettuata al momento del collaudo ai sensi del comma 3, gli impianti sono sottoposti a verifiche periodiche sull'idoneità tecnica ai fini della sicurezza sanitaria ed ambientale, almeno ogni dieci anni, da parte dell'ente competente, rispettivamente, al rilascio della concessione o dell'autorizzazione, senza oneri finanziari a carico del titolare dell'impianto (25).

(25)  Comma aggiunto dall'art. 15, L.R. 3 novembre 2003, n. 35.



Art. 23
Attività di vigilanza.

1. La vigilanza sull'osservanza delle disposizioni contenute nella presente legge e, per quanto ivi non previsto, nella normativa nazionale vigente in materia, da parte dei titolari della concessione o dell'autorizzazione relativa agli impianti di distribuzione di carburanti, spetta alla Regione ed ai comuni nell'ambito delle rispettive competenze.



Art. 23-bis
Decadenza della concessione o dell'autorizzazione.

1. Costituiscono cause di decadenza della concessione o dell'autorizzazione relative agli impianti di distribuzione di carburanti:

a) l'incompatibilità, ai sensi dell'articolo 12, dell'impianto installato lungo la viabilità ordinaria;

b) la mancata attivazione dell'impianto entro il termine previsto dal provvedimento di concessione edilizia, e comunque entro ventiquattro mesi dal rilascio del provvedimento stesso, salvo proroga concessa su richiesta dell'interessato, per giustificati motivi o causa di forza maggiore;

c) la sospensione non autorizzata dell'esercizio dell'attività dell'impianto;

d) la distribuzione di carburanti a terzi a titolo oneroso o gratuito negli impianti di cui all'articolo 21;

e) l'esercizio dell'impianto in assenza del preventivo collaudo di cui all'articolo 22, comma 1;

f) l'esercizio dell'impianto in violazione delle prescrizioni in materia di sicurezza sanitaria, di tutela ambientale e di prevenzione incendi;

g) l'esercizio dell'impianto in difformità da quanto stabilito nel provvedimento di concessione o di autorizzazione.

2. La decadenza ai sensi del comma 1 è dichiarata dall'ente competente, rispettivamente, al rilascio della concessione o dell'autorizzazione (26).

(26)  Articolo aggiunto dall'art. 16, L.R. 3 novembre 2003, n. 35.



Art. 23-ter
Sanzioni.

1. L'installazione o l'esercizio di un impianto di distribuzione di carburanti in assenza della concessione o dell'autorizzazione comportano la chiusura dell'impianto e la cessazione dell'esercizio, nonché l'irrogazione di una sanzione amministrativa per un importo compreso tra un minimo di euro 800,00 ed un massimo di euro 8.000,00.

2. La violazione delle disposizioni di cui alla presente legge relative agli orari minimi di apertura degli impianti di distribuzione di carburanti comporta l'irrogazione di una sanzione amministrativa per un importo compreso tra un minimo di euro 500,00 ed un massimo di euro 3.000,00, nonché, in caso di recidiva, oltre alla sanzione anche la chiusura temporanea dell'impianto e la sospensioni dell'esercizio per un periodo massimo di quindici giorni.

3. L'irrogazione delle sanzioni previste ai commi 1 e 2 è disposta dal comune competente per territorio (27).

(27)  Articolo aggiunto dall'art. 16, L.R. 3 novembre 2003, n. 35.



Art. 24
Funzione di indirizzo e coordinamento della Regione.

1. La Regione svolge la funzione di indirizzo e di coordinamento nei confronti dei comuni ai sensi dell'articolo 17 della L.R. n. 14/1999 e successive modificazioni.



Capo V - Disposizioni transitorie e finali

Art. 25
Poteri sostitutivi della Regione.

1. In caso di mancata individuazione da parte dei comuni, ai sensi dell'articolo 10 della presente legge, dei criteri, dei requisiti e delle caratteristiche delle aree di localizzazione degli impianti di carburanti lungo la viabilità ordinaria, la Regione provvede in via sostitutiva a norma dell'articolo 2, comma 2, del D.Lgs. n. 32/1998 e successive modificazioni.

2. Ai fini di cui al comma 1, la Giunta regionale, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, determina i criteri, i requisiti e le caratteristiche delle aree di localizzazione degli impianti di carburanti che i comuni inadempienti sono tenuti ad applicare fino a quando non avranno ottemperato alla disposizione di cui all'articolo 10.



Art. 26
Piani comunali di ristrutturazione della rete distributiva di carburanti.

1. I comuni che, ai sensi della legge regionale 24 novembre 1994, n. 62, si sono dotati di piani di ristrutturazione della rete distributiva di carburanti adeguano gli stessi piani alla presente legge entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge stessa e ne inviano copia al competente dipartimento regionale.

