La pubblicità esterna effettuata attraverso forme di comunicazioni visive ed acustiche nei luoghi pubblici, visibile da luoghi pubblici od aperti al pubblico e le pubbliche affissioni è soggetta, ai sensi delle norme di cui al Dlgs 15 novembre 1993 n.507, al versamento di un'imposta ovvero ad un diritto a favore del comune nel cui territorio sono effettuate.
Un comune lombardo ha emanato apposito regolamento, secondo cui per l'effettuazione di [b]tutte le forme pubblicitarie di cui sopra[/b] è necessaria apposita autorizzazione comunale da richiedere presentando apposita richiesta; in tal caso, il comune ha fino a 90 giorni di tempo per rispondere alla richiesta, a seconda del mezzo pubblicitario da installare.
Tuttavia, il regolamento identifica con precisione ed in forma attiva gli impianti pubblicitari, costituiti da tipi codificati.
[b]Nel caso in cui l’impianto pubblicitario non rientri tra quelli pedissequamente illustrati nel regolamento, lo stesso è applicabile per analogia?[/b]
Esempio: un esercizio commerciale mira ad installare nella propria vetrina, [u]peraltro per un periodo di tempo non ancora determinato[/u], la pubblicità di servizi resi da un network (cui aderisce) di esercizi analoghi ma tra loro indipendenti, che si riconoscono in un unico brand; la partecipazione al network garantisce al cliente di trovare, negli esercizi aderenti, prezzi e servizi similari.
[b]In tale caso, l’installazione è vincolata?[/b]
Non è possibile richiamare l'art. 19 della legge 241/1990, che trova applicazione anche per le insegne di esercizio (anche se, temo, NON per gli altri impianti pubblicitari), così bypassando le autorizzazioni ed affidandosi al SUAP?
[b]È possibile[/b], richiamando apposito articolo del regolamento secondo cui “[i]La pubblicità di tipo temporaneo deve essere realizzata su impianti provvisori e non può avere una durata superiore a xxx mesi[/i]”, [b]bypassare autorizzazioni, pur ovviamente assoggettandosi al pagamento dell’imposta?[/b]
La pubblicità esterna effettuata attraverso forme di comunicazioni visive ed acustiche nei luoghi pubblici, visibile da luoghi pubblici od aperti al pubblico e le pubbliche affissioni è soggetta, ai sensi delle norme di cui al Dlgs 15 novembre 1993 n.507, al versamento di un'imposta ovvero ad un diritto a favore del comune nel cui territorio sono effettuate.
Un comune lombardo ha emanato apposito regolamento, secondo cui per l'effettuazione di [b]tutte le forme pubblicitarie di cui sopra[/b] è necessaria apposita autorizzazione comunale da richiedere presentando apposita richiesta; in tal caso, il comune ha fino a 90 giorni di tempo per rispondere alla richiesta, a seconda del mezzo pubblicitario da installare.
Tuttavia, il regolamento identifica con precisione ed in forma attiva gli impianti pubblicitari, costituiti da tipi codificati.
[b]Nel caso in cui l’impianto pubblicitario non rientri tra quelli pedissequamente illustrati nel regolamento, lo stesso è applicabile per analogia?[/b]
Esempio: un esercizio commerciale mira ad installare nella propria vetrina, [u]peraltro per un periodo di tempo non ancora determinato[/u], la pubblicità di servizi resi da un network (cui aderisce) di esercizi analoghi ma tra loro indipendenti, che si riconoscono in un unico brand; la partecipazione al network garantisce al cliente di trovare, negli esercizi aderenti, prezzi e servizi similari.
[b]In tale caso, l’installazione è vincolata?[/b]
Non è possibile richiamare l'art. 19 della legge 241/1990, che trova applicazione anche per le insegne di esercizio (anche se, temo, NON per gli altri impianti pubblicitari), così bypassando le autorizzazioni ed affidandosi al SUAP?
