Buonasera,
il quesito riguarda un circolo privato.
La compagine sociale prevista nello statuto è formata da un presidente, un tesoriere e un vice presidente.
Da una verifica il vice presidente risulterebbe condannato con una sentenza passata in giudicato per furto e un processo in corso per spaccio di stupefacenti (sentenza prevista per giugno 2016).
Può fare il vicepresidente?
altra domanda: in un circolo si può vendere per asporto ai soli soci?
in sintesi dopo che bevo il caffè nella sede del circolo, posso portarmi via una lattina di aranciata per poi consumarla in strada o a casa mia?
Grazie!
per le associazioni i requisiti morali devo essere posseduti da chi ne ha la legale rappresentanza, vedi art. 85 del d.lgs. n. 159/2011.
Aggiungo che se il circolo non ha la somministrazione il problema non si pone, non ravvedo una norma che preveda i requisiti morali come condizione per accedere ad una carica associativa. Se il soggetto è in libertà non vedo problemi.
Se il circolo fa somministrazione allora codesto soggetto, se ha la legale rappresentanza, avrà dichiarato i requisiti morali nella SCIA e già il furto sarebbe ostativo ex art. 11 TULPS se non per l'art. 71 del d.lgs n. 59/2010.
Occorrerebbe approfondire.
Relativamente all’altro aspetto, prassi vuole che se la vendita è limitata agli stessi prodotti che vengono somministrati non occorra nessun altro titolo abilitativo. In caso contrario occorrerebbe una SCIA per spaccio interno. Se qualche anno fa poteva avere un senso la rigida ripartizione fra commercio e somministrazione, oggi non pare ragionevole che un gestore di un bar debba chiedere al cliente se quella lattina venduta sarà consumata all’interno del bar o fuori. Diverso sarebbe il discorso se il barista iniziasse a vendere i prodotti tipici di un market: pane, pasta, conserve, ecc.