Abbiamo ricevuto una richiesta di “Autorizzazione ai sensi della L.R. 3 marzo 2003 n. 4 art. 6, per la realizzazione di una struttura sanitaria comprendente Ambulatorio per attività di diagnostica per immagini e radiologia tradizionale”. Viene allegato, a parte altri documenti amministrativi, un “Elaborato progettuale con pianta da 1:100 e relazione tecnica a firma del professionista abilitato”.
La relazione tecnico-igienica sanitaria specifica che “trattasi di intervento per la realizzazione di una struttura sanitaria all’interno di un edificio di nuova costruzione destinato a servizi connessi con le residenze ai sensi dell’art. 3, comma 1, lett. “e” del DPR 380/2001, e ai sensi dell’art. 3 del DM 1444/68. In particolare la palazzina ospiterà un centro medico”.
Quindi la struttura è completamente da realizzare. La palazzina non esiste al momento.
L’ufficio (preso atto che con le modifiche introdotte all’articolo 6, della legge regionale 4/2003, da parte dell’art.2, comma 73 della legge regionale 14 luglio 2014, n.7, il comune rilascia l’autorizzazione alla realizzazione prescindendo dalla verifica di compatibilità) ha risposto alla Ditta richiedente che è necessaria:
1. acquisizione del titolo edilizio, costituito dal permesso di costruire ex art.10 del D.P.R. 380/01, con le procedure di cui al successivo articolo 20 o, in alternativa, dalla denuncia di inizio attività ex art.22, comma 3, lettera b), del D.P.R. 380/01, dal Settore Edilizio-Urbanistico di questo Comune;
2. acquisizione del parere igienico sanitario dalla competente ASL;
3. acquisizione del certificato di prevenzione incendi dal Comando Provinciale dei VV.F.;
4. atto di proprietà, registrato e trascritto, dell’area oggetto dell’intervento;
La Ditta ritiene però che in questa fase l’autorizzazione che deve rilasciare il Comune sia una “autorizzazione ma che questa non abiliti alla costruzione della struttura”, che non da titolo alla realizzazione edilizia della stessa e che questa avverrà solo successivamente una volta che la Regione Lazio ha provveduto all’autorizzazione.
Pertanto la ditta vuole una sorta di “autorizzazione preliminare”. Può il Comune rilasciare una autorizzazione che abilita per un evento futuro ed incerto? Che valore ha una tale autorizzazione?
Basta a questo punto un certificato di destinazione urbanistica?
Buona giornata.
Abbiamo ricevuto una richiesta di “Autorizzazione ai sensi della L.R. 3 marzo 2003 n. 4 art. 6, per la realizzazione di una struttura sanitaria comprendente Ambulatorio per attività di diagnostica per immagini e radiologia tradizionale”. Viene allegato, a parte altri documenti amministrativi, un “Elaborato progettuale con pianta da 1:100 e relazione tecnica a firma del professionista abilitato”.
La relazione tecnico-igienica sanitaria specifica che “trattasi di intervento per la realizzazione di una struttura sanitaria all’interno di un edificio di nuova costruzione destinato a servizi connessi con le residenze ai sensi dell’art. 3, comma 1, lett. “e” del DPR 380/2001, e ai sensi dell’art. 3 del DM 1444/68. In particolare la palazzina ospiterà un centro medico”.
Quindi la struttura è completamente da realizzare. La palazzina non esiste al momento.
L’ufficio (preso atto che con le modifiche introdotte all’articolo 6, della legge regionale 4/2003, da parte dell’art.2, comma 73 della legge regionale 14 luglio 2014, n.7, il comune rilascia l’autorizzazione alla realizzazione prescindendo dalla verifica di compatibilità) ha risposto alla Ditta richiedente che è necessaria:
1. acquisizione del titolo edilizio, costituito dal permesso di costruire ex art.10 del D.P.R. 380/01, con le procedure di cui al successivo articolo 20 o, in alternativa, dalla denuncia di inizio attività ex art.22, comma 3, lettera b), del D.P.R. 380/01, dal Settore Edilizio-Urbanistico di questo Comune;
2. acquisizione del parere igienico sanitario dalla competente ASL;
3. acquisizione del certificato di prevenzione incendi dal Comando Provinciale dei VV.F.;
4. atto di proprietà, registrato e trascritto, dell’area oggetto dell’intervento;
La Ditta ritiene però che in questa fase l’autorizzazione che deve rilasciare il Comune sia una “autorizzazione ma che questa non abiliti alla costruzione della struttura”, che non da titolo alla realizzazione edilizia della stessa e che questa avverrà solo successivamente una volta che la Regione Lazio ha provveduto all’autorizzazione.
Pertanto la ditta vuole una sorta di “autorizzazione preliminare”. Può il Comune rilasciare una autorizzazione che abilita per un evento futuro ed incerto? Che valore ha una tale autorizzazione?
Basta a questo punto un certificato di destinazione urbanistica?
Buona giornata.
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La vostra posizione è CORRETTA e FONDATA. L'autorizzazione di cui all'art. 6 è una AUTORIZZAZIONE ALLA REALIZZAZIONE e quindi è necessariamente coordinata con il relativo procedimento edilizio + gli altri eventuali procedimenti necessari (prevenzione incendi e quant'altro).