[b]È possibile[/b], richiamando apposito articolo del regolamento secondo cui “[i]La pubblicità di tipo temporaneo deve essere realizzata su impianti provvisori e non può avere una durata superiore a xxx mesi[/i]”, [b]bypassare autorizzazioni, pur ovviamente assoggettandosi al pagamento dell’imposta?[/b]
[/quote]
Troverai nel forum vari interventi.
Sintetizzo:
1) per le insegne di esercizio trova applicazione la SCIA
2) per gli altri mezzi pubblicitari la giurisprudenza nega la scia e il silenzio-assenso
3) il regolamento comunale può dettare requisiti (ragionevoli) per l'installazione (requisiti di forma, struttura, colore ecc...)
4) detti requisiti sono autocertificati (dall'interessato, non serve un tecnico) e presentati al SUAP
5) se il Comune individua tipologie specifiche e non aggiunge altro FORSE è illegittimo per sproporzionalità nella regolamentazione, ma non si può ritenere applicabile per analogia ad altre tipologie
SE VUOI puoi presentare SCIA con una struttura "analoga" avendo cura di precisare che la struttura che presenti non è conforme al regolamento ma è analoga alla figura xxx (per evitare la contestazione di false dichiarazioni) e sarà il Comune a valutare se è ammissibile e se del caso te, in seconda battuta, potrai decidere se impugnare il diniego e conseguentemente il regolamento.
Concordo su tutto.
Il Comune di riferimento, più realista del re, ha preso a spunto le definizioni del Dpr 16 dicembre 1992, n. 495, articolo 47; secondo il comma 8, si definisce "impianto di pubblicità o propaganda" qualunque “[i]manufatto finalizzato alla pubblicità o alla propaganda sia di prodotti che di attività e non individuabile secondo definizioni precedenti, né come insegna di esercizio, né come preinsegna, né come cartello, né come striscione, locandina o stendardo, né come segno orizzontale reclamistico, né come impianto pubblicitario di servizio. Può essere luminoso sia per luce propria che per luce indiretta[/i]”.
Il Comune ha mutuato la definizione, con l’inciso che l’impianto è tale se installato in luogo “[i]diverso dalla sede dell’attività a cui si riferisce[/i]”.
Quindi, una vetrofania che pubblicizzi l’appartenenza ad un network e che occupi una intera vetrina di un esercizio commerciale, a mio parere, [b]non rientra in tale definizione[/b]. Non rientra nemmeno nella definizione di “vetrina pubblicitaria”, se per questa si intende l’esposizione all’interno di una vetrina di scritte pubblicitarie [u]senza alcuna relazione con l’attività titolare della vetrina stessa[/u].
Conclusione: ok al pagamento delle imposte ex Dlgs 507/1993; tuttavia, perché dovrei presentare SCIA con una struttura "analoga"? Non posso procedere [i]sic et simpliciter[/i], e, qualora il comune contesti… impugnazione della eventuale sanzione amministrativa?
Ritieni utile un preventivo contatto "[i]semi ufficiale[/i]" col comune, magari con richiesta scritta di delucidazioni?
Conclusione: ok al pagamento delle imposte ex Dlgs 507/1993; tuttavia, perché dovrei presentare SCIA con una struttura "analoga"? Non posso procedere sic et simpliciter, e, qualora il comune contesti… impugnazione della eventuale sanzione amministrativa?
[color=red]Io presenterei la scia anche se "ad abundantiam". Un modello + disegno/descrizione e sei a posto!
Piuttosto che rischiare di dover fare un ricorso (a meno che tu non voglia farne una battaglia di principio)[/color]
Ritieni utile un preventivo contatto "semi ufficiale" col comune, magari con richiesta scritta di delucidazioni?
[color=red]In generale lo sconsiglio. Se sei convinto vai per la tua strada, eventualmente accompagnando i documenti da una "relazione" che descriva il tuo ragionamento ....
Da un contatto spesso nasce un "mi informo ... le faccio sapere .... non ci sono chiarimenti ufficiali .... e dopo qualche settimana sei nella stessa condizione!
Non accade sempre così ... ma spesso sì
[/color]