Exporting Corruption. Progress Report 2014
Grazie al decreto 231/2001 e allo sforzo di procure e guardia di finanza, l’Italia, come già l’anno scorso, ottiene un punteggio soddisfacente. Si deve tuttavia migliorare ancora, particolarmente per ciò che riguarda i termini di prescrizione e la pubblicità delle informazioni riguardanti i titolari effettivi di società.
La maggior parte dei Paesi esportatori non ha ancora preso provvedimenti adeguati per prevenire la corruzione internazionale attuata dalle proprie multinazionali.
[color=red]Questo è quanto emerge dal Progress Report sull’implementazione della Convenzione OCSE contro la corruzione internazionale, pubblicato oggi da Transparency International.[/color]
La Convenzione è stata adottata nel 1997 ed è entrata in vigore il 15 febbraio 1999 con lo scopo di contrastare le pratiche di corruzione di pubblici ufficiali stranieri da parte di aziende multinazionali.
[color=red]L’Italia, che ha introdotto la convenzione nel 2001 attraverso il decreto legislative 231, si colloca nuovamente nella fascia di Paesi con un livello di implementazione moderato. Dal 2010 al 2013 sono stati registrati tre nuovi importanti casi di corruzione internazionale a carico di alcune tra le principali multinazionali italiane, mentre solo nell’anno 2012, secondo i dati del Ministero della Giustizia, sono stati aperti ben 9 fascicoli, sebbene di entità minore.[/color]
A 15 anni dall’entrata in vigore della convenzione, solo 4 dei 41 Paesi firmatari, USA, Germania, UK e Svizzera, hanno messo in campo strumenti efficaci a perseguire e sanzionare le aziende che corrompono i pubblici ufficiali all’estero. Nella fascia successiva, con un livello di implementazione moderato, troviamo, oltre all’Italia, altri 4 Paesi. Nei restanti 33 Paesi l’implementazione è giudicata limitata se non del tutto inesistente.
Il presidente di Transparency International Italia, Virginio Carnevali si dice abbastanza fiducioso: “I dati testimoniano che l’Italia sta facendo da diversi anni un importante lavoro e la recente legge anti-corruzione del 2012, seppur con diversi margini di miglioramento, va in questa direzione. Rimangono da risolvere i problemi – tra loro collegati – dei termini di prescrizione e della lentezza dei processi, che ci impediscono di rientrare nel gruppo dei migliori. Per questo confidiamo nel governo per intervenire sulla materia il prima possibile. Inoltre, come chiediamo da tempo al G20 e alla Presidenza Italiana del Consiglio dell’Unione Europea, vorremmo vedere applicata una maggior trasparenza a livello globale, particolarmente per ciò che riguarda fiduciarie e società di comodo.”
https://www.transparency.it/corruzione-internazionale/
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