Ovviamente, come tutte le autorizzazioni di questo genere riguarda un evento FUTURO E INCERTO (cioè la costruzione!). Tu autorizzi la realizzazione in una fase preliminare .... su questo aspetto l'obiezione che fai non mi torna.
Ciò che va sottolineato è che tale autorizzazione non può andare disgiunta dal titolo edilizio.
L.R. 3 marzo 2003, n. 4 (1)
Norme in materia di autorizzazione alla realizzazione di strutture e all'esercizio di attività sanitarie e socio-sanitarie, di accreditamento istituzionale e di accordi contrattuali (2).
(1) Pubblicata nel B.U. Lazio 20 marzo 2003, n. 8, suppl. ord. n. 7.
(2) Ai sensi dell'art. 13, L.R. 28 dicembre 2004, n. 21, resta ferma l'applicazione all'impiego di radiazioni ionizzanti a scopo medico di cui alla suddetta legge, ivi comprese le sorgenti mobili, delle norme in materia di autorizzazione alla realizzazione di strutture e all'esercizio di attività sanitarie e socio-sanitarie, di accreditamento istituzionale e di accordi contrattuali contenute nella presente legge. Vedi, anche, il Decr.reg. 1° marzo 2012, n. 38 e il Decr.reg. 30 ottobre 2014, n. 359.
Capo I - Disposizioni generali
Art. 1
Oggetto e finalità.
1. Al fine di garantire l'erogazione di prestazioni efficaci e sicure ed il miglioramento continuo della qualità delle strutture sanitarie e socio-sanitarie pubbliche e private, la Regione, con la presente legge, detta norme in materia di:
a) autorizzazioni, rispettivamente, alla realizzazione di strutture e all'esercizio di attività sanitarie e socio-sanitarie, da parte di soggetti pubblici e privati, previste dall'articolo 8-ter del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502 (Riordino della disciplina in materia sanitaria, a norma dell'articolo 1 della L. 23 ottobre 1992, n. 421) e successive modifiche, dì seguito denominato "decreto legislativo";
b) accreditamento istituzionale, previsto dall'articolo 8-quater del decreto legislativo, attraverso il quale si riconosce ai soggetti autorizzati, pubblici e privati, la possibilità di esercitare attività sanitarie e socio-sanitarie a carico del servizio sanitario regionale;
c) accordi contrattuali, previsti dall'articolo 8-quinquies del decreto legislativo, mediante i quali la Regione e le aziende unità sanitarie locali regolano i reciproci rapporti con i soggetti, pubblici e privati, accreditati.
Art. 2
Compiti della Regione.
1. La Regione:
a) definisce con apposito atto programmatorio, adottato dalla Giunta regionale, sentita la competente commissione consiliare, in coerenza con il piano sanitario regionale:
1) il fabbisogno complessivo di assistenza in àmbito regionale, nonché in rapporto alla localizzazione territoriale delle strutture sanitarie e socio-sanitarie, pubbliche e private, anche al fine di meglio garantire l'accessibilità ai servizi e valorizzare le aree di insediamento prioritario di nuove strutture (3);
2) il fabbisogno di assistenza secondo le funzioni sanitarie e socio-sanitarie individuate dal piano sanitario regionale per garantire i livelli essenziali ed uniformi di assistenza, gli eventuali livelli integrativi locali e le esigenze connesse all'assistenza integrativa, nonché la quantità di prestazioni accreditabili in eccesso rispetto al suddetto fabbisogno, in modo da assicurare un'efficace competizione tra le strutture accreditate;
b) stabilisce, sulla base della normativa vigente, i requisiti minimi per la realizzazione di strutture e l'esercizio di attività sanitarie e socio-sanitarie;
c) effettua la verifica di compatibilità ai fini del rilascio dell'autorizzazione alla realizzazione di strutture sanitarie e socio-sanitarie, di seguito denominata "autorizzazione alla realizzazione";
d) rilascia l'autorizzazione all'esercizio di attività sanitarie e socio-sanitarie, di seguito denominata "autorizzazione all'esercizio";
e) stabilisce, ai fini dell'accreditamento istituzionale, i requisiti ulteriori di qualificazione di cui all'articolo 8-quater, comma 1, del decreto legislativo, nonché gli indicatori ed i livelli di accettabilità dei relativi valori per la verifica dell'attività svolta e dei risultati raggiunti;
f) rilascia l'accreditamento istituzionale, di seguito denominato "accreditamento";
g) determina la disciplina degli accordi contrattuali di cui al Capo IV.
(3) Vedi anche il Decr. 9 marzo 2010, n. 17 e il Decr.reg. 19 dicembre 2012, n. 424.
Art. 3
Compiti dei comuni.
1. I comuni rilasciano l'autorizzazione alla realizzazione di strutture sanitarie e socio-sanitarie ai sensi dell'articolo 6.
Capo II - Disposizioni in materia di autorizzazioni alla realizzazione di strutture ed all'esercizio di attività sanitarie e socio-sanitarie
Art. 4
Strutture ed attività soggette ad autorizzazione.
1. Sono soggette alle autorizzazioni alla realizzazione e all'esercizio:
a) le strutture che erogano prestazioni di assistenza specialistica, in regime ambulatoriale ivi comprese quelle riabilitative;
b) le strutture che erogano prestazioni in regime di ricovero ospedaliero a ciclo continuativo e/o diurno per acuzie e/o postacuzie;
c) le strutture sanitarie e socio-sanitarie che erogano prestazioni in regime residenziale e semiresidenziale;
d) gli stabilimenti termali;
e) [gli studi odontoiatrici, medici e di altre professioni sanitarie che erogano prestazioni di chirurgia ambulatoriale o svolgono procedure diagnostiche e terapeutiche di particolare complessità o comportanti un rischio per la sicurezza del paziente, nonché le strutture esclusivamente dedicate ad attività diagnostiche] (4).
