Agcom, in Italia la fibra mette il turbo: 100mila nuovi utenti al mese
http://www.corrierecomunicazioni.it/tlc/33928_agcom-in-italia-la-fibra-mette-il-turbo-100mila-nuovi-utenti-al-mese.htm
Approfondimenti:
[color=red][b]Osservatorio delle telecomunicazioni[/b][/color]
Realizzato a partire dall'Osservatorio Trimestrale sulle telecomunicazioni, rivolto esclusivamente ai mercati tlc, l'Osservatorio Trimestrale sulle Comunicazioni mira a fornire una visione di sintesi sul quadro congiunturale di tutti i mercati di interesse dell'Autorità. Si articola in sezioni dedicate alle telecomunicazioni, ai media (televisione, radio, internet, editoria quotidiana e periodica), ai servizi postali e di corriere espresso, ed in una sezione riguardante l'andamento dei prezzi al consumo dei servizi di comunicazione.
Grazie all'Osservatorio, sulla scorta di analoghe esperienze di altri Paesi europei, AGCOM mette a disposizione delle imprese, dei consumatori, dei media un set di informazioni che, nel tempo, può contribuire ad una migliore comprensione delle tendenze di mercato e competitive nel settore delle comunicazioni.
http://www.agcom.it/osservatorio-delle-telecomunicazioni
[img width=300 height=125]http://www.sostariffe.it/news/wp-content/uploads/2012/11/fibra-ottica-670x280.jpg[/img]
Indagine conoscitiva sulla concorrenza statica e dinamica nel mercato dei servizi di accesso e sulle prospettive di investimento nelle reti di telecomunicazioni a banda larga e ultra-larga
ANTITRUST: http://www.agcm.it/trasp-statistiche/doc_download/4514-ic-48-testo-integale.html
AGCOM: http://www.agcom.it/documentazione/documento?p_p_auth=fLw7zRht&p_p_id=101_INSTANCE_kidx9GUnIodu&p_p_lifecycle=0&p_p_col_id=column-1&p_p_col_count=1&_101_INSTANCE_kidx9GUnIodu_struts_action=%2Fasset_publisher%2Fview_content&_101_INSTANCE_kidx9GUnIodu_assetEntryId=1579795&_101_INSTANCE_kidx9GUnIodu_type=document
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COMUNICATO STAMPA CONGIUNTO
Conclusa l’indagine congiunta Antitrust-Agcom sulla banda larga: “Proseguire
celermente con la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione”. Reti in fibra
ottica, “esigenza prioritaria”. Per gli investimenti, “considerare il ruolo dei
privati anche in forme di joint venture”.
La realizzazione delle reti a banda larga è essenziale per realizzare gli obiettivi
dell’Agenda Digitale Europea e per fornire una spinta alla crescita
dell’economia. Ma mentre in alcune aree del Paese si assiste a una dinamica
concorrenziale da parte degli operatori privati sotto lo stimolo della
regolamentazione, in altre si registra una sostanziale assenza di investimenti
infrastrutturali. Per questo serve un Piano strategico nazionale per lo sviluppo
delle reti di nuova generazione, anche con la previsione di politiche pubbliche
a sostegno degli investimenti; occorre accelerare la digitalizzazione della
Pubblica Amministrazione e, più in generale, promuovere interventi pubblici a
sostegno della domanda e dell’offerta di servizi a banda ultra-larga; vanno
sostenute forme di joint-venture tra operatori privati finalizzate ad accelerare
gli investimenti nelle reti di nuova generazione. Sono queste le principali
indicazioni che emergono dall’indagine conoscitiva sulle reti di
telecomunicazione di nuova generazione promossa nello scorso gennaio
dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Agcm) e dall’Autorità
per le Comunicazioni (Agcom) e giunta ora alla conclusione, relatori i rispettivi
presidenti, Giovanni Pitruzzella e Angelo Marcello Cardani.
Scopo dell’indagine: i) esaminare se la dinamica naturale degli investimenti
nelle reti a banda ultra-larga consenta di realizzare quel rinnovamento radicale
delle infrastrutture richiesto dall’affermazione dell’economia e della società
digitale; ii) valutare in che modo la tutela della concorrenza – statica e
dinamica – e la regolamentazione dei mercati interagiscano con i profondi
cambiamenti tecnologici e di mercato e con le possibili politiche pubbliche nel
settore delle comunicazioni elettroniche.
Presupposto essenziale dell’indagine è che le reti di comunicazione elettronica
sono la struttura portante dell’economia digitale e della società
dell’informazione e, oggi più che mai, un fattore determinante per la
competitività e la crescita economica. Ne discende, quindi, la necessità di
colmare il ritardo che l’Italia sconta nello sviluppo delle reti di comunicazione a
banda ultra-larga e nella diffusione delle competenze digitali nella popolazione
e tra le imprese.
Sulla base di queste premesse, le due Autorità, prospettando diversi scenari
tecnologici e di mercato con le relative ricadute in termini competitivi, hanno
fornito un contributo tecnico – condiviso – funzionale alla comprensione ed alla
valutazione dei risultati conseguibili attraverso l’iniziativa privata e, di
conseguenza, utile alla definizione di un contesto istituzionale di regole e, più
in generale, di una politica pubblica efficace, coerente e trasparente.
Più in dettaglio, ecco alcuni punti qualificanti dell’analisi.
1) Le reti ed i servizi di nuova generazione.
