Libertà di espressione e motori di ricerca: nessun limite alla “manipolazione” dei risultati?
Sommario: 1.La libertà di informazione e l’evoluzione tecnologica. - 2. I motori di ricerca. - 3. I risultati di ricerca come “manifestazione del pensiero”. - 4. La decisione della San Francisco Superior Court del 13 novembre 2014. -5. Un possibile diverso approccio: la “manipolazione” dei risultati come “pubblicità occulta”.
http://www.filodiritto.com/articoli/2014/12/libert-di-espressione-e-motori-di-ricerca-nessun-limite-alla-manipolazione-dei-risultati.html
Se un'industria di abbigliamento sportivo si promuove adottando il nome di una divinità greca, la colpa non è del motore di ricerca, così come se un partito vince le elezioni chiamandosi come un grido che abitualmente si urla negli stadi.
C'è poco da sbraitare contro la pubblicità, se i lettori scelgono consapevolmente i libri guardando la fascetta che indica il numero di copie vendute: chi vuole essere pecora non dia la colpa al pastore, occulto o no che sia.
Facebook non è commerciale, eppure si vuol raggiungere il massimo numero di Mi piace.
E pure il terrore di essere spiati esiste solo perché le imprese economiche in quanto tali sono cattive: guai se Google profila i miei gusti alimentari dalle ricette di cucina che scarico, ma invece va benissimo che lo chef si ricordi i miei piatti preferiti.
Piuttosto, talvolta le guide al consumo inventate per difendersi dalla pubblicità favoriscono date imprese a scapito di altre, magari secondo l'etichetta di solidale o ecologico. Consumo critico diventa sostituire il proprio cervello con liste di prodotti consigliati