2. Sono soggette all'autorizzazione all'esercizio, altresì, le attività di assistenza domiciliare, gli studi odontoiatrici, medici e di altre professioni sanitarie, ove attrezzati per erogare prestazioni di chirurgia ambulatoriale, ovvero procedure diagnostiche e terapeutiche di particolare complessità o che comportino un rischio per la sicurezza del paziente, nonché le strutture esclusivamente dedicate ad attività diagnostiche (5) (6).
(4) Lettera soppressa dall'art. 27, comma 1, L.R. 28 dicembre 2006, n. 27.
(5) Comma così modificato dall'art. 27, comma 2, L.R. 28 dicembre 2006, n. 27.
(6) Con Delib.G.R. 8 febbraio 2008, n. 73 sono state approvate le linee guida propedeutiche al rilascio dell'autorizzazione all'esercizio dell'attività sanitaria in favore degli studi medici, di cui al presente comma. Vedi, anche, la Delib.G.R. 5 novembre 2013, n. 368.
Art. 5
Requisiti modalità e termini per il rilascio delle autorizzazioni.
1. La Regione, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge: (7)
a) stabilisce, con apposito provvedimento della Giunta regionale, sentita la competente commissione consiliare, nonché le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, i requisiti minimi, anche integrativi rispetto a quelli indicati dal D.P.R. 14 gennaio 1997, per il rilascio delle autorizzazioni alla realizzazione e all'esercizio (8) (9);
b) definisce, con regolamento (10), le modalità e i termini per la richiesta ed il rilascio dell'autorizzazione all'esercizio (11).
1-bis. I soggetti titolari delle strutture di cui all'articolo 4, comma 2, nelle more della verifica del possesso dei requisiti minimi di cui al comma 1, lettera a), del presente articolo con la procedura prevista dall'articolo 7, sono autorizzati all'esercizio dell'attività sulla base dell'invio alla Regione di atto di notorietà concernente il possesso dei requisiti minimi di cui allo stesso comma 1, lettera a) (12).
2. La Giunta regionale provvede all'aggiornamento dei requisiti minimi di cui al comma 1, lettera a), ogni qualvolta l'evoluzione delle tecnologie e delle pratiche sanitarie o la normativa lo rendono necessario.
(7) Alinea così modificato dall'art. 20, comma 14, lettera a), n. 1), L.R. 27 febbraio 2004, n. 2, ai fini dell'adeguamento alla sentenza della Corte costituzionale n. 313 del 2003, come prevede il comma 1 del medesimo articolo.
(8) Lettera così modificata dall'art. 20, comma 14, lettera a), n. 2), L.R. 27 febbraio 2004, n. 2, ai fini dell'adeguamento alla sentenza della Corte costituzionale n. 313 del 2003, come prevede il comma 1 del medesimo articolo.
(9) Con Delib.G.R. 14 luglio 2006, n. 424 e con Decr.reg. 24 aprile 2015, n. 158 sono stati approvati, ai sensi della presente lettera, i requisiti minimi per il rilascio delle autorizzazioni alla realizzazione e all'esercizio.
(10) Vedi, al riguardo, il Reg. 26 gennaio 2007, n. 2.
(11) Lettera così modificata dall'art. 2, comma 73, lettera a), L.R. 14 luglio 2014, n. 7, entrata in vigore il giorno successivo a quella della sua pubblicazione (ai sensi di quanto stabilito dall'art. 2, comma 150, della medesima legge).
(12) Comma aggiunto dall'art. 1, comma 77, L.R. 11 agosto 2008, n. 14.
Art. 6
Autorizzazione alla realizzazione.
1. I soggetti, pubblici e privati, che intendono realizzare, ampliare, trasformare o trasferire una struttura di cui all'articolo 4, comma 1, inoltrano al Comune competente per territorio la relativa richiesta di autorizzazione. La richiesta è corredata del progetto, nel quale sono illustrate, in particolare, le misure previste per il rispetto dei requisiti minimi strutturali e impiantistici stabiliti con il provvedimento di cui all'articolo 5, comma 1, lettera a), e, per le strutture pubbliche ed equiparate, di quelli necessari per l'accreditamento stabiliti con il provvedimento di cui all'articolo 13, comma 1.
2. [Il Comune invia la documentazione contenuta nella richiesta di autorizzazione alla realizzazione alla Regione, che provvede, con le modalità e nei termini previsti dal regolamento di cui all'articolo 5, comma 1, lettera b) ad effettuare la verifica di compatibilità rispetto al fabbisogno di assistenza risultante dall'atto, programmatorio di cui all'articolo 2, comma 1, lettera a), numero 1] (13).
3. [Il Comune, rilascia l'autorizzazione tenuto conto della verifica di compatibilità da parte della Regione] (14).
4. Il Comune comunica alla Regione il provvedimento con il quale rilascia l'autorizzazione alla realizzazione.
5. Al fine di semplificare il procedimento può essere convocata la conferenza di servizi di cui all'articolo 14 della legge 7 agosto 1990, n. 241, (Nuove norme in materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso ai documenti amministrativo e di diritto di accesso ai documenti amministrativi) e successive modifiche.
