Data: 2016-08-28 07:11:47

Incentivi e selezione nel pubblico impiego

[b]Incentivi e selezione nel pubblico impiego[/b]

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L’efficace funzionamento della Pubblica amministrazione dipende dalla sua capacità di attrarre e selezionare risorse qualificate e di motivarne l’impegno. Le politiche di reclutamento e di carriera influiscono sulla composizione del pool di candidati che si sottopongono alle procedure di selezione. Le modalità con cui queste sono condotte determinano quali tra i candidati auto-selezionatisi hanno accesso alla PA e, quindi, l’effettiva distribuzione delle caratteristiche individuali nella forza lavoro. Quest’ultima, a sua volta, definisce il contesto in cui progettare i sistemi incentivali. Questo lavoro fornisce una panoramica delle interazioni tra tali dimensioni e analizza alcune criticità del contesto italiano – tra cui la diffusione di modalità di reclutamento meno selettive e più precarie, politiche retributive e di carriera che remunerano poco l’istruzione e le competenze, procedure di selezione rigide e orientate all’assunzione di profili generalisti, l’applicazione indifferenziata di sistemi di incentivo a tutta la PA e l’assenza di contestuali interventi di riorganizzazione delle strutture. Si propone, inoltre, un raffronto critico tra le conclusioni emerse e le direttrici dei recenti interventi di riforma del pubblico impiego.


https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/qef/2016-0342/index.html

riferimento id:35732

Data: 2016-08-30 07:23:10

Re:Incentivi e selezione nel pubblico impiego

Se il dito indica i risultati, lo stolto incentiva il dito. Sapere a priori come si calcolano gli incentivi porta a far girare l'intera attività lavorativa e formativa intorno alla raccolta punti, nonché subordinare il riconoscimento del merito alle disponibilità finanziarie. Più che la qualità nello svolgimento, si tende a valutare le attività rilevanti tipo gruppo di lavoro sul sesso degli angeli, cioè la capacità del dipendente di accaparrarsele e la bontà del dirigente di conferirgliele magari solo formalmente, svalutando le attività irrilevanti di chi tira la carretta piuttosto che gestirsi la carriera.
I militari ubbidiscono perché sì, e se compiono atti di valore ricevono medaglie, ma senza né prevederle né contrattarle né rivendicarle. Laici o non laici, dovremmo rileggerci la parabola dei vignaioli

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