Perdere tempo sul lavoro, navigare in internet, leggere post su Facebook può costituire un reato, specie se si è dipendenti di una pubblica amministrazione: l’ipotesi è quella del peculato.
la Corte di Cassazione ha stabilito che il dipendente pubblico che navighi su internet per scopi personali incorre nel reato di peculato d'uso (art. 314, comma 2 codice penale), proprio al pari di chi utilizza il telefono d’ufficio per finalità diverse da quelle pubbliche.
In ogni caso, e secondo un consolidato orientamento giurisprudenziale (vedi Cass. Penale. Sez. Unite, sent. 2 maggio 2013, n. 19054), affinché si configuri il reato, è necessario che l’utilizzo dei computer e della rete internet abbia creato un danno economico non indifferente alla pubblica amministrazione o abbia comunque intralciato il funzionamento dell’ufficio e il buon andamento della P.A.
Pertanto l'utilizzo moderato e non in intralcio con il funzionamento e buon andamento della P.A. non integra, secondo l'attuale prevalente indirizzo giurisprudenziale, il reato di peculato.
AM
Sarebbe giusto valutare se si tratta di leggerezza o c'è una sorta di premeditazione, p.e. quando uno non semplicemente giocherella col computer per un attimo di debolezza, ma si porta da casa un masterizzatore per scaricare film, oppure addirittura chiama col telefono dell'ufficio il proprio cellulare per ricaricarlo.
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