(13) Comma abrogato dall'art. 2, comma 73, lettera b), L.R. 14 luglio 2014, n. 7, entrata in vigore il giorno successivo a quella della sua pubblicazione (ai sensi di quanto stabilito dall'art. 2, comma 150, della medesima legge).
(14) Comma abrogato dall'art. 2, comma 73, lettera b), L.R. 14 luglio 2014, n. 7, entrata in vigore il giorno successivo a quella della sua pubblicazione (ai sensi di quanto stabilito dall'art. 2, comma 150, della medesima legge).
Art. 7
Autorizzazione all'esercizio.
1. I soggetti pubblici e privati, che intendono esercitare attività sanitarie e socio-sanitarie inoltrano alla Regione la relativa richiesta di autorizzazione con le modalità previste dal regolamento di cui all'articolo 5, comma 1, lettera b). I soggetti autorizzati alla realizzazione delle strutture ai sensi dell'articolo 6 inoltrano la richiesta di autorizzazione all'esercizio a seguito dell'ultimazione dei lavori e comunque prima dell'utilizzo delle strutture stesse.
2. La Regione decide sulla richiesta di autorizzazione all'esercizio nei termini previsti dal regolamento di cui all'articolo 5, comma 1, lettera b).
3. La Regione effettua la verifica del possesso dei requisiti minimi stabiliti con il provvedimento di cui all'articolo 5, comma 1, lettera a), avvalendosi del dipartimento di prevenzione dell'azienda unità sanitaria locale nel cui ambito territoriale di competenza ricade la struttura o l'attività, individuata secondo le disposizioni del regolamento di cui all'articolo 5, comma 1, lettera b) (15).
3-bis. Per le strutture direttamente gestite dalle aziende unità sanitarie locali, la Regione effettua la verifica del possesso dei requisiti minimi stabiliti con il provvedimento di cui all'articolo 5, comma 1, lettera a), avvalendosi del dipartimento di prevenzione di una azienda unità sanitaria locale diversa da quella nel cui ambito territoriale di competenza ricada la struttura o l'attività, individuata secondo le disposizioni del regolamento di cui all'articolo 5, comma 1, lettera b) (16).
4. Se, a seguito della verifica, risulta la non completa rispondenza della struttura o dell'attività ai requisiti minimi, il soggetto richiedente presenta alla Regione un piano di adeguamento con indicazione dei termini per l'ottemperanza. Decorsi tali termini, la Regione accerta, entro sessanta giorni, l'effettivo adeguamento, avvalendosi del dipartimento di prevenzione di cui al comma 3, e, in caso di esito positivo, provvede al rilascio dell'autorizzazione all'esercizio (17).
(15) Comma così sostituito dall'art. 1, comma 78, lettera a), L.R. 11 agosto 2008, n. 14. Il testo originario era così formulato: «3. La Regione effettua la verifica del possesso dei requisiti minimi stabiliti con il provvedimento di cui all'articolo 5, comma 1, lettera a), avvalendosi del dipartimento di prevenzione di una azienda unità sanitaria locale, diversa da quella nel cui àmbito territoriale di competenza ricade la struttura o l'attività, individuata secondo le disposizioni di cui all'articolo 5, comma 1, lettera b), del regolamento.».
(16) Comma aggiunto dall'art. 1, comma 78, lettera b), L.R. 11 agosto 2008, n. 14.
(17) In deroga a quanto disposto dal presente comma, vedi l'art. 1, comma 11, L.R. 22 aprile 2011, n. 6.
Art. 8
Istanza di riesame.
1. Nel caso di diniego dell'autorizzazione all'esercizio, l'interessato può presentare alla Regione, entro trenta giorni dal ricevimento del provvedimento, le proprie controdeduzioni mediante istanze di riesame.
2. La Regione decide sull'istanza nei termini previsti dal regolamento di cui all'articolo 5, comma 1, lettera b).
Art. 9
Cessione e decadenza dell'autorizzazione all'esercizio.
1. L'autorizzazione all'esercizio può essere ceduta previa verifica della permanenza dei requisiti ai sensi dell'articolo 10 e previo assenso della Regione che, provvede alla relativa voltura, solo a seguito di trasferimento, in qualsiasi forma, della proprietà della struttura o della concessione in godimento della struttura stessa ad un soggetto diverso da quello autorizzato.
2. In caso di decesso della persona fisica autorizzata, gli eredi hanno facoltà di continuare l'esercizio dell'attività per un periodo non superiore a un anno dal decesso, entro il quale gli eredi stessi possono cedere a terzi l'autorizzazione all'esercizio, nel rispetto di quanto previsto al comma 1, o chiedere alla Regione di provvedere alla voltura a loro favore.
3. L'autorizzazione all'esercizio decade nei casi di:
a) estinzione della persona giuridica autorizzata;
b) rinuncia del soggetto autorizzato;
c) provvedimenti definitivi sanzionatori dell'autorità giudiziaria;
d) cessione dell'autorizzazione all'esercizio in mancanza dell'assenso regionale di cui al comma 1 ovvero dell'inutile decorso del periodo di cui al comma 2;
e) mancato inizio dell'attività entro il termine di sei mesi dal rilascio dell'autorizzazione all'esercizio, prorogabile dalla Regione una sola volta per gravi motivi rappresentati dal titolare.