La realizzazione delle reti di nuova generazione deve essere riconosciuta come
un’esigenza prioritaria per la competitività dell’intero sistema economico e per
la crescita, meritevole di un intervento di politica pubblica, in quanto le sole
forze di mercato non portano – naturalmente – al raggiungimento degli
obiettivi dell’Agenda Digitale Europea. I motivi sono noti. Per un verso, l’Italia
non è caratterizzata da una diffusa cultura digitale e sono poche le famiglie (e
le imprese) connesse ad Internet, come pure risulta modesto l’utilizzo dei
servizi digitali on-line. Per altro verso, gli investimenti delle imprese private
sono insufficienti – nel medio periodo – a garantire lo sviluppo diffuso delle reti
di nuova generazione. Ciò in quanto si tratta di investimenti che comportano
significativi costi irrecuperabili, mentre i connessi ricavi incrementali attesi
dagli operatori appaiono altamente incerti. Ed è proprio tale incertezza,
peraltro in un contesto di progressiva riduzione di ricavi e margini nell’industria
delle TLC, che costituisce probabilmente il principale fattore di rischio che
incide sugli (insufficienti) investimenti nelle nuove infrastrutture. Tuttavia, per
programmare gli investimenti, sarebbe riduttivo considerare solo l’attuale
domanda di servizi a banda ultra-larga, senza valutare che – nei prossimi anni
– la domanda di banda crescerà considerevolmente, sia con riguardo agli
utilizzi delle famiglie (video on-line, ad esempio), sia con riguardo alle esigenze
della Pubblica Amministrazione e delle imprese private (cloud computing, ad
esempio).
2) Piano strategico nazionale per lo sviluppo delle reti.
Appare fondamentale la definizione di un Piano strategico nazionale per lo
sviluppo delle infrastrutture che individui in maniera organica le aree di
intervento, semplifichi le relazioni tra i diversi decisori coinvolti e svolga una
pianificazione degli interventi sulle infrastrutture, proseguendo nel contempo
con l’accelerazione della digitalizzazione della Pubblica Amministrazione. Ciò al
fine di ridurre le incertezze che possono gravare sulle scelte di investimento
degli operatori privati, rallentando lo sviluppo delle infrastrutture. In questo
contesto, assume un rilievo significativo anche la politica di sostegno della
domanda. Si potrebbero considerare ad esempio interventi pubblici volti a
promuovere una maggiore trasparenza della qualità delle connessioni on-line al
fine di rendere gli utenti maggiormente consapevoli della differenziazione dei
servizi di connettività a Internet. Particolarmente efficaci possono essere
politiche di sostegno della domanda sotto forma di voucher, sovvenzioni,
benefici fiscali per le famiglie e/o imprese che vogliano dotarsi di una
connettività a banda ultra-larga. Dal lato dell’offerta, occorre garantire che gli
enti locali contribuiscano attivamente all’obiettivo di digitalizzazione attraverso
i necessari interventi di semplificazione amministrativa che, coerentemente con
le iniziative promosse a livello legislativo, consentano di ridurre i tempi e i costi
per la posa delle infrastrutture in fibra ottica. Vi è – inoltre – un evidente
spazio per l’intervento pubblico diretto nelle aree del Paese che non risultano
coperte dai piani di investimento privati. L’investimento pubblico deve però
chiaramente coniugarsi con modalità di selezione degli operatori e scelte
architetturali idonee a garantire una effettiva concorrenza.
3) Agenda Digitale Europea, programmi pubblici, ruolo dei privati.
Il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda Digitale Europea può richiedere un
differente insieme di politiche pubbliche che possono riguardare anche aree
nelle quali gli operatori privati hanno già definito piani di investimento. In
queste circostanze, è evidente che, tanto più la politica pubblica assume un
ruolo di guida del processo innovativo del settore, tanto più occorre tenere
presente i rischi per il funzionamento dei mercati e per il processo
concorrenziale, sia nella sua declinazione statica che dinamica. Più in generale,
l’intervento pubblico – che appare necessario anche nel nostro Paese per
raggiungere gli obiettivi dell’Agenda Digitale Europea – può intrecciarsi con
scenari di organizzazione del settore che presentano gradi di problematicità
differenti con riguardo agli impatti concorrenziali e le misure regolamentari.
La realizzazione di un assetto di mercato caratterizzato dall’esistenza di un
operatore di rete “puro”, non verticalmente integrato nella fornitura di servizi
agli utenti finali, costituisce evidentemente lo scenario “ideale” sotto il profilo
concorrenziale e più “lineare” dal punto di vista della regolamentazione;
tuttavia, si tratta di uno scenario di assai difficile realizzazione concreta. Un
eventuale scenario alternativo, in cui la struttura di mercato venisse a
riorganizzarsi solo sulla figura dell’operatore dominante verticalmente
integrato, implicherebbe – al contrario – uno scrutinio particolarmente attento
sia sotto il profilo antitrust, sia in relazione alla sua disciplina regolamentare.
Un terzo scenario è quello in cui si sviluppano forme di co-investimento tra una
pluralità di operatori, eventualmente anche attraverso la costituzione di joint
venture. Se quest’ultima opzione venisse realizzata in modo da non restringere
ingiustificatamente gli spazi per il confronto concorrenziale, potrebbe essere
considerata come soluzione di second best dal punto di vista concorrenziale,
ma con il merito di accelerare i processi di investimento nelle reti di nuova
generazione.
Roma, 8 novembre 2014