2. I comuni che si sono dotati di piani di ristrutturazione della rete distributiva di carburanti successivamente alla data di entrata in vigore del D.Lgs. n. 32/1998 devono uniformarsi alla presente legge entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge stessa e ne inviano copia al dipartimento regionale competente per materia.

3. I comuni sprovvisti del piano di ristrutturazione della rete distributiva di carburanti devono redigerlo entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, tenendo presente le indicazioni ivi contenute.

4. In caso di inosservanza del termine di cui a commi 1, 2 e 3, la Regione esercita i poteri sostitutivi ai sensi della vigente normativa in materia di controllo sugli atti degli enti locali.

4-bis. Gli impianti di cui agli articoli 21 e 21-bis non sono soggetti ai piani previsti dal presente articolo (28).

(28)  Comma aggiunto dall'art. 17, L.R. 3 novembre 2003, n. 35.



Art. 27
Norma transitoria.

1. Le domande per l'installazione, l'esercizio, i trasferimenti ed i potenziamenti di impianti di distribuzione di carburanti, presentate prima della data di entrata in vigore della presente legge e per le quali non sia intervenuto un provvedimento di diniego, possono essere integrate dai soggetti legittimati entro sessanta giorni dalla predetta data per renderle conformi alle disposizioni della legge stessa.

2. Alle domande di cui al comma 1 presentate entro il 30 giugno 2000 si applicano, ove più favorevoli per i richiedenti, le distanze minime previste dalle norme vigenti al momento della presentazione delle domande stesse.

2-bis. Il criterio di priorità di cui all'articolo 4, comma 2-bis non si applica alle domande presentate prima del 30 settembre 2003 (29).

2-ter. I titolari degli impianti esistenti di cui agli articoli 21 e 21-bis sprovvisti dell'autorizzazione comunale devono richiederla entro il 30 settembre 2004. Decorso inutilmente tale termine, il comune competente per territorio dispone la chiusura dell'impianto e la cessazione dell'esercizio (30).

2-quater. Entro il 30 settembre 2004 i comuni effettuano, in contraddittorio con i titolari delle autorizzazioni d'esercizio interessati, le verifiche degli impianti di distribuzione di carburanti esistenti, comunicando al titolare dell'autorizzazione l'esito della verifica ed invitandolo, in caso di incompatibilità ai sensi dell'articolo 12, a presentare idoneo progetto di adeguamento entro novanta giorni. Nel caso in cui il progetto non venga presentato o non venga realizzato entro dodici mesi dalla sua autorizzazione da parte del comune, il comune stesso notifica all'interessato la decadenza dell'autorizzazione, salvo che, limitatamente agli impianti funzionanti alla data del 17 luglio 2003, in considerazione della peculiare realtà territoriale e delle caratteristiche del singolo impianto, ne consenta la prosecuzione dell'attività. Per gli impianti non insistenti su strade di competenza comunale le verifiche sono effettuate di concerto con l'ente proprietario della strada (31).

2-quinquies. Sono fatte salve le verifiche effettuate ai sensi dell'articolo 1, comma 5, del D.Lgs. n. 32/1998 e dell'articolo 3, comma 1, del decreto legislativo 8 settembre 1999, n. 346 (32).

2-sexies. Alle domande di nuovi impianti presentate entro il 31 dicembre 2003, la cui istruttoria non è ancora conclusa, si applicano, ove più favorevoli per il richiedente, gli indici di edificabilità commerciale già previsti ed adottati dai comuni (33).

(29)  Comma aggiunto dall'art. 18, L.R. 3 novembre 2003, n. 35.

(30)  Comma aggiunto dall'art. 18, L.R. 3 novembre 2003, n. 35.

(31)  Comma aggiunto dall'art. 18, L.R. 3 novembre 2003, n. 35.

(32)  Comma aggiunto dall'art. 18, L.R. 3 novembre 2003, n. 35.

(33)  Comma aggiunto dall'art. 18, L.R. 3 novembre 2003, n. 35.



Art. 28
Rinvii.

1. Per quanto non espressamente previsto dalla presente legge si applicano le disposizioni contenute nel D.Lgs. n. 32/1998, e successive modificazioni e nel decreto del Presidente della Repubblica 13 dicembre 1996, nonché, ove con questi non incompatibili, le disposizioni di cui al D.P.R. n. 1269/1971 e successive modificazioni.



Art. 29
Abrogazioni.

1. È abrogata la legge regionale 24 novembre 1994, n. 62.



Art. 30
Dichiarazione di urgenza.

1. La presente legge è dichiarata urgente ai sensi dell'articolo 127 della Costituzione e dell'articolo 31 dello Statuto regionale ed entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Lazio.

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