Art. 10
Verifica periodica dei requisiti minimi.
1. I soggetti autorizzati all'esercizio inviano alla Regione, con cadenza quinquennale, una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà concernente la permanenza del possesso dei requisiti minimi di cui all'articolo 5, comma 1, lettera a).
2. La Regione può disporre in qualsiasi momento verifiche tese all'accertamento della permanenza dei requisiti che hanno consentito il rilascio dell'autorizzazione all'esercizio, secondo quanto all'articolo 7, comma 3.
Art. 11
Vigilanza, sospensione e revoca dell'autorizzazione all'esercizio.
1. Nel caso di violazione delle norme della presente legge, la Regione diffida il soggetto autorizzato all'esercizio a provvedere alla regolarizzazione entro il termine massimo di novanta giorni.
2. La Regione, qualora sia decorso inutilmente il termine di cui al comma 1, ordina la sospensione dell'autorizzazione all'esercizio e la chiusura della struttura fino a quando non siano rimosse le cause che hanno determinato il provvedimento. La riapertura della struttura e la ripresa dell'esercizio devono essere appositamente autorizzate.
3. Nel caso di gravi o ripetute violazioni di legge o di gravi disfunzioni assistenziali, la Regione dispone la revoca dell'autorizzazione all'esercizio.
Art. 12
Sanzioni.
1. L'esercizio di attività sanitaria e socio-sanitaria diversa da quella autorizzata comporta l'irrogazione di una sanzione amministrativa per un importo compreso tra un minimo di euro 5.000,00 e un massimo di euro 50.000,00 il divieto di esercizio della medesima attività sanitaria, nonché l'impossibilità di presentare richiesta di autorizzazione all'esercizio della stessa attività per un periodo di due anni.
2. L'esercizio di attività sanitaria e socio-sanitaria in carenza di titolo autorizzatorio da parte di una struttura soggetta ad autorizzazione comporta l'irrogazione di una sanzione amministrativa per un importo compreso tra un minimo di euro 6.000,00 ed un massimo di euro 60.000,00 nonché l'immediata cessazione dell'esercizio e la chiusura della struttura.
3. L'applicazione delle sanzioni amministrative di cui ai commi 1 e 2 è effettuata, ai sensi dell'articolo 208 della legge regionale 6 agosto 1999, n. 14 (Organizzazione delle funzioni a livello regionale e locale per la realizzazione del decentramento amministrativo) secondo le disposizioni della legge regionale 5 luglio 1994, n. 30 (Disciplina delle sanzioni amministrative di competenza regionale) e successive modifiche.
Capo III - Disposizioni in materia di accreditamento istituzionale
Art. 13
Requisiti e procedure per il rilascio dell'accreditamento.
1. La Giunta regionale, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, stabilisce, con apposito provvedimento, sentita la competente commissione consiliare, i requisiti ulteriori di qualificazione per il rilascio dell'accreditamento nonché gli indicatori ed i livelli di accettabilità dei relativi valori per la verifica dell'attività svolta e dei risultati raggiunti in relazione alle prestazioni accreditate (18).
2. Con il provvedimento di cui al comma 1 sono, altresì, individuati:
a) il sistema di classificazione dei soggetti accreditati, in rapporto al grado di adesione ai requisiti, anche ai fini della differenziazione delle prestazioni erogabili e della loro remunerazione;
b) i requisiti essenziali la cui mancanza comporta la revoca dell'accreditamento ai sensi dell'articolo 16, comma 3, lettera a).
3. La Regione, entro il termine di cui al comma 1, definisce, con regolamento (19), le procedure per la richiesta ed il rilascio dell'accreditamento, assicurando la valutazione prioritaria delle richieste dei soggetti che operano o che richiedono di operare in àmbiti territoriali privi o carenti di strutture accreditate (20).
4. La Regione, per la redazione del provvedimento di cui al comma 1 e del regolamento di cui al comma 3, si avvale dell'Agenzia di sanità pubblica (21).
5. La Giunta regionale provvede all'aggiornamento dei requisiti di cui al comma 1 ed al comma 2, lettera b), ogni qualvolta l'evoluzione delle tecnologie e delle pratiche sanitarie o la normativa lo rendono necessario, prevedendo specifici tempi di adeguamento.
(18) Per la proroga del termine per la definizione dei requisiti di accreditamento delle strutture sanitarie vedi l'art. 28, L.R. 28 dicembre 2006, n. 27.
(19) Vedi, al riguardo, il Reg. 13 novembre 2007, n. 13.
(20) Comma così modificato dall'art. 20, comma 14, lettera b), n. 1), L.R. 27 febbraio 2004, n. 2, ai fini dell'adeguamento alla sentenza della Corte costituzionale n. 313 del 2003, come prevede il comma 1 del medesimo articolo.
(21) Comma così modificato dall'art. 20, comma 14, lettera b), n. 2), L.R. 27 febbraio 2004, n. 2, ai fini dell'adeguamento alla sentenza della Corte costituzionale n. 313 del 2003, come prevede il comma 1 del medesimo articolo.
Art. 14
Accreditamento.
1. I soggetti autorizzati all'esercizio ai sensi dell'articolo 7 che intendono ottenere l'accreditamento inoltrano la relativa richiesta alla Regione con le modalità previste dal regolamento di cui all'articolo 13, comma 3.
