MINISTERO DELL’INTERNO
Scuola Superiore dell'Amministrazione dell'Interno
XXVII Corso di formazione dirigenziale
per l'accesso alla qualifica di Viceprefetto
[b]L'ETICA DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE NEI VARI CODICI DI COMPORTAMENTO EUROPEI [/b]
http://ssai.interno.it/download/allegati1/27gruppo5.pdf
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La buona amministrazione è ugualmente essenziale in una democrazia e in una dittatura, anzi lo Stato Etico è un elemento fondamentale dei vari totalitarismi. Qualunque codice è perciò stesso eteronomo. La Carta di Pisa sarà ottima nei contenuti, ma il fatto in sé di doverla firmare per adesione richiama i giuramenti di fedeltà a un regime o le professioni di fede non proprio laicissime. Si è appunto detto che la funzione pubblica rispetto all'impiego privato dà maggiore spazio agli obblighi unilaterali, quindi l'ubbidienza si deve perché sì, indipendentemente dal credere o no. Per il militare battere i tacchi è un atto dovuto e regolamentato, senza nessun bisogno di educazione rispetto ecc.
Il pubblico funzionario non deve rubare dalla cassa comune, ma neppure il fattore può rubare dalla cassa del latifondista. A qualche cittadino attivo non basta comprare un prodotto ecologico garantito, ma vuole pure che il bottegaio si impegni con un codice etico a non tenerne di antiecologici per chi si permettesse di pensarla diversamente (mannaggia il pluralismo). Di stakeholder si parla generalmente a proposito del contribuente (ma quanti lo sono davvero senza barare) che si sente azionista della cosa pubblica, estendendo L'Etat c'est moi alle masse, ma invece finalmente in una recente circolare dei beni Culturali se ne parla a proposito dei portatori d'interesse e quindi di potenziali ingerenze.
I codici deontologici molto prima che dei pubblici funzionari sono dei liberi professionisti, sempre più spesso etichettati come casta