Cassazione civile , sez. lavoro, sentenza 25.07.2013 n° 18093
la Suprema Corte ha confermato la sentenza della Corte d’appello di Torino, nella quale veniva disposto l’annullamento del licenziamento intimato ad un dipendente, con conseguente ordine alla società di reintegrarlo nel posto di lavoro e condannava la stessa società a pagare all’appellante, a titolo di risarcimento del danno, le retribuzioni maturate dal licenziamento fino all’effettiva reintegrazione, detratto l’aliunde perceptum, oltre rivalutazione ed interessi, nonché a versare i contributi dì assistenza e previdenza per lo stesso periodo. Infine condannava la società a pagare all’appellante, a titolo dì risarcimento del danno morale, l’importo di euro 5.000,00, oltre rivalutazione ed interessi.
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Del mobbing verticale il datore di lavoro deve rispondere in quanto il caporeparto o simile comanda a nome suo, commettendo abuso di potere in violazione del contratto di lavoro.
Viceversa, il mobbing orizzontale rientra tra i danni. Il datore di lavoro può esserne responsabile se ha causato le tensioni che ne sono alla base, p.e. con un'organizzazione poco chiara tale da suscitare frequenti conflitti di competenze, oppure con un'esasperazione della competizione interna. Può essere una sua negligenza pure non aver sufficientemente diffuso le regole antimobbing e puntualizzato la necessità della loro osservanza.
Invece non si può troppo sbrigativamente classificare gli interventi disciplinari come difesa dei lavoratori, perché tali sono pure i (presunti) vessatori. Se tra lavoratori ci si odia, non sarà il capitalista a dover pacificare. I sindacati difendono i lavoratori come classe piuttosto che come individui, e il mobbing dall'etologia animale indica l'autodifesa del gruppo contro il diverso. Più responsabilità ha il datore di lavoro, più spadroneggerà, magari imponendo il burka per prevenire le molestie sessuali.
Dovendosela sbrigare tra sé, dopo un po' di scontri la si capirebbe che è meglio per tutti smetterla. Invece si litigherà più che mai come bambini, se si può piangere da papà per i dispetti, e nelle organizzazioni gerarchiche pure dal nonno perché papà non difende. Il mobbing spesso è diretto ai presunti ruffiani amici del padrone e traditori del branco, quindi un intervento in difesa infiammerà l'odio più che mai, e i sanzionati faranno presto a trovare accuse strumentali per delazioni ritorsive. In tal caso si dovrebbe esplicitamente proibire le segnalazioni, e alla radice liberalizzare al massimo per ridurre gli appigli alle contestazioni.
Mia nonna diceva che quando litigava con sua sorella il babbo dava un ceffone a tutte due, senza discutere su chi aveva cominciato e chi reagito.