2. La Regione provvede ad effettuare la verifica della funzionalità rispetto al fabbisogno di assistenza ed alla quantità di prestazioni accreditabili in eccesso risultanti dall'atto programmatorio di cui all'articolo 2, comma 1, lettera a), numero 2).
3. In caso di verifica positiva, la Regione espleta l'attività istruttoria con le procedure previste dal regolamento di cui all'articolo 13, comma 3, ed esprime un parere di accreditabilità.
4. L'accreditamento è rilasciato, negato o rilasciato sotto condizione con deliberazione della Giunta regionale entro venti giorni dal ricevimento del parere di accreditabilità.
5. L'accreditamento ha validità per il periodo di vigenza del piano sanitario regionale e, comunque, per non oltre cinque anni.
6. La richiesta di rinnovo dell'accreditamento è inoltrata alla Regione, con le modalità previste dal regolamento di cui all'articolo 13, comma 3, almeno sei mesi prima della data di scadenza del precedente accreditamento. Il rinnovo dell'accreditamento è concesso previa verifica della permanenza dei requisiti ai sensi dell'articolo 10.
7. La Giunta regionale, nel caso di richiesta di accreditamento da parte dei soggetti autorizzati alla realizzazione di nuove strutture o all'esercizio di nuove attività in strutture preesistenti, può, secondo le procedure definite dal regolamento di cui all'articolo 13, comma 4, rilasciare l'accreditamento temporaneo ai soli fini e per il tempo necessario alla verifica del volume di attività svolto e della qualità dei risultati raggiunti. In caso di verifica positiva, la durata dell'accreditamento decorre dalla data di rilascio dell'accreditamento temporaneo.
Art. 15
Istanza di riesame.
1. Nel caso di diniego dell'accreditamento, l'interessato può presentare alla Regione, entro trenta giorni dal ricevimento del provvedimento, le proprie controdeduzioni mediante istanza di riesame.
2. La Giunta regionale decide sull'istanza nei termini previsti dal regolamento di cui all'articolo 13, comma 3.
Art. 16
Vigilanza, sospensione e revoca dell'accreditamento istituzionale.
1. La Regione può verificare in ogni momento la permanenza dei requisiti per l'accreditamento e l'attuazione delle azioni eventualmente indicate nell'ipotesi di accreditamento rilasciato sotto condizione.
2. Nel caso in cui venga riscontrata la perdita di requisiti per l'accreditamento o siano violati gli accordi contrattuali di cui all'articolo 18, la Regione diffida il soggetto accreditato a provvedere alla regolarizzazione entro un congruo termine.
3. La Giunta regionale, qualora non ritenga sufficienti le giustificazioni addotte o sia decorso inutilmente il termine di cui al comma 2:
a) ordina la sospensione dell'accreditamento fino a quando non siano rimosse le cause che hanno determinato il provvedimento, se si tratta di perdita dei requisiti di cui all'articolo 13, comma 1;
b) dispone la revoca dell'accreditamento, se si tratta di perdita dei requisiti essenziali individuati dalla Giunta stessa ai sensi dell'articolo 13, comma 2, lettera b), o di violazione degli accordi di cui all'articolo 18.
4. L'accreditamento non può essere sospeso per un periodo superiore a tre anni. Decorso inutilmente tale periodo, l'accreditamento è revocato.
5. L'accreditamento è sospeso o revocato, rispettivamente, in caso di sospensione o revoca dell'autorizzazione all'esercizio ai sensi dell'articolo 11.
Art. 17
Anagrafe dei soggetti accreditati.
1. La Giunta regionale determina le modalità di realizzazione dell'anagrafe dei soggetti accreditati e di collegamento con l'Agenzia di sanità pubblica e le aziende unità sanitarie locali, nonché i dati che devono essere raccolti.
2. L'elenco dei soggetti accreditati, distinti per classe di appartenenza della struttura e per tipologia di prestazioni erogabili, nonché gli ulteriori dati determinati dalla Giunta regionale, sono pubblicati annualmente sul Bollettino Ufficiale della Regione.
Art. 17-bis
Norme di salvaguardia dell'occupazione.
1. Nell'ambito dei processi di accreditamento istituzionale la Giunta regionale opera per salvaguardare i livelli occupazionali del settore.
2. La Giunta regionale predispone finanziamenti per la formazione professionale e l'aggiornamento del personale sanitario e delle strutture sottoposte a procedura di accreditamento.
3. Eventuali processi di mobilità dei lavoratori e degli operatori determinati dai processi di accreditamento istituzionale vengono affrontati all'interno di procedure di concertazione tra le parti (22).
(22) Articolo aggiunto dall'art. 68, L.R. 27 febbraio 2004, n. 2.
Capo IV - Disposizioni in materia di accordi contrattuali
Art. 18
Accordi contrattuali.
1. Gli accordi contrattuali, nella forma di accordi con i soggetti pubblici ed equiparati accreditati e nella forma di contratti con i soggetti privati accreditati, regolano, secondo la disciplina determinata dalla Giunta regionale ai sensi dell'articolo 19, la tipologia, la quantità e le caratteristiche delle prestazioni erogabili agli utenti del servizio sanitario regionale, la relativa remunerazione a carico del servizio sanitario medesimo, nell'àmbito di livelli di spesa determinati in coerenza con le scelte della programmazione regionale, il debito informativo dei soggetti erogatori nonché le modalità per il controllo esterno sull'appropriatezza e la qualità dell'assistenza e delle prestazioni erogate.
