Data: 2016-03-23 16:59:23

HOME RESTAURANT - mozione per una regolamentazione regionale e nazionale

HOME RESTAURANT - mozione per una regolamentazione regionale e nazionale

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Regione Toscana
[b]MOZIONE 2 marzo 2016, n. 196[/b]

[color=blue][b]In merito all’introduzione di una normativa nazionale
di riferimento per l’attività di “Home Restaurant”.[/b][/color]

IL CONSIGLIO REGIONALE
Premesso che:
- negli ultimi anni l’attività di “Home Restaurant”
sta avendo una sempre più larga diffusione in tutto
il territorio nazionale e anche nella nostra Regione:
essa consiste nell’apertura di un punto di ristoro nella
propria abitazione dove vengono serviti pranzi o cene
per un numero limitato di persone che risultano essere
ospiti personali paganti. La gestione dell’offèrta e delle
prenotazioni avviene tramite web, attraverso piattaforme
digitali in cui si visionano le proposte e in cui si provvede
ad effettuare la scelta di menù e struttura, e la prenotazione
e il pagamento online;
- in particolare è un’attività che offre, non solo a
turisti un servizio di ospitalità che unisce l’offerta di cibi,
che possono essere tradizionali, raffinati, gourmet, con
un tipo di accoglienza particolare, casalinga, che può
consentire la valorizzazione del patrimonio culturale e
gastronomico tipico dei territori;
- con l’attività in oggetto si eroga un servizio di
ristorazione esercitato nell’abitazione di residenza, svolto
da persone provenienti dalla famiglia stessa, e può essere
intesa come una nuova forma di produzione di reddito in
quanto crea opportunità di lavoro per casalinghe, giovani
disoccupati e per chiunque abbia interesse a cimentarsi in
attività di ristorazione.
Rilevato che:
- l’attività di “Home Restaurant”, anche se esercitata
in giorni dedicati e considerato il numero stabilito di
ospiti che partecipano ad un singolo evento, non può
essere considerata come un fenomeno esclusivamente
amatoriale tra appassionati di cucina ma andrebbe più
correttamente intesa come una pratica che in taluni casi
assume declinazioni imprenditoriali;
- a conferma di ciò, come si apprende da recenti fonti
di stampa (Il Sole 24 ore, 16 novembre 2015), si può
notare che da stime di addetti nel settore, nel 2014 gli
eventi gastronomici del “Social Eating” sarebbero stati
circa 37 mila, con 300 mila partecipanti e 7 mila cuochi
“social” attivi in Italia per un complessivo importo di 1,9
milioni di euro, con una spesa media per pranzo o cena di
23,70 euro a testa e un’età media degli ospiti di 41 anni
(il 56,6 percento sono donne).
Preso atto che:
- il Ministero dello Sviluppo Economico con
risoluzione 10 aprile 2015, n. 50481 (Attività di cuoco
a domicilio - Home Restaurant - Richiesta parere),
rispondendo ad un’istanza della Camera di commercio
in cui veniva posto il problema di come configurare tale
attività, ha chiarito che l’attività di “Home Restaurant”
è “classificata come un’attività di somministrazione di
alimenti e bevande, in quanto anche se i prodotti vengono
preparati e serviti in locali privati coincidenti con il
domicilio del cuoco, essi rappresentano comunque locali
attrezzati aperti alla clientela”, pertanto si applicano
le disposizioni che disciplinato tale attività, contenute
nell’articolo 64 del decreto legislativo 26 marzo 2010,
n. 59 (Attuazione della direttiva 2006/123/CE relativa ai
servizi nel mercato interno) con particolare riferimento
al comma 7;
- conseguentemente, con la risoluzione citata, lo
stesso Ministero afferma che per l’esercizio dell’attività
in oggetto è richiesto il possesso, come per tutte le
altre attività afferenti al settore alimentare, dei requisiti
di onorabilità nonché professionali e l’obbligo di
presentazione della segnalazione certificata di inizio
attività (SCIA) o a richiedere l’autorizzazione nel caso si
tratti di attività svolte in zone tutelate.
Considerato che:
- come ricordato in precedenza, l’attività di “Home
Restaurant” risulta essere in forte espansione ma a causa
della mancanza di una regolamentazione che individui
gli adempimenti e le regole ai quali il settore deve essere
sottoposto rischia di rimanere un esercizio incontrollato
con possibili conseguenze negative sia per gli ospiti che
per i gestori dell’offerta;
- esiste il rischio che, essendo un modo più semplice
di fare ristorazione, a fronte di imprese e lavoratori
obbligati al corretto rispetto di norme finalizzate a
garantire standard adeguati per la salute e la sicurezza dei
consumatori, queste attività possano essere comunque
non soggette agli adempimenti necessari a svolgere
tali servizi, con la conseguenza di provocare possibili
squilibri anche sul piano della concorrenza.
Ritenuto che appare dunque opportuno al fine di
tutelare i fruitori di questo servizio che tale settore venga
disciplinato mediante una normativa nazionale che
dia criteri certi, atti a garantire la qualità del servizio e
l’omogeneità dello stesso su tutto il territorio nazionale;
Preso atto che sulla tematica in oggetto è stata già
posta l’attenzione da parte del Parlamento mediante la
presentazione di atti di indirizzo (Risoluzione 21 ottobre
2015, n. 7-00824 presentata in X commissione) e di
specifici disegni di legge presentati nella precedente e
nell’attuale legislatura (AS n. 1612 del 2009; AS 1271
del 2014; AC 3258 del 2015).
[b]IMPEGNA
LA GIUNTA REGIONALE[/b]
[color=red][b]ad attivarsi nei confronti del Governo e del Parlamento
affinché si arrivi celermente all’approvazione di una
normativa nazionale[/b][/color] di riferimento che regoli in modo
omogeneo questa nuova tipologia di attività al fine di
garantire i necessari livelli di qualità del servizio, di tutela
della salute e della sicurezza per i consumatori, nonché
evitare squilibri sul piano della concorrenza.
Il presente atto è pubblicato integralmente sul
Bollettino Ufficiale della Regione Toscana ai sensi
dell’articolo 5, comma 1, della l.r. 23/2007 e nella banca
dati degli atti del Consiglio regionale ai sensi dell’articolo
18, comma 1, della medesima l.r. 23/2007.
Il Presidente
Eugenio Giani

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