Data: 2014-12-14 09:41:02

Furberie all'italiana ...

Vi espongo il seguente caso.

Il Comune ha negato un permesso di costruire in sanatoria relativamente ad un cambio di destinazione d'uso.
Più precisamente il locale indicato come "[i][b]soggiorno[/b][/i]" non rispettava i requisiti igienico-sanitari.

Per aggirare la questione è stato presentato un nuovo permesso di costruire in sanatoria indicando questa volta la destinazione dell'ex locale "soggiorno" a "[i][b]studio[/b][/i]", dato che il regolamento di igiene non prevede misure minime per questa destinazione d'uso.

Tenete presente che si tratta di un trilocale, dove il soggiorno (dal quale si accede all'appartamento) è situato nel mezzo, tra la cucina e la camera da letto.
Senza fare un processo alle intenzioni, appare chiaro come questo sia un mero escamotage, ma che ha funzionato in quanto [u]è stato concesso il Permesso[/u].

Mi chiedo ora, dato che a livello edilizio-costruttivo la differenza tra "soggiorno" e "studio" non è identificabile, quali strumenti possono utilizzarsi per denunciare questa "furbata all'italiana".

Se una volta abitato l'immobile venisse richiesta una verifica della effettiva destinazione d'uso a soggiorno, quali strumenti potrebbe essere utilizzati per contestare questo abuso?
E' chiaro che in un locale adibito a studio non dovrebbero esserci divani, televisore, tavolo da pranzo. Ma si tratterebbe di elementi di arredo, che, a contestazione sollevata, potrebbero essere "temporaneamente" rimossi.

Grazie dei consigli ...

Alberto

riferimento id:23503

Data: 2014-12-14 20:34:12

Re:Furberie all'italiana ...


Vi espongo il seguente caso.

Il Comune ha negato un permesso di costruire in sanatoria relativamente ad un cambio di destinazione d'uso.
Più precisamente il locale indicato come "[i][b]soggiorno[/b][/i]" non rispettava i requisiti igienico-sanitari.

Per aggirare la questione è stato presentato un nuovo permesso di costruire in sanatoria indicando questa volta la destinazione dell'ex locale "soggiorno" a "[i][b]studio[/b][/i]", dato che il regolamento di igiene non prevede misure minime per questa destinazione d'uso.

Tenete presente che si tratta di un trilocale, dove il soggiorno (dal quale si accede all'appartamento) è situato nel mezzo, tra la cucina e la camera da letto.
Senza fare un processo alle intenzioni, appare chiaro come questo sia un mero escamotage, ma che ha funzionato in quanto [u]è stato concesso il Permesso[/u].

Mi chiedo ora, dato che a livello edilizio-costruttivo la differenza tra "soggiorno" e "studio" non è identificabile, quali strumenti possono utilizzarsi per denunciare questa "furbata all'italiana".

Se una volta abitato l'immobile venisse richiesta una verifica della effettiva destinazione d'uso a soggiorno, quali strumenti potrebbe essere utilizzati per contestare questo abuso?
E' chiaro che in un locale adibito a studio non dovrebbero esserci divani, televisore, tavolo da pranzo. Ma si tratterebbe di elementi di arredo, che, a contestazione sollevata, potrebbero essere "temporaneamente" rimossi.

Grazie dei consigli ...

Alberto
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PENSO CHE SIA IMPOSSIBILE una verifica di questo genere, non avendo nemmeno gli strumenti giuridici per accedere nella proprietà privata senza il consenso del proprietario che, ovviamente, riporterà a studio l'ambiente prima di aprire la porta.
Il problema non è tanto della furbata legata all'uso di uno studio come soggiorno o viceversa, ma al fatto che tale situazione derivi da un ABUSO EDILIZIO con relativa sanatoria ....
Siamo il paese dei CONDONI e dell'impossibilità di controllo sugli stessi ... anche di quelli "ordinari" come le sanatorie.

riferimento id:23503
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