Art. 19
Determinazione della disciplina degli accordi contrattuali.
1. La Giunta regionale, con apposito provvedimento, da emanarsi entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sentita la competente Commissione consiliare e previa intesa con le organizzazioni dei soggetti pubblici ed equiparati accreditati e dei soggetti privati accreditati rappresentative a livello regionale, determina la disciplina degli accordi contrattuali e, in particolare:
a) individua le responsabilità riservate alla Regione e quelle attribuite alle aziende unità sanitarie locali nella definizione, anche attraverso valutazioni comparative della qualità e dei costi, degli accordi contrattuali e nella verifica del loro rispetto;
b) detta indirizzi per redigere i programmi di attività delle strutture interessate, precisando le funzioni e le attività da potenziare e da depotenziare, secondo le linee della programmazione regionale e nel rispetto delle priorità risultanti dal piano sanitario nazionale;
c) indica il piano delle attività relative alle alte specialità e ai servizi di emergenza;
d) fissa i criteri per stabilire, secondo il sistema di classificazione dei soggetti accreditati di cui all'art. 13, comma 2, lettera a), la remunerazione delle prestazioni, anche nei casi in cui le strutture hanno erogato prestazioni in eccesso rispetto al programma preventivo concordato, tenuto conto del volume complessivo di attività e del concorso allo stesso da parte di ciascuna struttura.
Capo V - Disposizioni transitorie e finali
Art. 20
Disposizioni transitorie per l'esercizio di attività sanitarie e socio-sanitarie.
1. I soggetti che, alla data di entrata in vigore della presente legge, esercitano attività sanitarie e socio-sanitarie rientranti nell'àmbito di cui all'articolo 4, devono richiedere il rilascio dell'autorizzazione all'esercizio, ai sensi dell'articolo 7, entro il termine di novanta giorni dalla data di pubblicazione del provvedimento della Giunta regionale concernente i requisiti minimi, previsto dall'articolo 5, comma 1, lettera a). Gli stessi soggetti possono proseguire la loro attività, fino al rilascio dell'autorizzazione all'esercizio e comunque fino alla scadenza dei termini per l'adeguamento, se necessario, determinati dal provvedimento di cui al comma 3.
2. Decorso inutilmente il termine previsto al comma 1 per richiedere il rilascio dell'autorizzazione all'esercizio, la Regione ordina l'immediata cessazione dell'attività e la chiusura della struttura.
3. La Giunta regionale, sentita la competente commissione consiliare, determina, con apposito provvedimento da emanarsi entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, le modalità e i termini per l'adeguamento delle strutture e delle attività ai requisiti stabiliti ai sensi dell'articolo 5, comma 1, lettera a), che deve essere effettuato entro il termine massimo di tre anni dalla suddetta data. Tale provvedimento può determinare termini più ampi per l'adeguamento delle strutture pubbliche e per quelle aventi particolari caratteristiche di rilevanza storico-artistico-architettonica e/o di complessità morfologico-strutturale.
4. Nei casi in cui l'adeguamento della struttura risulti impossibile a causa di vincoli d'interesse storico, artistico o architettonico, la Regione può, in deroga all'obbligo di adeguamento, rilasciare l'autorizzazione all'esercizio, previa valutazione delle condizioni strutturali e organizzative esistenti.
5. Il mancato rispetto dei termini determinati ai sensi del comma 3 comporta l'immediata cessazione dell'attività e la chiusura della struttura.
Art. 21
Disposizioni transitorie in materia di accreditamento.
1. Alla data di entrata in vigore della presente legge sono provvisoriamente accreditati:
a) i soggetti pubblici che esercitano attività sanitarie e socio-sanitarie;
b) i soggetti privati che risultano accreditati ai sensi della legge 23 dicembre 1994, n. 724 (Misure di razionalizzazione della finanza pubblica) e successive modifiche e gli altri operanti ai sensi dell'articolo 8-quater, comma 6, del decreto legislativo.
2. I soggetti di cui al comma 1 devono richiedere l'accreditamento, ai sensi dell'articolo 14, entro il termine di novanta giorni dal rilascio dell'autorizzazione all'esercizio, ai sensi dell'articolo 7. Decorso inutilmente tale termine, l'accreditamento provvisorio decade.
Art. 22
Primo atto programmatorio.
1. In sede di prima applicazione della presente legge, la Giunta regionale adotta l'atto programmatorio di cui all'articolo 2, comma 1, lettera a), entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge stessa. Qualora a tale data non sia stato ancora adottato il piano sanitario regionale, l'atto programmatorio è adottato sentita la commissione consiliare competente.
Art. 23
Abrogazioni.
1. Sono abrogati:
a) la legge regionale 6 settembre 1979, n. 70 (Norme per la funzionalità dei servizi di laboratorio per la diagnosi medica);
b) la legge regionale 31 dicembre 1987, n. 64 (Norme per l'autorizzazione, la vigilanza e le convenzioni con le case di cura private);
c) la legge regionale 1 settembre 1993, n. 41 (Organizzazione, funzionamento e realizzazione delle residenze sanitarie assistenziali);
d) il Reg. 6 settembre 1994, n. 1 (Regolamento per l'organizzazione ed il funzionamento delle residenze sanitarie assistenziali - art. 9 - legge regionale concernente: Organizzazione, funzionamento e realizzazione delle residenze sanitarie assistenziali)";
e) la legge regionale 6 giugno 1980, n. 52 (Esercizio delle funzioni amministrative in materia di igiene e sanità pubblica e vigilanza sulle farmacie ai sensi dell'articolo 32 della legge 23 dicembre 1978, n. 833) ad eccezione degli articoli 13, 14, 15 e 16 (23).
