La distribuzione dei dipendenti pubblici in Italia: ruolo e funzioni della mobilità
[img width=300 height=93]https://www.bancaditalia.it/dotAsset/801ed8db-20df-494b-b0de-84f888713edc[/img]
Numerose analisi documentano, da tempo, l’esistenza di significative eterogeneità nella distribuzione dei dipendenti pubblici in Italia. Un approfondimento quantitativo condotto sui servizi anagrafici dei Comuni italiani ne dà conferma, evidenziando l’esistenza di scostamenti significativi dalla relazione media tra input e output nell’erogazione di tali servizi, con dotazioni di personale maggiori nel Centro-Sud e dove il livello di disoccupazione è più elevato. Sembrano, quindi, sussistere margini per ottenere guadagni di efficienza attraverso una corretta riallocazione dei dipendenti pubblici. Tuttavia, numerosi fattori di carattere istituzionale, tra i quali – in particolare – l’assenza di parametri obiettivi in base ai quali determinare i fabbisogni effettivi di personale delle amministrazioni, l’elevata segmentazione dei comparti contrattuali e le incertezze sul piano della confrontabilità degli inquadramenti professionali, appaiono ostacolare i flussi di mobilità, che risultano estremamente contenuti.
https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/qef/2016-0345/index.html
Il fabbisogno e l'organico sono feticci, basterebbe capire che le risorse umane devono rendere. Adriano Olivetti se trovava grandi cervelli li assumeva comunque, senza essere succube dei numeri, e sapeva come ricavarne il massimo, a lunga o breve scadenza. Per i quadri si basava innanzitutto sul merito, e per gli operai generici innanzitutto sul bisogno. Molti invece anziché dire pane al pane e vino al vino tendono a fare fin dall'inizio un cocktail tra esigenze di servizio e personali/famigliari. Scuole e case di riposo ci sono quasi ovunque, ma per il benessere pissicologico di bimbi e anziani si distribuiscono i lavoratori in funzione loro. Quando pure formalmente si introducesse la mobilità d'ufficio, sappiamo bene che i dirigenti facilmente cercano di aiutare i dipendenti piuttosto che ottimizzare.
Basterebbero due punti semplicissimi:
- nessuna deroga alla permanenza di almeno cinque anni nella sede di prima assegnazione, specialmente se era già nota al momento dell'assunzione.
- nelle progressioni, nessuna poltrona a chi non sposta il didietro