2. Le abrogazioni di cui al comma 1 hanno effetto dalla data in cui sarà entrato in vigore il regolamento previsto dall'articolo 5, comma 1, lettera b), e sarà divenuto esecutivo il provvedimento previsto dallo stesso articolo 5, comma 1, lettera a).
(23) Lettera così sostituita dall'art. 41, comma 11, L.R. 6 agosto 2007, n. 15. Il testo originario era così formulato: «e) la legge regionale 6 giugno 1980, n. 52 (Esercizio delle funzioni amministrative in materie di igiene e sanità pubblica e vigilanza sulle farmacie ai sensi dell'art. 32 della legge 23 dicembre 1978, n. 833), ad eccezione degli articoli 13, 14, primo comma, 15 e 16.».
Torno sulla questione dell'autorizzazione di cui all'art. 6 della RL n. 4/2003 perché la Società ha dato incarico ad un avvocato il quale non ritiene che la suddetta autorizzazione vada coordinata con il relativo procedimento edilizio.
Perché ritiene che "[i]l'autorizzazione non è un atto di assenso alla 'edificazione' della struttura sanitaria ma una 'mera' preventiva alla realizzazione della stessa, in passato rimessa alla verifica del fabbisogno ed ora collegata agli ulteriori requisiti socio-sanitari previsti dalla normativa regionale[/i]".
La Società aveva chiesto il "[i]rilascio dell'autorizzazione comunale per la realizzazione di ... attività specialistiche in regime ambulatoriale ai sensi dell'art. 6 della LR n. 4/2003 e smi[/i]".
Ritiene pertanto l'Avvocato che la richiesta del comune di integrare la documentazione "[i]con l'acquisizione del titolo edilizio, del parere igienico sanitario della asl, e del certificato incendi del tutto errato ed intempestivo[/i]"
I requisiti edilizi della struttura, a detta dell'Avvocato, è richiesta solo successivamente ai sensi dell'art.8, c 2, del Regolamento Regionale n. 2/2007 in merito all'istruttoria, di competenza della regione.
Ma a questo punto non capisco di che autorizzazione dovrebbe rilasciare il comune se di fatto non autorizza nulla. Serve solo "preventivamente alla realizzazione"? Non basta, non so, un certificato di destinazione urbanistica?
Buona giornata.
Tratteremo di questi e molti altri argomenti nel prossimo incontro di formazione che si terrà ad APRILIA il prossimo 15 dicembre 2015
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[color=blue][b]Sessione di formazione A (ore 9,30-13,00)
[/b][/color]La disciplina del procedimento amministrativo
Le procedure semplificate (scia, comunicazione e simili)
Irricevibilità, vizi tecnologici, procedurali e sostanziali
La conformazione
La conferenza di servizi
L'atto finale ed i pareri
Autotutela, ricorsi e correzione degli atti
Risposta ai quesiti
[color=red][b]Sessione di formazione B (ore 14,00-17,30)
[/b][/color]Polizia amministrativa e TULPS
Procedure e controlli in materia di polizia amministrativa
Il procedimento sanzionatorio pecuniario (L. 689/1981)
Disciplina delle sanzioni amministrative interdittive
Casistiche più ricorrenti
Risposta ai quesiti
[b][color=blue]Docente: dott. Simone Chiarelli[/color][/b]
Per maggiori dettagli:
http://www.omniavis.it/web/forum/index.php?topic=30434.0
Procedimenti unico e disciplina del commercio - 2 febbraio 2016
[size=12pt]il prossimo [b]2 febbraio 2016[/b], presso la "[b]Sala Manzù" della Biblioteca Comunale[/b] , posta in [b]Via Marconi nel Comune di Aprilia[/b], si terranno i n. 2 seguenti seminari:
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[size=12pt]Docente: [b]Dott. Simone Chiarelli[/b]
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[size=12pt][color=red][b]Sessione di formazione A (ore 9,30-13,00)
[/b][list]
[li]La disciplina del procedimento unico nel DPR 160/2010[/li]
[li]SUAP e organizzazione[/li]
[li]Il procedimento autorizzativo[/li]
[li]Il procedimento automatizzato[/li]
[li]Approfondimenti su specifiche procedure[/li]
[li]Risposte ai quesiti[/li]
[/list]
[size=12pt][color=blue][b]Sessione di formazione B (ore 14,00-17,30)[/b][/color]
[/size][list]
[li]Commercio in sede fissa[/li]
[li]Forme speciali di vendita[/li]
[li]Somministrazione di alimenti e bevande[/li]
[li]Accertamento dei requisiti soggettivi[/li]
[li]Accertamento dei requisiti oggettivi[/li]
[li]Procedimenti connessi (edilizia, ambiente, sanità e sicurezza)[/li]
[li]Risposta ai quesiti[/li]
[/list]
[size=14pt]Per info, costi e scheda d'iscrizione: http://www.omniavis.it/web/forum/index.php?topic=31513.0[/size]